Sito di Zappetta Gialla sull'Oro.

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Oro, che tipo di Oro ?

 

 

pubblicazione di Miniere d'Oro(2003) web.tiscali.it/minieredoro(2004) www.minieredoro(2006 / 2023)

 

 

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Oro nativo

 

Oro nativo italiano.

 

Nella foto, un campione trovato al liv. 2 di Chamousira, collezione Zappetta Gialla.  

 

L'oro nativo, molto più abbondante dei minerali d'oro, alimenta ben il 90% della produzione mondiale. Allo stato puro è di color giallo marcato, ma più pallido se contiene dell'argento. Il contenuto d'oro dei giacimenti auriferi è di pochi grammi per tonnellata di materiale lavorato e per i cercatori d'oro amatoriali è quindi assai difficile individuarlo, ma a volte si aggrega in masserelle che una volta individuate ripagano di tutta la ricerca. Il suo simbolo è AU, numero atomico 79, peso atomico 196,96, punto di fusione 1063° C. Per leggere altre sue proprietà e caratteristiche fisiche, vedi nella seconda parte della relazione di Sutherland.

Si intende dunque per "nativo" quell' Oro distribuito semplicemente nei filoni di quarzo. In Italia lo si trova in pochissime miniere: ben nota agli appassionati è quella di Brusson, in Val d'Ayas (Ao). Questo tipo di mineralizzazione interessa particolarmente i cercatori "amatoriali" perché si ha in questa occasione la possibilità di trovare delle cose significativamente estetiche e gratificanti. Per farla breve, ci si potrebbe cimentare anche con la pirite aurifera ma certo non si avrebbe la possibilità di estrarre dalla roccia quanto sopra. L'oro nativo può essere grosso, piccolissimo, dendritico, associato ad altri minerali, cristallizzato, lamellare etc. ed anche il suo colore può variare un pochino. A proposito del tipo "lamellare", se non vado errato, in questo Sito viene segnalato solamente in due località italiane e cioé in Val del Goglio (Lombardia) e a Bochey (Val d'Aosta). Anche la vicina Svizzera ha però la sua da dire in merito.

Per quanto riguarda le dimensioni del "trovabile", la cosa può variare a seconda dalle caratteristiche dell'area geologica interessata; negli approfondimenti a lato pagina c'è una scheda che accenna.

 

 
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Oro nei solfuri

Si tratta quasi sempre di "Pirite aurifera": quest'ultima, dopo il dovuto trattamento mette a portata di mano l'oro che contiene (perlopiù in polvere). Le miniere interessate a questo tipo di giacitura contengono spesso delle zone di arricchimento (tratti dove il minerale cercato è più presente) le quali, nel caso di filoni verticali, sono dette "a colonna" perché diffuse verticalmente nell' ambito della montagna. A livello amatoriale, nel caso si conoscano quali i suddetti posti, 

Oro da sofuri auriferi, un esempio italiano.

ci si può recare in loco, cercare chiazze di pirite alterata e "marcita" dal tempo e raccogliere quindi il terriccio in corrispondenza sul pavimento per poi lavarlo fuori (o addirittura dentro se si dispone di acqua) in un posto a scelta: se ne otterrà probabilmente una modesta campionatura: la fialetta della foto contiene oro ricavato proprio in questo modo dal giacimento di Bechaz, in Val d'Ayas (Ao). Per questo tipo di ricerca, inoltre, i cosiddetti "Brucioni" sono dei luoghi particolarmente indicati alla scopo e consentono di restare all'aperto. Vedi anche Cassiterite.

 
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Oro alluvionale

Il tutto proviene dalla remota epoca delle glaciazioni e c'e nel Sito una scheda specifica che descrive per benino la faccenda. A grandi linee penso si possa dire che i ghiacciai che ricoprivano le nostre vallate montane, spaccandosi e rotolando piano piano all' alzarsi generale della temperatura, si portarono appresso tutto quanto trovarono sul cammino, oro compreso il quale si "spiaccicò" durante il travagliato percorso in mezzo al ghiaccio. Non fu l'acqua a deformarlo e pressarlo: semmai questa, spostandolo ulteriormente ed in un periodo susseguente, lo ripulì da altri agenti, lo assottigliò ulteriormente e lo lucidò fino a renderlo più giallo, come ben possono vedere i cercatori d' oro quando lo raccolgono adesso sul Ticino, Elvo etc.. sottoforma di minute "scagliette" sottilissime. Da ciò si potrebbe dedurre (interessante osservazione di un mio amico) che quando dette scagliette sono insolitamente "brunite" e non perfettamente levigate, proverrebbero sì da smottamenti glaciali, ma non avrebbero ancora subito il travaglio dell'acqua per cui arriverebbero forse da terreni assai vicini, nel senso che quasi nullo sarebbe stato il percorso da esse fatto nel torrente. 

Una nota del tutto indicativa sul suo peso: a parità di diametro, per impercettibili variazioni di spessore il peso delle singole scaglie varia moltissimo; un elemento di un millimetro ad es. può pesare da 1 a 5 milligrammi e raggiungere o superare i 10 mg se assume forma arrotondata. Naturalmente aumentando lo spessore varierà in misura proporzionale e significativa anche il peso.

NOTA BENE. L'oro che si trova nei corsi d'acqua non è sempre d'origine alluvionale, anzi nei pressi dei rilievi alpini o comunque sulle montagne questo di norma non sussiste e presenziano invece (se ci sono in zona filoni di quarzo auriferi) tracce d'oro nativo in forma di pagliuzze ecc, per cui in questo secondo caso anche i sistemi per cercalo cambiano (vedi a lato approf. "nella batea").

 

 

 
 

 

 
 
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Oro Eluviale

 

 

Come è noto le rocce sino soggette all'azione disgregatrice degli agenti atmosferici, che smantellano a lungo andare le montagne, ed i detriti vengono trascinati sempre più a valle dai corsi d'acqua, fino a riempire mari e oceani; l'oro è un minerale praticamente inalterabile e con altissimo peso specifico, quindi, mentre altri minerali e rocce vengono disciolti e trascinati a valle, esso viene liberato dalla matrice rocciosa e resta sul posto concentrandosi sempre più. Di conseguenza, nel giro di qualche centinaio d'anni vengono a formarsi, nelle immediate vicinanze dei giacimenti primari che di oro potevano anche contenerne pochissimo, piccoli depositi eluviali costituiti da terra e roccia molto alterati, solitamente di colore rossastro per la presenza di idrossidi di ferro, con granellini sciolti o masserelle di oro nativo. Situati in zone montagnose, i giacimenti eluviali non assumono mai grosse dimensioni, ma hanno spesso consentito interessanti ritrovamenti d'oro, come ad esempio ad Emarese, località in cui vennero raccolti circa dieci chili del nobile metallo.

 

 

 

 

 

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Oro Epitermale

 

 

l'Oro Epitermale, sostanzialmente invisibile a vista e la cui estrazione è quindi possibile solo a livello industriale, è stato riconosciuto per la prima volta negli anni '60 a Carlin, in Nevada, nel mentre che si stava sfruttando un arricchimento superficiale (brucione) con oro visibile e solfuri vari. Dopo quella scoperta (e grazie ad essa) vennero individuati in diverse parti del mondo altri numerosi  giacimenti simili; si tratta di disseminazioni microscopiche e submicroscopiche di oro nativo, libero o incluso nei solfuri, che possono costituire depositi con tenori variabili dai 3 ai 20 gr. per tonnellata e sono interessanti perché, trovandosi per loro natura solitamente in superficie, possono essere sfruttati con lavori a cielo aperto ed in tempi brevi. La situazione geologica dell'Italia, ad es. in Toscana e Sardegna, dispone di condizioni particolarmente favorevoli a questa giacitura.

 

 

Se vuoi guarda le schede

batea per cercare oro.

che insegnano a cercare oro.

 
 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Approfondimenti di questa pagina

 

Nativo sue giaciture
Nativo con altri minerali
Piccoli di prestigio
Nella Batea
Artigianato orafo
Oro nei microchip

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