Sito di Zappetta Gialla sull'Oro.

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è Oro o cos'altro ?

 

 

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Breve preambolo: In questa problematica ci son passati un po' tutti i cercatori d'oro nativo: sopratutto quelli che hanno iniziato l'attività da "autodidatta". Nel mio caso, ad esempio, trascorrevo periodiche giornate frugando nel materiale delle discariche esterne alle miniere, in compagnia del maestro Vittorio: lui indiscutibilmente esperto ed io invece alle primissime armi, cioè nella precisa condizione di colui che non ha ancora trovato il suo "primo pezzo". Continuavo euforicamente ad estrarre campioncini di gialla e luccicante Pirite che, pur  lasciandomi in fin dei conti una sensazione di dubbio, mi sembrava oro: glieli facevo vedere e  lui puntualmente mi rispondeva: l'Oro è diverso, quando lo troverai lo capirai da solo. Arrivai così al giorno che vidi un sasso con alcune macchiette gialle e mi resi conto all'istante che non c'era neanche bisogno di farlo vedere al mio maestro: l'avevo trovato. L'oro è così, indiscutibilmente diverso ed unico. Vittorio rise contento perché capì che nel momento stesso in cui io l'avevo trovato imparai a distinguerlo una volta per tutte.

 

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L'Oro non luccica, non brilla e non riflette mai "a specchio", a meno che non sia umido o colpito da una sorgente luminosa diretta, e questo vale sia per quello "da miniera" sia per quando lo si cerca sulle rive dei fiumi: è semplicemente di un giallo denso: può essere talvolta più chiaro o più scuro, a seconda della quantità di Argento e Rame che contiene, ma il suo aspetto è sempre piuttosto "grasso" e solitamente appunto non molto "luccicante". Tutto questo al contrario di alcuni solfuri che alterandosi formano sovente una patina superficiale molto sfavillante, sgargiante ed ingannatrice. La Pirite è solitamente la causa principale di questi possibili "inganni" ma è strettamente caratterizzata dagli illusori aspetti di cui sopra, e più in basso nella pagina troverete altre peculiarità al merito.  L'oro ha forme irregolari e, pur nei suoi rari casi di cristallizzazione, presenta spigolature visibilmente smussate ed arrotondate, al contrario della Pirite che quando cristallizza si mostra precisamente tagliente e definita.

 
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Allo stato naturale il minerale "contenitore" è il quarzo: non è mai solamente appiccicato o incastonato su quest'ultimo, al contrario dei classici cubetti di Pirite, ma proviene dal suo interno, per cui, staccandone un campioncino dalla roccia madre è molto probabile che ne rimangano ancora tracce sulla stessa. Dette tracce, al contatto del polpastrello avranno ora la caratteristica di "pungere" perchè si tratta dei residui dell'oro strappato.  

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Ancora sulla Pirite, grande ingannatrice: La Pirite (e suoi simili) è solitamente il primo minerale che si mostra con inganno agli occhi del novello cercatore d'oro. Questo perché alloggia volentieri anche sulla stessa roccia madre tipica dell'oro (cioè il quarzo) e si presenta spesso d'un bel giallo lucente. Come se non bastasse è anche lei piuttosto pesante. Beninteso, dopo un minimo di esperienza non si avranno più dubbi a distinguere i due minerali, ma quando si è ancora nella fase di apprendistato è piuttosto facile ritrovarsi vittima di questo "broglio". per esperienza mia e di miei amici, penso si possa dire che per almeno il novanta per cento dei casi valga una regola psicologica al proposito: << quando si è nel dubbio, non è mai oro >>. Ovviamente non si possono però impostare le proprie ricerche ed affidarne i risultati basandosi su simili ragionamenti empirici, per cui è bene imparare sin da subito a distinguere l'uno dall'altra già sul posto del ritrovamento, cioè con una semplice analisi "a vista" facendosi aiutare sia dalle indicazioni già suggerite in questa pagina, sia dalle righe qui ancora a seguire:

La Pirite (cristallizza in cubi o simili di ogni dimensione) può apparirci grigia oppure appunto gialla, ma i suoi piani, sia essa cristallizzata o meno, sono solitamente lucidi e scalfendoli con uno spillo la parte interessata si frantuma sbriciolandosi minutamente mettendo così in luce colorazioni grigie e metalliche. L'oro, se trattato allo stesso modo non si sbriciola nè diventa grigio, ma si deforma mantenendo il suo naturale colore giallo. Va detto inoltre che la Pirite, essendo un solfuro, se messa insistentemente a contatto col fuoco libera inevitabilmente esalazioni di zolfo, cosa che naturalmente non può accadere con l'oro.

 
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L'apparente inganno delle miche. Può capitare (anzi capita sovente), soprattutto quando si ha a che fare con sassi bagnati, di vedere pietruzze cosparse di bagliori ammalianti: sto qui parlando della Mica, che è un minerale strutturato a guisa di lisce foglioline sovrapposte in più sottilissimi strati. Dette foglioline luccicano già da asciutte, ma quando bagnate sfavillano letteralmente e considerando che, oltre ad esser bianco/metallico (varietà detta Muscovite), possono anche essere gialle (varietà Biotite), ben si capisce come sia possibile ad un primo impatto...scambiare per oro quello che in realtà viene usato quale isolante per i ferri da stiro a secco (aprendo uno di questi troveremmo appunto una grande "foglia" (cristallizza infatti anche in quelle dimensioni) di quel di cui abbiamo parlato finora.     

Inutile dire che Oro e Mica non abbiano assolutamente nulla in comune, è cosa scontata, però quando un cercatore d'oro vede luccicare qualcosa di giallo...quanto lo capisco! L'inganno comunque durerà solo una manciata di secondi o poco più: ben presto si riconosceranno gli strati fogliformi della mica ed altrettanto presto ci si accorgerà che facendovi pressione con le unghie detti strati si riuscirà addirittura a "sfogliarli" per poi rendersi conto anche della caratteristica più evidente che caratterizza questo gruppo di minerali e cioè che si tratta di sottilissimi cristalli al tatto molto elastici e flessibili (vedi scheda sulle Miche e suo approfondimento).

La Limonite. Si tratta di una sostanza il cui colore può variare dal bruno scuro sino al giallo e si forma per alterazione di minerali del ferro; può presentarsi come componente del terriccio stesso, oppure sottoforma di stalattiti e, ancora, in veste di incrostazioni (foto a lato) più o meno solide su rocce e minerali. E' proprio in quest'ultimo caso che (se gialla), in miniera reagisce alla sorgente luminosa con colorazioni spesso...molto invitanti. Al tatto però si realizzerà ben presto che questa si sgretola facilmente, per non parlare poi del fatto che se portata all'aperto, trattandosi di un idrossido in non molto tempo tenderà a disidratarsi e ridursi in polvere.   

 
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La Pietra di paragone. La si usa (ad es. gli orafi ecc.) per verificare se un qualsiasi campione sia o meno d'oro. Si tratta di una particolare pietra sulla quale, strisciandovi  sopra  l'oggetto interessato, rimane appunto una striscia gialla. Versando poi  adeguate sostanze sulla striscia, se questa rimane si tratta di oro, altrimenti no. 

 

NOTE STORICHE DA DOCUMENTI MINERARI ANTICHI.  1509: facoltà concessa da Carlo di Luserna (nota z.g. per l'area oggi del torinese e cuneese) , all'ebreo Samuele e Saltiel e suo figlio Giuseppe, di valersi di una loro invenzione per estrarre oro ed argento dai minerali senza fuoco, e di cercar miniere.  Siamo nell'Anno 1575, Vitale Sacerdoti di Alessandria offre, ad Emanuele Filiberto, due ricette sicure per fare oro, una che da il 90 %, per 15 mila scudi, l’altra che da il 150 %, per 30 mila scudi. In questo periodo Emanuele Filiberto esegue esperimenti alchemici con Paciotto, lavorando spesso per ore, e compone o ricopia ricette per fare oro e argento; presso di lui arrivano anche due francesi per fabbricare l’oro, ma si dileguano con una buona somma. Anno 1701, 31 marzo. Istruzioni del duca al Marchese di Priero, ambasciatore a Vienna, per accontentare, con tutte le riserve, le richieste di Giovanni De Forni, piemontese residente a Vienna, il quale aveva dichiarato di conoscere una persona capace di tramutare l’argento in oro, e aveva chiesto 100.000 talleri per rivelarne il nome. Per verificare ed acquistare il segreto è stato inviato a Vienna il mastro uditore G. B. Picono, che pagherà soltanto dopo aver imparato la tecnica dell’esperimento ed aver lui stesso prodotto oro vero, certificato da una Zecca, e a tal scopo aveva portato con sé una lettera di cambio dei banchieri Elia e Gamba di Torino, da presentare al banchiere Bertolotti di Vienna. Seguì risposta di un esperto, con parere negativo. 1594: concessione perpetua a Claudio Ducayre e Gerardo Patrique per crecare miniere in tutto lo Stato, e privativa  trentennale per utilizzare la loro invenzione. 1649: documento che tra le altre cose contiene una nota D'Adda sul suo nuovo sistema d'amalgamazione. 1760: Pietro Clerici afferma di conoscere un sistema per separare oro e argento con una sola fusione e chiede "privativa di utilizzo" e del minerale per fare prove (vi è anche il disegno del forno). 1690: accenni su di un "segreto" per trattare il minerale col fuoco, ed un altro per trasformare in oro il poco argento che questo solitamente contiene in lega (vedi). 1767 / 1771: tra i documenti di quegli anni compare anche una lettera con la quale si comunica che verrà notificato, al marchese di Lustret, la concessione reale di utilizzare il processo da lui inventato per estrarre le pagliette d'oro dalle sabbie dei torrenti di Savoia. 1770: progetto di Pietro Giuseppe e Marino Jaquemont per la raccolta dell'oro nei fiumi con macchina da essi inventata e relativa richiesta di concessione e privativa (che verrà loro accordata per il territorio riguardante la Savoia, a patto di vendere il ricavato alla Zecca. 1770: licenza a Pietro Giuseppe e Marino Jacquemont per la raccolta dell'oro con esclusiva sull'uso della macchina da essi inventata, per 10 anni ed obbligo di vendere il metallo alla Zecca. 1770 ( ? ): concessione al marchese di Lustret per la raccolta dell'oro nelle sabbie dei torrenti di Savoia con il procedimento da lui inventato.  1795: il conte Abbondio della Torre di Rezzonico, quest'ultimo in considerazione del fatto che avrebbe introdotto un nuovo metodo di amalgamazione e sarebbe stato totalmente impegnato alla direzione degli impianti (vedi nei docum. sabaudi riguardanti la val d'Ossola. 1801: relazione di Antonio Cadorna che parla del segreto d'amalgamazione custodito gelosamente. 1802 lettera sulla richiesta di premio da parte di  Antonio Zanni, che ha presentato un campione di minerale aurifero da lui trovato nel dipartimento dell'Agogna (lombardia, pavia, nota z.g.). 1852: deposito di un atto da parte di Ignazio Lanza di Busca e soci, per l'attivazione di un invenzione per l'applicazione galvanica alla fondita dei minerali.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Approfondimenti di questa pagina

 

Oro, che tipo di Oro ?
Un aticolo descrittivo
Pirite che sembra oro
Mica che sembra oro
Sembrava proprio oro

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