| |
|
LA
PRIMA SCUOLA
MINERARIA
EUROPEA (TORINO, 1752). |
|
Traduzione dai
testi
originali di Pipino da parte di
Zapp.
G. |
|
Secondo gli studi in materia, la prima scuola mineraria
fu fondata nel 1765 a Freiberg, in Sassonia, seguita nel 1777 dalla scuola
di Schemnitz nel Regno ungherese (oggi Banska Stiavnica in Slovacchia),
e nel 1783 dalla scuola di Parigi. La Banska Stiavnica afferma con orgoglio che il 18 Settembre 1764
si tenne la prima lezione al merito presso la Bergakademie, evoluzione
quest'ultima della scuola mineraria (Bergschule) fondata nel 1735. Se con il termine "fondazione" si intende l'atto ufficiale di
costituzione che implica l'approvazione di una regola e nomina degli
insegnanti, la "Scuola di Mineralogia", fondata a Torino nel 1752,
si può dire che sia stata in Europa e quindi nel
mondo, la prima "Accademy Mining" (Accademia mineraria).
Questa proviene senza dubbio da una tradizione locale quasi inesistente e deve
invece molto alle scuole di Freiberg e Schemnitz, dove furono educati i suoi primi
insegnanti. Infatti, prima della fondazione ufficiale, ai primordi dell'insegnamento
i centri minerari non erano nelle mani delle istituzioni pubbliche,
ma di "esperti" privati cittadini che erano praticanti occasionali, e le loro
attività non erano né coordinate né centralizzate. La fondazione della
Scuola di Torino, al contrario, era un atto ufficiale, pianificato dal
governo e che venne eseguito quando Nicolis di Robilant ed i suoi cadetti
tornarono dal loro ben noto "viaggio educativo" ai centri minerari
sassoni ed ungheresi. Abbiamo
una descrizione, cioè una biografia celebrativa su Nicolis di Robilant,
firmata R:M:D:
(1824), interamente compresa nel primo volume del "Repertorio delle
Miniere" (1826) e che rappresenta la fonte di informazione (e di
malintesi)
per la gli
autori nei tempi a seguire. Ho
raccolto (Pipino) materiale su Robilant e sul suo ruolo da due sezioni
dell'Archivio di Stato di Torino, dall'Accademia delle Scienze e dalla
Biblioteca Reale, per uno studio più esaustivo sul soggetto; questo con lo
scopo di ottenere con la presente anche alcune informazioni utili per una più profonda
comprensione sulle origini e la chiusura della Scuola. Inoltre,
ho raccolto una grande varietà materiale sull'attività di estrazione relativa al Regno di Sardegna in vari periodi e in particolare verso la metà del XVIII secolo, quando
Valsesia, Val
d'Ossola, Sicilia e
Sardegna furono annesse allo Stato. L'importanza delle risorse minerarie dei settori summenzionati
suscitò sin dall'inizio grandi
aspettative in termini di profitto, fattore che motivò lo studio di un piano
metodico per lo sfruttamento delle miniere, il quale comprendeva
anche la fondazione della
Scuola. Il piano fallì e la scuola venne chiusa dopo il primo corso per
vari motivi quali ad es. la particolare struttura amministrativa dello Stato che non
consentiva al re di controllare direttamente tutte le miniere, la
centralizzazione burocratica di ogni attività, il rigore eccessivo e
costoso dei controlli, la mancanza di capitale e l'insufficiente
preparazione tecnica in generis, compresa quella di Nicolis di Robilant. Tuttavia, tale corso
formò alcuni tecnici,
come Belly, Graffion e Trona, il cui operato sarà di grande importanza
negli anni a venire. La
scuola, la cui esistenza e importanza sono ignorati oggi, era invece ben
conosciuta all'estero anche dopo la sua chiusura. FERBER
ne parla in una lettera scritta in tedesco al Cavalier di Born nel 1772;
nella sua traduzione in francese pubblicata nel 1776 con note del Barone di
Dietrich (e qui riportata in italiano) si legge appunto "... il sig.
Robilant è
stato incaricato
dal re di
formare e
guidare questa piccola
accademia di
miniere e
di educarne
i soggetti ",
ed in una delle ulteriori note aggiunge ancora "... questa scuola non si è sviluppata perché il Re non riscontra guadagni nello
sfruttamento delle miniere". Alla
fine del 1749, il Conte
Carlo Baldassarre Perrone di San Martino, proprietario della miniera di rame
di Valpelline e ambasciatore in Sassonia, suggerì al re Carlo Emanuele
III di mandare alcuni uomini alle miniere della Sassonia per imparare sia
l'arte mineraria sia le tecnologie metallurgiche da applicarsi poi in Piemonte. Il
Re ha accettò la proposta nell'illusoria aspettativa di ottenere grandi
profitti personali, più o meno allo stesso modo di molti dei suoi
predecessori. Il Conte Perrone, tornato in Sassonia, ottenne l'approvazione da parte del governo
locale e pianificò l'arrivo in loco di quegli uomini; questi vennero scelti nell'ambito militare, in particolare con un
occhio di riguardo verso i componenti della
Scuola di Artiglieria Reale che era stata fondata nel 1739 con l'obiettivo di formare
tecnici per tutti i rami dell'amministrazione statale. Il
disegno di legge Reale del 30 aprile I749 informò il Generale delle Finanze
che il re aveva "considerato conveniente designare il Cavalier di
Robilant, capitano del nostro reggimento artiglieria, alla direzione e comando dei quattro cadetti, dello stesso corpo,
destinati a recarsi in Sassonia per far pratica mineraria". I quattro allievi
che erano stati scelti e indirizzati verso la Sassonia furono Vallino, Fontana, Ponzio e
Bussoletti, mentre Nicolis di Robilant fu nominato solo in seguito per
sostituire il Cavalier di Salmour, con cui fu a suo tempo accolto alla corte di Dresda e
visitò le miniere di Freiberg. I
cadetti furono dunque avviati subito per la loro destinazione, mentre Nicolis
lasciò
Torino il 12 maggio 1749 e, dopo aver effettuato una breve visita a suo padre
che era in servizio a Venezia, si unì ai cadetti a Monaco di Baviera. Da
lì ripresero insieme il loro viaggio attraverso Ratisbona e Freiberg
(Friburgo) sino a
Dresda, dove arrivarono il 27 maggio. Dopo
l'introduzione alla corte di Federico Augusto, re di Polonia e duca di
Sassonia, al primo ministro conte Bruhl e al maresciallo Rozowscki,
governatore militare, visitarono i monumenti più famosi ed i musei di
Dresda, tra i quali il celebre museo di storia naturale Zwinger Garten. Alla fine del
mese tornarono a Freiberg e si presentarono al Cavalier von Schonberg, presidente delle
Miniere e al vice-presidente
Barone von Kirohback, che per l'occasione prepararono un piano di studi e
diedero loro le necessarie autorizzazioni per accedere sia alle miniere sia
alle collezioni di minerali della
città, inclusa la propria. Grazie alla cospicua presenza in zona di miniere ed impianti metallurgici, Freiberg aveva una
lunga tradizione di rinomato centro minerario e di studi al merito, tant'è che diventerà
nel tempo un vero e proprio Bergakademie. Questo
istituto vide ufficialmente le sue origini nel 1765, forse anche quale conseguenza della lunga permanenza dei visitatori piemontesi, seguiti da
tecnici di altri Stati italiani. Durante
il soggiorno, che durò meno di 10 mesi, il gruppo venne erudito dai
principali esperti della zona e, come scrisse Nicolis di Robilant nel 1790: "sono stati tutti
largamente gratificati". Friedrich Hoffman, assessore e consigliere
minierario (noto anche per il
suo passaggio al
servizio del re di Napoli), insegnò loro la metallurgia; Christlieb
Ehregott Gellert e Federico Augusto (consigliere minerario) la mineralogia e la chimica metallurgica, Johannes Zeibt
insegnò loro la geometria e architettura mineraria,
e Johann Andreas Klotsch la docimasy. Più tardi Gellert pubblicò le sue lezioni nel libro "Anfangsgrunde zur
metallurgischen Chimie" (Lipsia, 1750): nella prefazione di tale libro egli
riportò
la notevole predisposizione d'apprendimento dei cadetti piemontesi e lodò
Robilant in qualità di riconosciuto esperto nei campi della
fisica e matematica.
Durante
il suo soggiorno a Freiberg, Nicolis acquisì e trascrisse non solo i testi
delle lezioni, ma anche una serie di brevi saggi sulle miniere, saline e macchinari,
libri mastri, note sugli operai di fonderia, giuramenti e altri vari
argomenti
come " Breve relazione delle Miniere d 'Inghilterra
", " Relazione delle Fonderie d'argento della Norvegia " e
una "
Relazione Sulle Miniere del Piemonte " scritta da Joan Alerwelt, uno dei
Sassoni invitati da Vittorio Amedeo nel 1720. Da Torino ricevette inoltre
aggiornamenti ed informazioni riguardanti le miniere piemontesi insieme a campioni
di minerali da analizzare. Seguendo gli ordini del Re, comprò la collezione del barone von Ponickau che sarebbe
stata inviata a
Torino per formare il nucleo del Museo di Mineralogia. In seguito ottenne anche
una relazione sulle miniere della Sardegna, redatta a Schmalkalden
il 28 aprile 1745 da Christian Bose, che era stato ispettore di quelle miniere
nel periodo
1741-1745 per conto della società titolare di Londra.
Al
termine del corso a Freiberg, Robilant e i quattro apprendisti furono autorizzati a visitare
le miniere di Ober-Erz-Gebirge, di Grunthal e a consultarne le rispettive piante:
visitarono le miniere e gli impianti per il trattamento di stagno e rame in
Zinnwald, Altenberg, Grasliz, Johanngeorgenstadt
e poterono vedere lo stabilimento di produzione per il pigmento blu cobalto e
l'impianto per la separazione dell'argento dal rame in
Grunthal. In quest'ultima
località rimasero più a lungo perché era stato loro permesso di studiarne i
processi di produzione.
Su
richiesta di Robilant, Carlo Emanuele III diede poi il permesso di estendere
il viaggio di istruzione ad altri siti in Germania e nei paesi circostanti,
dove imparò metodologie sconosciute a Freiberg: a Goslar il metodo in
uso per
estrarre lo zinco dai suoi minerali ed a Magdeburgo il metodo utilizzato per
separare l'oro dall' argento. In
Boemia studiò la produzione dell'ottone, in Ungheria il lavaggio delle
sabbie aurifere. In Schemnitz, di fronte a commissari del Re, effettuò
l'estrazione di zinco dalla pseudogalena (cioè Blenda), un processo laborioso che aveva
imparato a Goslar e descritto in un trattato di chimica pubblicato
da Gellert nel 1754. Sulla strada del ritorno, Robilant si soffermò in
Carinzia, Stiria e
Tirolo per
visitare miniere d'oro, argento, ma anche saline.
Nel
frattempo, l'Ufficio Finanze aveva cominciato a raccogliere informazioni su
miniere e testimonianze di giacimenti minerari nel Regno situati sulla via
del ritorno e che si rivelavano essere le più interessanti; con le informazioni raccolte sulle valli
orientali piemontesi venne compilata una "Breve relazione indirizzata al Cavalier di Robilant
riguardante le miniere in Val Sesia, Val di Adorno e Valle Agosta (val
d'Aosta), per
quanto a conoscenza dell'Ufficio Finanze Reale". Fu dunque suggerito a
Robilant di visitare quelle
zone e le valli dell'Ossola prima di tornare a Torino, anche se il contesto non
rientrava nel programma iniziale. La lettera che accompagnò detta richiesta
ricevuta da Robilant mentre si trovava ad Innsbruck,
gli ordinava inoltre di visitare la Valle Anzasca "come un viaggiatore semplice,
per destare meno sospetti".
Nel
novembre 1751, Nicolis di Robilant tornò in Italia con solo tre dei suoi
quattro cadetti, infatti Fontana era morto in Sassonia, come testimoniato in
una nota scritta dal Barone di Dietrich (lettere FERBER). A
Milano il Conte Borromeo concesse al gruppo il permesso per visitare le
miniere Valle
Anzasca. A Novara si incontrarono con minatori (anche provenienti da
Torino), che li aiutarono a raccogliere campioni dai depositi di minerali nelle
valli del Sesia, Sessera, Aosta, Anzasca, Bugnanco, Antigorio, Vetro, e
Antrona.
Il
17 Gennaio 1752 Nicolis di Robilant ritornò a Torino coi suoi cadetti;
furono ricevuti dal re ed egli gli illustrò i risultati della missione. Dopo
di che si tennero sempre più frequentemente "sedute di Consiglio
sul tema delle miniere" e il 6 aprile 1752 il re ricevette un
piano d'azione firmato dal ministro Giovanni Battista Bogino, dal primo conte ingegnere
Ignazio Bertola, dal conte Giuseppe de Gregorio di
Marconengola (Finanza Generale) e, per esperienza, dal Cavaliere stesso.
Le esperienze acquisite all'estero da Robilant, "il
resoconto di grandi
dimensioni e preciso che compilò a riguardo delle miniere situate nel Regno di Sua
Maestà", i due piani elaborati dal Conte Bertola per la costituzione
di una scuola mineraria con museo
e laboratorio, il rapporto del conte di Marconengo sul funzionamento delle
miniere dello stato, non possono che dare "un'idea generale del grande e
complesso compito necessario per introdurre, mantenere ed accrescere un
sistematico sfruttamento di giacimenti nel Regno". Gli autori di questi
rapporti si dichiarano incapaci di affrontare "una tale impresa ardua" e
comunicarono che "molte delle misure proposte avrebbero dovuto essere
riesaminate e rielaborate al fine di raggiungere lo scopo col necessario
equilibrio tra obiettivi e strumenti". L'unica possibilità al momento,
dissero, è di organizzare una serie di misure divise in due parti: una
riguardante la scuola e l'altra concernente le miniere gestite dall'Ufficio
delle Finanze.
Il conte Bertola, già fondatore
della Scuola di Artiglieria Reale,
escogitò un piano per la "istituzione delle scuole minerarie, sia
teoriche che sperimentali e
formazione
... e
la costruzione di un Museo e di un laboratorio collegato a quegli istituti
". L'esecuzione
dell'intero progetto procedette rapidamente
in una casa vicino all' Arsenale. Le
regole della scuola furono redatte sulla base di un "Progetto di un
corso di studi Metallurgica" preparato dal Cavalier di Robilant ed in
questo caso venne diviso in 39 punti: 1. la
scuola ha sede a Torino in un edificio accanto all'Arsenale; 2. si
compone di una classe, due camere per il Museo di Mineralogia e un
laboratorio; 3. il
personale sarà composto da: un Ispettore Generale delle Miniere, un
subalterno, che agirà come sostituto del commissario in caso di necessità,
un direttore del laboratorio, un curatore del museo e gli insegnanti; 4. il
funzionario assistente sarà supportato da un guardiano; 5. la
scuola rimarrà aperta dal giorno del ritorno degli impiegati dalla visita
annuale alle miniere fino alla partenza successiva; 6. ci
saranno due ore di lezioni al mattino e due
il pomeriggio; 7. nessuna lezione si terrà la domenica, mercoledì e altre
feste; 8. le
lezioni verranno insegnate in lingua italiana; 9. le classi
saranno divise in 5 corsi: chimica metallurgica, analisi minerale, docimasy, geometria sotterranea, i principi della metallurgia applicata; 10.
le
lezioni di chimica metallurgica avranno parti sia teoriche sia pratiche: nel
primo caso si discorrerà di mineralogia, mentre il secondo riguarderà i principi che regolano
le proprietà
dei corpi; 11. le
lezioni in docimasy affronteranno i metodi di analisi dei metalli,
semi-metalli e sali; 12. le lezioni di geometria sotterranea consisteranno
nel come
disegnare piani e profili delle miniere; 13. l'architettura sotterranea si
occuperà delle costruzioni di binari e affini; 14. la metallurgia s'interesserà
della gestione delle operazioni di fonderia, costruzione di forni
ecc; 15. saranno raccolti modelli
di macchine per miniere, dispositivi e strumenti ; 16.
questi
saranno conservati in armadi e in una delle sale del Museo; 17. sarà
organizzata una collezione di minerali in un'altra sala ; 18. questi modelli
e minerali saranno affidati al curatore; 19. ogni
campione avrà un corrispondente numero di serie in un adeguato catalogo; 20. l'Ispettore
Generale consegnerà al Museo campioni di minerali di recente scoperta; 21.
Anche gli insegnanti
di ritorno dai loro viaggi dovranno consegnare
campioni di
minerali; 22. Anche i campioni
di minerali esteri saranno conservati
nel museo; 23. Ogni
catalogo sarà completato con un indice per semplificarne la ricerca dei
contenuti; 24. Le lezioni
teoriche saranno seguite da esperimenti nei laboratori di chimica; 25. ogni
tipo di forni, macchinari, coppelle e crogioli necessari per le classi
saranno conservati nel laboratorio; 26. l'Artiglieria Soprintendente
Generale fornirà il laboratorio con tutti gli elementi
necessari; 27. il curatore del museo fungerà anche da direttore
del laboratorio; 28. Gli insegnanti accompagneranno gli studenti al laboratorio
per mostrare loro fornaci, macchinari e
così via; 29. i minerali
del Regno saranno analizzati in laboratorio; 30. in laboratorio saranno conservati
un
registro contenente i risultati dell'analisi e le varie note al merito; 31. il registro
disporrà di una tabella di contenuti per
semplificare le attività di ricerca; 32. ci sarà una
sentinella di guardia all'ingresso della scuola; 33. tutti
i dipendenti sottostaranno all' Ispettore Generale; 34. essi riceveranno
uno stipendio; 35. L'Artiglieria Soprintendente Generale pagherà tutte le spese della scuola; 36.
gli insegnanti informeranno regolarmente l'Ispettore sui progressi degli studenti; 37. alla
fine dell'anno gli studenti visiteranno impianti metallurgici; 38. essi saranno
sempre accompagnati dagli insegnanti durante i loro viaggi periodici; 39.
gli ufficiali
ed i cadetti nominati alla scuola saranno sempre scelti
tra i Royal Artillery Corps.
Il
13 aprile 1752 il re approvò il "piano d'azione, di Bogino, ufficiali ed altri soggetti,
da applicare alla scuola mineraria ": il
capitano di Robilant venne eletto Direttore della Scuola nonché Ispettore
generale delle miniere; il capitano Ronzini assistente dell'ispettore, curatore
del museo
e Direttore del Laboratorio; i sottotenenti Bussoletti, Ponzio e Vallino
furono nominati maestri (insegnanti); i cadetti Tesauro, Trona, Dolce,
Gros,
Borelli Teppati, Maccario e Graffion, studenti; Novellis venne assunto in
prova come esperto di laboratorio ed il museo fu supportato
da due minatori (bombisti). Il 17 aprile il re mandò al capitano Robilant una copia del Regolamento, comunicando la sua decisione di
eleggerlo Direttore della scuola ed Ispettore Generale delle Miniere. Il
re gli disse di rivolgersi alle Fortresses General Superintendent
per tutto il
materiale che fosse necessario alla scuola; alcuni cadetti d'artiglieria erano
già stati scelti per frequentare lezioni di chimica e docimasy e solo ai più
meritevoli di questi sarebbe stato permesso di continuare i loro studi. Tutto il
resto venne lasciato in mano alla sua esperienza e buon senso. Il re lo
informò inoltre della
sua decisione di affidare la sovrintendenza delle Miniere ad un "gruppo
di persone di nostra scelta". Il giorno stesso disse al
Cavalier De Nicola, Tenente Generale d'artiglieria, di aver fondato la scuola,
di averne affidato la direzione al Cavalier di Robilant,
capitano del reggimento in cui lo stesso De Nicola era Colonnello,
e di aver già scelto altri ufficiali e cadetti in qualità di insegnanti e studenti.
Questi
ufficiali e cadetti "... anche se impegnati nella scuola e nei diversi
compiti riguardanti le miniere, saranno ancora considerati membri del
l'artiglieria del corpo"; la scuola era dunque già aperta e "... il colonnello doveva ora nominare una sentinella ...
per negare l'accesso a persone non autorizzate".
Nella legge Reale del 24 aprile 1752, Carlo Emanuele dopo aver ricordato l'invio
del Cavalier di Robilant e cadetti in Germania e dichiarandosi soddisfatto della
sua relazione e "degli apprendimenti da lui acquisiti", riconobbe la validità delle argomentazioni espresse dal Consiglio
riguardante l'impossibilità di" stabilire un piano generale per
lo sfruttamento delle miniere ". Decise quindi di affidare questo
compito ad un Congresso composto dal Presidente della Camera dei Comuni,
il conte Angelo Francesco Benso di Pramoto, la Finanza generale Giuseppe de
Gregorio di Marcorengo, il Soprintendente generale d'Artiglieria Domenico
Antonio Ricca, lo stesso Cavalier di Robilant ed il vice-sovrintendente d'Artiglieria
avvocato Giuseppe Federico Angiono. Il Congresso sarebbe stato indipendente nelle decisioni relative le miniere ed
avrebbe potuto chiedere l'intervento del re solo su questioni
particolarmente importanti:
tutti i soci, Cavaliere di Robilant incluso, dovettero dichiarare sotto
giuramento di "occuparsi con cura e fedeltà delle incombenze loro
assegnate ". Ogni decisione "dovrà essere approvata da almeno tre dei cinque
membri e al Cavalier di Robilant dovrà essere permesso, senza indugio, di visitare le miniere
per poi poter riferire al Congresso tutte le informazioni possibili al
merito". Il 6 maggio il re, avendo confermato a Robilant la particolare
qualifica di distinzione nominandolo ora "ufficialmente" Ispettore Generale delle Miniere,
due giorni dopo gli concesse un
vitalizio (annuale) di L. 800 e la commenda di San Marco di Chivasso.
Il 21 di maggio l'ispettore appena eletto ed uno dei cadetti
partirono per una prima ispezione alle miniere di Lanzo e Valli di Susa, dove
egli aveva
iniziato l'esplorazione per conto dell'Ufficio Finanze dello Stato, e quindi
al rame della miniera di Valpelline
in Valle d'Aosta, per la quale di Robilant cinque giorni più tardi elaborò un
progetto di ristrutturazione per il conte Perrone di San Martino. Il 10 del mese di giugno
scrisse un "Piano per l'assegnazione delle varie miniere, sotto la responsabilità dell'Ufficio Finanza
Reale, a otto
cadetti d'Artiglieria incaricati di studiare tali miniere". I cadetti
nominati al merito erano tutti "Cavaliers" e si trattò di:Tesauro,
Teppati, Maccario e Gros
destinati alle miniere di Alagna, Trona alla fonderia di Scopello,
Graffion a Prez S. Didier, Borelli a Andorno, Belly alle Valle di
Lanzo. Il
15 giugno inviò istruzioni al secondo luogotenente Ponzio e Vallino
ed il 23c.m. partì per la visita annuale delle miniere. |
|
Durante l'inverno 1752-l753 vennero tenute le
prime lezioni di teoria nella scuola, mentre l'attività mineraria fu principalmente
effettuata presso le miniere d'oro e rame della Valsesia, nella val Sessera
per il suo argento, nella
miniera di zolfo a Costa ed avviando un'indagine in loco per l'oro in Challant ,
resa questa possibile grazie ad un accordo oneroso con il conte di Challant,
fortemente sostenuto dal re. Le attività a Prez S. Didier furono interrotte,
idem dicasi per le ricerche in
Valli di Lanzo e Susa.
Il
17 marzo 1753 il re istituì un fondo speciale di L. 100.000 per le miniere
dichiarando di non essere in grado di dare di più per il momento, anche se
secondo stime del Cavalier di Robilant sarebbe stata necessaria un cifra un
po' più cospicua: al fabbisogno rimanente si avrebbe dovuto rimediare con la vendita
dei prodotti
delle miniere. Oro
e argento sarebbe stato venduto alla Zecca, mentre il rame eccedente al
fabbisogno dei cantieri avrebbe potuto essere venduto a privati. Il fondo
economico si esaurì
in 2-3 mesi e nella seduta del 3 luglio 1753 il Congresso accusò un
eccesso di spese a fronte delle stime di Nicolis. Il
capitano rispose alla critica dichiarando che "non si può sempre
prevedere tutte le cose" e che la mancanza di mezzi gli impedì di
completare il lavoro, con il rischio di "compromettere l'intero
progetto". Con la legge Reale del 7 luglio, il fondo fu aumentato di L. 12.000 e il
re stesso anticipò L. 45.000 per la spese
immediate, le quali avrebbero dovuto essere rimborsate entro marzo 1754. Il Cavaliere
di Robilant obiettò che questo non era ancora sufficiente per
continuare a fare esperimenti e modifiche nella fonderia di Scopello,
completare la galleria Carlo Emanuele ed unire i cantieri di S. Giovanni e S.
Giacomo, opera ultima che avrebbe ridotto di L. 2 le spese per
estrazione e trasporto del minerale di
rame, pari a L. 14 per "Rubbo" (9.22 kg). Chiese quindi un aumento del fondo di almeno L. 130.000,
aggiungendo che i costi per la
fusione di minerali di oro e argento avrebbero dovuto essere considerati a parte. Il re
rifiutò la proposta, lamentò il superamento della stima e ordinò
invece la riduzione del lavoro e del numero di lavoratori in Valsesia,
indirizzando invece questi ultimi sia a Tortona, dove sussistevano profitti
garantiti dalla locale qualità
eccellente di zolfo, sia nella zona di Challant (val d'Ayas) dove sperava
di trovare una soddisfacente quantità di oro. In detta località il Tenente
Ponzio aveva scoperto qualche antico pozzo minerario e da uno di loro (Bouchej)
aveva estratto pezzi meravigliosi di oro nativo su quarzo ed il re lo
incaricò di portarli al Museo di Mineralogia insieme ad un campione
straordinario di argento nativo trovato a S. Maria di Stoffol.
Gli operai che erano incaricati di estrazione, selezione e trasporto di minerali in
Valsesia furono come preannunciato fortemente ridotti di numero (da 561 a
200), e lo stesso avvenne di riflesso anche per l'estrazione di rame, il cui mercato
era in calo. La
maggior parte delle ultime sedute del Congresso furono dedicate a questo
problema: nel 1750 il prezzo del rame era di L. 22 per Rubbo ed ora era
invece diventato difficile venderlo a più di L. 18 anche sui mercati esteri. Il
prezzo di vendita di metalli fini (cioè pregiati) rimase invece abbastanza alto e
stabile, l'oro veniva venduto a poco meno di L. 82 l'oncia, l'argento a più di L. 5 l'oncia e la Zecca
assorbiva senza indugio l'intera
produzione. Contemporaneamente però ci fu un aumento del prezzo del carbone e del ossido di piombo
utilizzati per la fusione: il Cavalier di Robilant aveva sostituito il metodo
approvato di fusione di minerali di oro e argento con un processo che ha permetteva recuperi (rese) più elevati, ma al quale
necessitava l'aggiunta di 1 / 3
di ossido di piombo, il cui prezzo era di 3 lire, 2 soldi e 6 denari per
Rubbo (vedi monetazione d'una
volta). Fu anche necessario importare grandi quantità di legname e carbone, la cui
scarsa presenza nella Valle aveva determinato in passato la scelta del processo di
fusione (Pipino, 1994).
Con
l'ultima riunione del 5 marzo 1754, il Congresso terminò il suo compito e
il vecchio e fidato cassiere Camillo Capsoni fu incaricato, col mandato di Commissario,
ad amministrare le attività più importanti, cioè quelle
della Valsesia. Nel
frattempo, basata sul presupposto che
la causa della mancanza di risultati apprezzabili dipendesse da una cattiva amministrazione , venne
preparata una "regolamentazione
economica", approvata nella legge Reale
del 29 luglio, la quale conteneva disposizioni rigorose per ogni attività,
nonché la partecipazione implicita delle alte istituzioni
dello Stato anche nelle questioni ritenute irrilevanti. Di
conseguenza, il ruolo di ispettore generale venne fortemente
ridimensionato e ancora di più dopo l'istituzione dell'Ufficio
Sovrintendente delle Miniere, che fu affidato all'avvocato Antonio Bongino il
20 giugno 1755. Nel
mese di agosto 1754, Robilant aveva diretto la ri-fusione di 6 milioni di
pezzi a Scopello (vedi foto della
fonderia)
per recuperare il rame a causa della riforma monetaria. Questa
esperienza sarà per lui di grande utilità trent'anni dopo, ma sembra
essere stata l'ultima di una certa importanza per quel periodo: infatti i
suoi numerosi progetti mineralogici e metallurgici furono sistematicamente ignorati e la sua attività pubblica
si limitò ad
ispezioni in loco e a stesure delle istruzioni per gli amministratori delle miniere. Al contrario, il suo lavoro
cominciò ad essere richiesto ed apprezzato da
imprenditori privati: riorganizzò le procedure di estrazione nelle
miniere di Valpelline e progettò la "Fonderia minerale di rame "
costruita a Quart (Val d'Aosta) dal conte Perrone
di San Martino. Progettò l'impianto per la produzione della
"latta" che suo fratello
costruì a Robilante (paese in pr. di Cuneo) e "l'ottima e magnifica produzione vetriolo di ferro"
costruita presso Brosso dalla società che amministrava le miniere d'oro, argento e piombo
di proprietà del
Marchese
di Parella, consentendo così lo sfruttamento dell'abbondante pirite rimasta
inutilizzata. Nicolis preparò anche l'accordo tra il Principe di Masserano ed
il Conte
Castellani per lo sfruttamento delle miniere del feudo, fece personalmente
ricerche nelle Valli di Lanzo per i Conti Rebuffi di Traves, ed
altre che portarono alla scoperta del deposito di cobalto a Usseglio (oggi
Ussel, Val d'Aosta). Robilant fu consultato anche da parte della Repubblica di Venezia al momento della
creazione di un laboratorio chimico
di Padova che venne affidato a Marco Carburi e per il quale egli compilò una lista
degli strumenti necessari, oltre ad avergli procurato una peculiare bilancia
Semelle.
Per alcuni anni le imprese pubbliche più importanti di
Robilant
consistettero nella direzione della scuola e dell'insegnamento, almeno nei
mesi invernali. Approfittando dei libri portati dalla Germania scrisse
due eleganti volumi dal titolo "Della Chimica Docimastica" che
vennero utilizzati nella scuola e ci sono pervenuti all'oggi. Tra i cadetti, solo Teppati e
Maccario abbandonarono gli studi, mentre i rimanenti sei proseguirono bene e
furono nominati sottotenenti. Per un breve periodo anche il tenente Gio Domenico
Vayra, incaricato della vendita del rame sia in Piemonte sia all'estero,
frequentò la scuola
e il capitano Giovanni Michele Ravicchio, direttore della miniera di zolfo,
prese il posto del tenente Ponzio come insegnante. Quest'ultimo era stato
inviato in Sardegna nel settembre 1757 su suggerimento di Robilant grazie
alla sua esperienza e "salute eccellente". Tuttavia, la regolarità
delle lezioni dipendeva dalle esigenze delle miniere. Nella relazione
riguardante "... Ufficiali che svolgono gli studi presso la scuola mineraria"
, scritta da
Robilant il 23 Nov 1758, si legge che "coloro che non sono indispensabili
per le miniere..." avrebbero dovuto recarsi a Torino per riprendere gli
studi.
Tesauro, che era diventato necessario in Challant, "sarà
richiamato negli anni successivi". ln dicembre, gennaio e febbraio gli studenti si
dedicheranno solo alla docimasy, poi nella geometria sotterranea e a fine
corso rimarrà soltanto da partecipare alla "geometria applicata in miniere
sotterranee" , tre giorni alla settimana in Alagna "con il buon
insegnante Mr. Bussoletti" e pratiche in fusione a Scopello, con la
fonderia del Sig. Bellotti.
Dopo aver completato con successo il corso e la fase pratica nel 1760,
Operti fu assegnato prima a Valpelline e poi a Chambery. Tesauro ad Alagna,
Gros a Challant. Graffion venne nominato Direttore della miniera Sessera, Trona
fu assegnato alla fonderia di Scopello in quanto Belly era andato in Sardegna
nel mese di novembre 1759 per sostituire il tenente Ponzio, che era morto di
febbre malarica a dispetto del suo presunto stato di salute eccellente.
Il nuovo corso avrebbe dovuto iniziare nel 1760. Nell'ottobre
1758 il maggiore d'artiglieria Antonj propose i cadetti De Margherita,
Giannetti e Tersol; nel 1759 i cadetti assegnati alla scuola erano quattro ed
il Cavalier di Robilant chiese di aumentarne il numero a un minimo di sei.
Ma a quanto pare il nuovo corso non iniziò mai o, in ogni caso, non fu mai
portato a termine. Occorre qui notare che la situazione mineraria andava sempre peggio: la miniera di zolfo a Tortona, dopo aver esaurito il ricco
strato a vista, aveva cominciato a lavorare in perdita ed era stata venduta
a privati; il 6 ° aprile 1758 i lavori in quel di Challant erano stati
sospesi a causa dell'irregolarità o per l'esaurimento della vena Bouchej
(oggi Bochey) e, sempre in quella zona, veniva anche abbandonato per l'alto costo il
progetto su larga scala di lavaggio delle sabbie aurifere del torrente
Evançon, i cantieri in Valsesia erano stati lasciati ad appaltatori che
riassunsero i rimanenti soldati-minatori, alcuni dei quali, stanchi di
aspettare il loro salario per mesi, si erano ribellati nel novembre 1759 e
avevano abbandonato i lavori. I 134 uomini impiegati nelle miniere e
fonderie nel 1759, erano scesi di numero a 85 nel mese di giugno dopo la chiusura della
miniere di rame, e dopo continuò a diminuire sempre più .
Il bilancio delle miniere aveva dunque
subito pesanti perdite, come indicato
in una tabella riassuntiva preparata dalle Finanze di Stato all'inizio del
1761 e dal titolo "Serie de' Prodotti in Fino tempo a tempo dati Sperabili dal Sig. Cav.e di Robilant dalla coltura delle Regie Miniere, cioè dal 1753 a tutto il 1760; in confronto de' realizzati in ogni anno col di più, e di meno risultante da un tale
confronto" : con l'eccezione di una
straordinaria produzione di oro e argento nel 1758 grazie alle scoperte
presso Challant e al trattamento delle scorte precedenti, i risultati non
avevano soddisfatto le aspettative. Al termine di questi sette anni le miniere d'oro
resero L. 464.541 contro le previste 511.793 Lire, mentre l'argento fornì L. 568.561
anziché le 704.345 sulle quali si contava, ed il rame L. 452.148 invece
delle pronosticate L. 630.184 (P1P1NO, 1989).
La credibilità di Robilant stava già diminuendo e crollò completamente
qualche anno più tardi nella circostanza degli eventi collegati sia alla società
britannica di Savoia sia allo scavo della galleria Carlo Emanuele.
Pressata dalla piccola nobiltà locale e travagliata dagli scontri interni
per gli eredi beneficiari, la società britannica aveva concentrato
tutti i suoi sforzi sulla miniera di Pesey, ambita anche da parte della Società
Savoia, fondata questa nel 1753 da undici nobili, alcuni dei quali erano ben
introdotti a Corte. Nel marzo 1754 il Ministero degli Interni, informò
riservatamente il primo presidente del Senato di Savoia del fatto che il re
fosse disposto
ad offrire alla società britannica un indennizzo in cambio della loro
rinuncia a Pesey, facendo loro capire nel contempo che, non avendo rispettato gli impegni assunti con le sovvenzioni del
1740-41 nonché il rinnovo del 1751, avrebbero altrimenti potuto perdere tutti i loro
privilegi . Dopo un processo oneroso, alla fine del 1757
la Società rinunciò a tutte le sovvenzioni dello Stato di cui sopra, ma non alla
miniera di Pesey. Al fine di sbarazzarsi degli inglesi fu necessario rompere l'accordo
del 1750 con il marchese di San Maurizio. Il Conte de
la Tour, della Società Savoia, fu incaricato, dopo aver
ottenuto un trasferimento di diritti da parte dei signori feudali di Pesey,
di avviare una procedura con la Audit Chamber (Camera di Controllo)
relativamente, tra l'altro, al fatto
che l'amministrazione sbagliata degli inglesi aveva penalizzato (se non
raggirato) i ricavi del re.
Il 31 marzo 1759 la Camera dichiarò la perdita dei diritti della società
britannica e ordinò la consegna della miniera, le piante, il minerale
estratto ed il pagamento di un indennizzo che sarebbe stato calcolato in seguito.
L'Azienda Savoia rilevò i forni britannici e su consiglio di Robilant li
demolì e sostituì con altri di tecnologia
sassone. Solo nel 1763, durante il lungo ricorso in appello, gli inglesi vennero a sapere
che la sentenza della Corte dei Conti si
era basata essenzialmente sui rapporti sfavorevoli Robilant nei confronti
dei quali non era loro stata data opportunità di farli compararli con
quelli del proprio perito. Cercarono quindi di far produrre un rapporto da Blumestein
"junior" che, insieme con il padre, era
considerato uno dei maggiori esperti, ma la relazione venne rifiutata dal
Pubblico Ministero con il pretesto che era stata presentata troppo tardi:
tale rapporto contestava, bocciandole una per una, tutte le argomentazioni
di Robilant, mettendo in particolar modo in
discussione la presunta superiorità dei forni sassoni su
quelli inglesi. Nel 1764, stanchi di aspettare per il riesame del processo,
gli inglesi pubblicarono a Ginevra l'opuscolo intitolato "Relation Abrègée
des Violentes & cruelles Oppressions qu'on a effuyée dans les Etats de
S.M. le Roi de Sardaigne, la Compagnie de Messieurs Les Anglois en Savoye ...
" (Relazione degli sbrigativi e drastici impedimenti che sono stati
applicati negli Stati del re di Sardegna nei confronti della Società
inglese ...) dove rivelarono le ingiustizie subite. Secondo l'opuscolo, il Cavalier
di Robilant agì con servilismo verso la Corte e la nobiltà sabauda e
in ogni caso non disponeva di sufficiente esperienza per giudicare nel settore
minerario e metallurgico questioni di tale
rilevanza. I fatti diedero ragione a loro ed a Blumestein: nel 1763 la Società Savoia
aveva impiegato
circa 400 persone in Pesey con spese annuali per gli stipendi che arrivarono fino a L. 13.000, mentre
gli inglesi avevano impiegato un massimo di 150 persone, con costi salariali
dunque inferiori al 50%; i pozzi che erano sempre stati tenuti a secco
furono invece lasciati riempirsi d' acqua e di conseguenza gli scavi al
merito diventarono difficili e costosi; la
produzione diminuì e, all'interno dei forni sassoni voluti dal Cavalier di Robilant,
la metà del piombo (circa 12.000 rubbos) "evaporava" e le loro
esalazioni uccisero 10 o 12 lavoratori (mentre le fornaci inglesi non
avevano causato alcuna vittima); 40-50 uomini furono incaricati sia per il taglio del
legname sia per la produzione del carbone, in contrapposizione ai 5 o 6 uomini
impiegati dagli inglesi e a tal riguardo vennero spesi 15.000 oneri in un
anno contro i 3.000 degli inglesi. Proseguendo in tal modo lo sfruttamento, in 5-6
anni sarebbero inoltre state distrutte varie miglia dei boschi circostanti Pesey
, rendendo così più problematici anche ulteriori sviluppi minerari
locali. La pubblicazione dell'opuscolo fece senz'altro scalpore e
solo dopo che gli inglesi mandarono un proprio inviato straordinario a Torino, la
medesima Società rinunciò a divulgarlo in altre città europee; questo
perché il re acconsentì il riesame del processo, il quale si concluse nel 1771 con un
accordo ed una considerevole spesa per le Finanze del Re (L. 15.000 all'anno per
22 anni).
La galleria "Carlo Emanuele" fu raccomandata e
sostenuta dal Cavalier di Robilant che nel
1753 controfirmò il progetto preparato da Bussoletti. Lo scavo andò avanti per anni,
finché nell' ottobre del 1766 Bussoletti ammise che era "troppo piana" e
di conseguenza, anche se la direzione era giusta, era passata sotto il Pozzo
di San Giacomo anziché incontrarlo. Fu quindi necessario scavare nel pozzo una fossa
trasversale la cui lunghezza venne inizialmente calcolata di 2 "tese" (circa 2,5
mt); nel 1768 se ne aumentò la lunghezza a 7 "Tese" e nell'aprile 1769
si erano ormai scavate 13 "tese" senza però raggiungere la
galleria. Anche la direzione della traversa era ovviamente sbagliata e
sarebbero occorsi altri test per cercare di collegare le parti. Questa fu probabilmente
la cosiddetta "ultima goccia".
Il 29 aprile 1769 il re ordinò di fermare i tentativi di cui sopra e con
la Legge Reale
datata 28 Novembre 1769 decretò la sospensione di ogni attività mineraria
a partire dal 1 ° gennaio dell'anno successivo: durante il mese di dicembre
il minerale già estratto doveva essere trattato e venduto, nonché fatto l'inventario
di merci ed attrezzature in generis. Il Tenente Trona, come altri ufficiali avevano già
fatto, sarebbe tornato in servizio nel suo corpo di Artiglieria ed il Fondo
Miniere sarebbe stato soppresso. La primavera seguente il tenente Bussoletti,
direttore del laboratorio metallurgico, sarà incaricato di andare ad Alagna
per tentare di collegare la galleria Carlo Emanuele con il Pozzo di San Giacomo.
Per quanto riguarda Nicolis Di Robilant, si arruolò nell'esercito e raggiunse il grado
di tenente colonnello. Il 31 dicembre 1769 fu promosso Capitano dei minatori del corpo d'artiglieria come sostituto
del Cavalier d'Antonj,
eletto quest'ultimo Direttore Generale della Scuola di Artiglieria teorico e
pratico, ma
due mesi dopo si è dimise "per farsi gli affari propri" lasciando
quindi l'esercito. La carica di Ispettore Generale delle Miniere, che
era stata temporaneamente affidata a Bussoletti, venne ufficialmente abolita
dal re con la legge Reale del 3 dicembre 1770. |
| |
Approfondimenti di questa pagina
|
|