Sito di Zappetta Gialla sull'Oro.

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Oro alluv. caratteristiche

 

 

pubblicazione di Miniere d'Oro(2003) web.tiscali.it/minieredoro(2004) www.minieredoro(2006 / 2023)

 

 

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Premesso che l'oro alluvionale non è identico ovunque perché forma, spessore, dimensione e quant'altro variano sovente non solo di fiume in fiume, ma possono anche cambiare nell'ambito dello stesso corso d'acqua a seconda dell'area di ricerca prescelta (e questo è appunto il "bello", perché a mio avviso il tutto diventerebbe altrimenti monotono e noioso), in questa scheda, oltre a quanto sopraddetto viene pure descritto il suo modo di "comportarsi e reagire" quando si sta cercando di "catturarlo" con la nota canaletta (detta anche scaletta) o altri attrezzi che utilizzano comunque lo stesso principio fisico.

 

Proprietà e caratteristiche. Andando nello specifico, la maggior parte dell’oro contenuto nei sedimenti terrazzati (terrazzi auriferi) è costituito, quanto a numero di presenze, da scagliette piccole e sottili (flakes) che sono sovente impropriamente chiamate pagliuzze (paillettes in francese) la cui forma è molto varia, da grossolanamente quadrangolare a circolare, ovale, stellata, raramente allungata in forma di sottili pagliuzze. I loro bordi possono essere più o meno regolari o molto frastagliati, arrotondati o smussati, spesso con ripiegamenti su se stessi più o meno sviluppati ed evidenti e talvolta detto ripiegamento riguarda anche gran parte o tutta la superficie (a sandwich) e in qualche caso può essere ripetuto più volte, cioè su più strati, cosa osservabile con un microscopio perché "a vista" ci apparirebbero semplicemente lisce. Le dimensioni delle scagliette variano da microscopiche, cioè praticamente invisibili ad occhio nudo, sino a più di un centimetro, con prevalenza di polvere minuta e di elementi con diametro o massimo allungamento minore di 0,5 mm; discretamente abbondanti sono, comunque, elementi con dimensioni variabili da 0,5 a 1 mm, frequenti quelle con dimensioni da 1 a 2 millimetri, rare ma come già detto presenti quelle di maggior misura.

Se a occhio nudo la superficie appare liscia, al microscopio risulta invece essere sempre molto "bugnosa", martellata, talora con evidenti striature.

Come detto, data l’estrema duttilità del metallo e le inevitabili abrasioni dovute al trasporto, le scagliette sono comunque sempre molto sottili, con spessore (non dimensione) estremamente variabile da pochi micron a meno di un millimetro, ma naturalmente ci sono eccezioni, in particolar modo presso specifici fiumi ben conosciuti ed apprezzati dagli estimatori.

Tutto questo determina una grande variabilità di peso dei singoli campioni e, dato l’elevato peso specifico (16-19 a seconda della purezza), scagliette delle stesse dimensioni possono assumere pesi notevolmente diversi per le minime variazioni dello spessore, pur mantenendosi di norma molto bassi nell'insieme: infatti ai fini del peso assoluto delle singole particelle, l’estrema sottigliezza finisce per annullare gli effetti dell’alta densità specifica che ha l'oro.

Le scaglie con spessore maggiore invece cominciano ad assumere significativa consistenza granulometrica e di conseguenza pesi assoluti di un certo rilievo; da notare a questo proposito che le loro dimensioni sia in quanto a spessore, larghezza eccetera tendenzialmente diminuiscono mano a mano che ci si allontana dalla loro "fonte" (non del fiume, ma del giacimento primario dal quale "scesero" nelle epoche remote) e questo perché "più strada fecero a quei tempi, più subirono varie percosse, schiacciandosi, frammentandosi e infine riducendosi ulteriormente. Per contro e al tempo stesso, se ci si avvicina troppo ai depositi primari di cui sopra solitamente non si trovano neanche tracce di questa tipologia di oro perché l'azione post - glaciale trascinò più a valle l'oro, minerali e materiali vari che formarono in tal modo i terrazzi auriferi; per la localizzazione geografica di questi ultimi (in Italia) basta inoltre dare un'occhiata alle relative mappe per rendersi conto che sostanzialmente si trovano tutti nell'area centro/settentrionale della Pianura Padana (cioé esattamente sulla sin. orogr. del Po, con qualche accenno, ma breve o isolato, anche sulla destra), tanto da formare quasi un "unico" enorme tavolato ricco del nobile metallo (vedi area punteggiata).

I corsi d'acqua che attraversano o lambiscono un qualsiasi terrazzo aurifero contengono  ovviamente anch'essi oro alluvionale, idem dicasi per i loro fianchi o rive e in questi ultimi, a seconda dell'andamento del fiume (sostanzialmente sue curve e corrente) si formano com'è noto le "Punte", cioè isolate concentrazioni di materiale pesante, tra cui l'oro nelle dimensioni e peculiarità già descritte e il primo obiettivo dei cercatori "da fiume" consiste infatti nel riuscire ad individuare dette Punte per poi sfruttarle al meglio con i consueti attrezzi (canaletta, batea ecc.).

 

 

Quando si lava. Nel corso dei lavaggi, le caratteristiche di singole scagliette possono determinare anche grandi difficoltà del loro recupero: le particelle d’oro più piccole e sottili ad es. tendono a “galleggiare” per effetto della tensione superficiale, fenomeno che aumenta se sono "sporche" (cioè con presenza di grassi e di argilla) e che rende problematico il recupero di questo cosiddetto “floating gold”; più problematico ancora è invece l‘effetto "vela" provocato dalla corrente d’acqua su scagliette di maggiori dimensioni, le quali, a seconda del loro (evidentemente molto poco) spessore e della velocità dell’acqua, vengono trascinate anche a notevoli distanze.

Per quanto detto, non è sempre vero che in corrente d’acqua le scagliette di maggiori dimensioni, cioè più larghe, precipitino prima di quelle più piccole (come ad es. sostenuto erroneamente da Herail nel 1984), anzi l’esperienza insegna che polvere e scagliette minute precipitano prima e, nel corso dei lavaggi, il loro recupero è maggiore rispetto alle scagliette più grandi. Del tutto inapplicabili sono poi i vari teoremi sulla precipitazione dei minerali comunemente presenti in alluvione, basati su peso specifico e diametro: a parità di diametro, infatti, una scaglietta d’oro, essendo sottile per sua natura, può pesare meno di un granulo di minerale a medio ed elevato peso specifico, come quarzo (2,6), granati (3,4 - 4,3), ilmenite (4,7), magnetite (5,2) ecc.

 

Tutto questo porta alla giusta e ovvia conclusione che per le "nostre" ricerche amatoriali il corretto (o meglio, il migliore possibile) posizionamento della canaletta è a dir poco fondamentale: si dovranno assolutamente evitare in essa rigurgiti o ribollii dell'acqua, come si dovrà accertarsi di tanto in tanto che il materiale versatovi  venga distribuito dall'acqua uniformemente in tutta la larghezza della stessa senza tendere invece ad "ammucchiarsi" su un fianco o su un altro: insomma, la canaletta è uno strumento elementare che segue leggi naturali ineluttabili e molto efficienti, (vedi nota in basso), ma solo se gestita "amorevolmente", con cura e attenzione perché altrimenti una parte dell'oro finirà senz'altro con l'uscire a valle della medesima, insieme all'acqua e allo sterile.

 

Da notare al riguardo che l’esperienza insegna che il recupero dell'oro è (in proporzione, beninteso) maggiore quando si tratta poco materiale con i soliti mezzi artigianali (cioè batea, canaletta, setacci ecc.) e invece molto minore quando si opera industrialmente anche se con attrezzature e macchine sofisticate.

 

 

ALCUNI ESEMPI:

 

 

Oro del fiume Ticino

Scagliette del Ticino, qui su carta millimetrata: l'oro di questo fiume, come si nota (foto) , è generalmente molto piccolo, ma si tenga conto che individuando delle buone "Punte" risulta allora abbondantissimo, tant'é che viene giustamente considerato uno dei migliori fiumi italiani "da oro" in assoluto.

 

 

 

 

 

Scagliette d'oro del Ticino.

Ancora una foto sull'oro del  Ticino, la quale in questo caso mostra singoli campioni dalle dimensioni già più interessanti (rispetto alla media di quel fiume), ritrovamenti comunque non "rarissimi", ma realizzabili.

 

 

 

 

 

Oro alluvionale, sue caratteristiche a seconda dei fiumi.

Scagliette del fiume Adda: il contesto aurifero di questo fiume è del tutto analogo (dimensioni ecc.) a quello del Ticino e a livello storico venne forse, anzi probabilmente scoperto prima di quest'ultimo. E' una foto che ho messo con lo scopo di evidenziare ritrovamenti più "grossi" del solito e questo per ricordare che possono sussistere sempre delle "graditissime eccezioni" e varie sorprese a confermare la regola! 

 

 

 

 

 

Elvo pepita.

Elvo: "scordate per un attimo" questa immagine perché  presso questo corso d'acqua, famoso anch'esso almeno quanto il Ticino, la tipologia di oro che vi si trova normalmente è costituita dalle classiche scagliette, anche se va detto che qui le misure delle medesime rinvenibili siano più "elastiche", nel senso che se ne possono trovare di più grosse; inoltre, siccome in un suo tratto (non a caso il più "ricco" ) l'Elvo fiancheggia  il noto anfiteatro morenico creatosi allo sbocco della Val d'Aosta nelle epoche post - glaciali (la Bessa) offre la pur rara possibilità ( ...con molta fortuna) di trovare anche piccole pepitine come quella che vediamo qui sopra (ovviam. ingrandita).

 

 

 

 

 

Oro del fiume Orba.

L'Orba è forse un caso un po' a parte sia perché pur trovandosi sull'opposto fianco orografico del Po rispetto "ai soliti noti" abbonda ugualmente di oro, sia perché detto suo oro, a seconda dei luoghi di ricerca prescelti, può variare nelle dimensioni e nello spessore da piccolissimo a ben grosso nelle dimensioni e nello spessore, anzi in taluni casi le scagliette alluvionali risultano tra le più spesse d'Italia. Va inoltre ricordato che nella parte superiore di questo fiume vi affluiscono numerosi torrenti e torrentelli che contengono tracce d'oro nativo (tipologia aurifera molto rara e ricercata nel nostro Paese) perché  territorialmente fanno parte del Gruppo di Voltri.

 

 

 

 

L'Orco, che in tempi non lontani veniva pure chiamato 'Eva d'or (il ché spiega già tutto) è sempre stato ritenuto, per le ricerche, il fiume più rilevante del Canavese, l'area geografica posta all'estremo nordovest del depos. alluvionale e, soprattutto, molto più vicina ai depos. primari rispetto ai corsi d'acqua sopradescritti: questo fa si che in questo fiume ed altri della zona vi sia anche oro particolarmente "spesso" sino ad assumere le sembianze di una pepitina.

Qui sopra, un campione dell'Orco.

 

 

 

 

 

 

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