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| Accesso.
Da Challand Saint Anselme prendere sulla sin. la strada per Arbaz
(Col Tzecore) e non appena giunti al primo tornante
"sinistrorso" lasciare la
macchina per incamminarsi sulla poderale pianeggiante posta all'esterno della
curva,
come da foto. Dopo un paio di centinaia di metri ci si
troverà a costeggiare la baita "Bochey" per poi passare
su di un ponticello oltre il quale si trova un ingresso della
miniera. Quest'ultimo é costituito da una discesa a
ridosso della roccia ben visibile posta sulla sin. del sentiero: al
termine della breve discesa ci si troverà praticamente coi piedi
posti all'altezza della volta della galleria (impraticabile perché
utilizzata dal Comune come riserva d'acqua e quindi allagata). Un
altro ingresso é posto più a valle ma é murato, per lo stesso
motivo di cui sopra. |
| La storia. Nel 1742 il cantiere di
Bochey, che era stato da poco
aperto sotto la direzione del sottotenente Ponzio, sembrava uno dei più
promettenti della zona: in quel periodo le ricerche erano concentrate
intorno alla montagna di Arbaz ed interessavano i filoni già conosciuti
di Via Beccia, della Grande Guillate (Gran
Guata), Borna d'Oreno Torrette e
venivano nel frattempo iniziate nuove ricerche in altre zone, tra le
quali ad esempio "Boret". Per quanto riguarda Bochey (che come
i sopraddetti è geograficamente collocato sulla base perimetrale
della montagna Arbaz - Bechaz) , alla
profondità di 3,5 metri era stato trovato dell'oro ma insistendo a
scendere se ne persero le tracce, tant'è che si pensò, a quei tempi,
che in quel filone il minerale fosse disposto un po' a casaccio, senza
una logica seguibile. L'oro in questione era di una tipologia assai
singolare per la zona e cioè nativo ma con una struttura lamellare
. Una
decina di anni dopo arrivò Nicolis de Robilant ed a una ventina di
metri scarsa di profondità venne trovato nuovamente l'Oro. Robilant,
incoraggiato dal ritrovamento, senza tante mezze misure presentò un
programma generale per queste varie miniere che richiese la costruzione
di alcuni edifici per il trattamento del minerale e l'impiego di un
centinaio di operai. I risultati ottenuti negli immediati tempi a
seguire costrinsero però al ridimensionamento dei costi ed i lavori si
ridussero così ad interessare seriamente solo più Bochey oltre a dei
tentativi di "lavaggio" [def.]
delle sabbie di alcune zone del
torrente Evancon, ma presto si conclusero anche queste attività. Per
concludere, un ultimo tentativo di sfruttamento di Bochey avvenne negli
ultimissimi anni di quel secolo da parte del "signoraggio" di
Challand, ma pare che i lavori furono affidati ad un incompetente e la
cosa si chiuse in perdita. |
| Mineralizzazione.
Robilant, in uno dei suoi Saggi
e altrove, descrive che a Bochey vi sia Oro nativo
lamellare. |
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NOTE
STORICHE DA DOCUMENTI MINERARI ANTICHI. 1758: assaggi fatti dal maggiore Ronzini sul minerale estratto dal pozzo di
Bouchej (da un quintale di quarzo,) once 8, denari 3, grani 3 e granottini 8 di
oro.1783: lamentele del conte di Challant al re (nel 1751 egli
aveva qualche profitto, ma adesso nulla, né dalla pesca né dal filone,
perché "...n’est pas travaillé comme elle aurai du etre suivant les instruction du
Chevalier de Robilant" (non è stato lavorato come avrebbe dovuto
essere seguendo le istruzioni di Robilant): invece di intersecare il filone Bouchei con
galleria di ribasso, ci si è allontanati per seguire dei filoni che hanno fornito qualche pezzo di "storia
naturale", cioè quarzi venduti ad amatori, fino a 50 lire, senza alcun
utile per il re e per il conte, il tutto affidato a 5-6 operai inesperti). |
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