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In questa pagina "raggruppo" una manciata di foto (già
distribuite nel Sito a seconda degli argomenti che le riguardano
singolarmente) che
mostrano ritrovamenti di pregio di "provenienza "garantita, cioè effettuati
da persone che ho conosciuto, o dal sottoscritto stesso ecc.
Con questo termine non intendo necessariamente "oro il
più grosso possibile", fattore del tutto relativo, basti pensare che una
nostra pepitina quasi eccezionale, in California sarebbe considerata poco
più che un comune ritrovamento: per ritrovamenti di pregio voglio invece
riferirmi a campioni particolari rispetto al luogo
italiano nei quali sono stati trovati, oppure di rilievo in ogni caso
per le loro caratteristiche.
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In sostanza, e solo per cercare di spiegarmi, anche la
dimensione può aver la sua giusta importanza in uno specifico posto italiano
dov'è risaputo che di norma vi si trova solo oro piccolino; idem dicasi
quando capita di trovare sui fiumi scagliette per noi enormi.
1
"Beppe" Carenzo con la grossa
scaglia (12,3 gr.)
che ha trovato (nel 2004) nel Cervo.
Ma come già detto, non è certamente solo la dimensione a determinare l'importanza
dei ritrovamenti di pregio, perché può anzi capitare che a "farla da
padrone" sia la struttura dell'oggetto, il quale talvolta si presenta in
forma cristallizzata o con sembianze particolarissime e in questi casi, non di rado,
si tratta di campioni piccolissimi, ma che in cambio offrono (ancor meglio
se osservati con la lente) un'estetica o caratteristiche veramente di gran
classe, ben difficili da rilevare su esemplari più grossi, come quello della
foto qui a seguire.
2
Vedi la pagina
con altre foto
Un altro esempio di ritrovamento di pregio è dato da
quei campioni sui quali, oltre al'l'oro, presenziano altri minerali: questa
naturalmente è una situazione assai improbabile riguardo la ricerca sui
fiumi, infatti in questo caso mi riferisco alle ricerche in miniera ( e loro
relative discariche, ma di questo ne ho già accennato in altra pagina.
3
Oro cristallizzato con presenza di
tetraedrite (le due chiazzette scure) e un cristallino di quarzo intero e
trasparente al centro.
Oppure, sempre agendo nei pressi di miniere, ma anche all'aperto, cioè in
corsi d'acqua posti immediatamente a valle delle medesime, c'è la
possibilità di trovare, oltre alle classiche pagliuzze giunte fino a lì per
svariati motivi, oro nativo che conserva ancora parte delle sue
caratteristiche d'origine (foto qui sotto).
4
Si direbbe esempio di una delle
modalità di oro cristallizzato
in forma
dendritica.
Ci sono poi altri esempi, come il cosiddetto oro
peculiare che si può reperire nei torrentelli del distretto aurifero
della Val Gorzente, tra i quali, a tal proposito, il più interessante è
forse il Rio Secco (che come dice il nome stesso, il più delle volte di
acqua ne ha ben poca e si rischia anzi di trovarlo asciutto), dove si
possono trovare forme assai particolari, tipo veri e propri anellini, fiammiferini,
oro a filamenti e via dicendo. Nota: vedere "l'incredibile" filamento
sottostante.
5
Piccolissimo, ma splendido filamento
trovato nel fiume Orba (foto proprietà
F.D.)
6
Vedi la pagina sui formati delloro.
Continua qui a lato punto 7 |
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Un argomento a parte:
i campioni acidati.
Quando capita di vedere "in
circolazione" campioni di quarzo il cui
oro emerge con vistosi ciuffi o ramificazioni che si elevano
parecchio
dalla sua matrice quarzifera, significa che i medesimi sono stati
trattati con acidi, in particolar modo il Fluoridrico; quest'ultimo,
pericolosissimo da usarsi se non si è più che pratici (una sola goccia sulla
pelle provoca gravi ustioni molto dolorose) ha la facoltà di sciogliere
letteralmente il quarzo e suoi derivati (vetro ecc.), quindi, di
conseguenza, utilizzandolo con bravura si può ridurre il quarzo ai
minimi termini, di modo che sulla "nuova" base ottenuta appaiano le
varie ramificazioni d'oro che prima erano incorporate e celate dal quarzo stesso.
Questa operazione comporta quasi sempre al tempo stesso la
"perdita", o meglio il distaccarsi di varie particelle d'oro che non erano
collegate tra di loro sino alla base quarzifera conservata, ma a
seconda del risultato finale ottenuto, può essere trascurabile ed è
per quest'ultimo motivo che di norma, se s'intende trattare i
campioni col Fluoridrico, non conviene farlo solo con uno, ma con
molti per aver così la possibilità di esser ripagati (anche
economicamente nel caso di coloro che li vendono presso i mercatini
di minerali) dai risultati dell'insieme rispetto a singoli esemplari
che potrebbero non dare l'esito sperato.
Sia chiaro: questo risultato ottenuto
artificialmente, non è necessariamente un male, ma una qestione di "scelte", nel senso che io ad esempio preferisco
conservare quel che ho trovato nelle sue condizioni naturali,
pulendoli per bene usando
solo gli acidi Ossalico e Cloridrico, i quali servono rispettivamente
a rimuovere incrostazioni di ruggine (Limonite) o calcaree (Calcite)
e "sporcizia" varia che vi ci si è accumulata nel tempo. Altri
collezionisti invece mirano esclusivamente alla "quantità" di quel
che vedono o contemporaneamente anche alla qualità, perché è certo
che dopo simili trattamenti possa infine (non sempre) risultare
anche oro cristallizzato ecc. ma, pur ripetendomi, insisto nel ricordare che all'origine (cioè al momento del ritrovamento,
quegli esemplari erano in realtà costituiti da grossi "pezzi" di
quarzo sulla cui superficie presenziavano "solo" chiazze, chiazzette o
punteggiature più o meno numerose di oro.
Personalmente e per concludere, provai
questa tipologia di trattamento solo con un paio di campioni, ma, al
di là del risultato ottenuto, me ne pentii in ogni caso perché
guardandoli ... mi sembrava che fossero diventati anonimi (anche a
livello "affettivo") ... cioè non esser più quelli che avevo trovato!
Vedi la scheda
in generale sulla
pulizia dei minerali.
Vedi la scheda
sulle proprietà
e uso degli acidi. |
7
L'oro che
è nella pirite aurifera.
Anche l'oro presente nella pirite (o nei solfuri auriferi in
generale) costituisce naturalmente una campionatura molto
interessante perché, pur essendo vero che lo si può estrarre e poi
vedere solo con mezzi industriali, e altrettanto vero che,
ingegnandosi un pochino, sia possibile anche a livello amatoriale e
senza particolari mezzi ricavarne una piccola quantità senz'altro
gratificante. Questo ovviamente agendo in miniere caratterizzate da
solfuri auriferi.
8
Oro del rio Gorzente (anno
2018 foto
proprietà Vittorio
Mauri).
Potrei continuare con ulteriori "particolarismi" che
portano, come i già menzionati, ad aumentare significativamente il
valore del campione al di là delle sue dimensioni, come l'oro a filetti
(qui a lato) o, ancora, il rarissimo oro nativo su uvarovite (anziché
sul quarzo) che è stato trovato presso la
miniera di Praborna in Val
d'Aosta, ma per ora mi fermo qui, anche perché lo scopo di questa
pagina non consiste nel mostrare "cose ad effetto", bensì far
presente che sussiste "una questione di scelte": quantità o qualità? Qui
ho parlato di qualità e si tratta quasi sempre (non sempre) di
singoli oggetti veramente piccoli: non a caso esistono anche cercatori appassionati di micro, un mondo quest'ultimo un
po' misconosciuto, ma che in realtà comprende tantissimi
appassionati che conservano, per osservare al microscopio, le
magnifiche strutture nelle quali può concretizzarsi l'oro di quelle
dimensioni, rivelando così ai nostri |
occhi splendide caratteristiche non riscontrabili nei loro
"fratelli maggiori". Inoltre, va da sé che questa forma di
collezionismo sia di ben poco ingombro perché i campioncini possono essere
conservati, catalogati e tenuti in ordine in piccoli contenitori.
Per il "collezionismo da micro" vedi
ad esempio qui. |
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Approfondimenti di questa pagina
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