Dai tempi più
remoti diversi
autori si sono spesi con argomentazioni (non di rado piuttosto
"acrobatiche") sull'oro della Bessa, area che nell'antichità
fu oggetto di voluminose e fruttuose ricerche aurifere delle quali
sussistono ancora evidentissime testimonianze in zona.
Già
Strabone, Aristotele, Plinio ecc. ne parlarono diffusamente nella loro
epoca,
ed altri ancora in tempi un "pochino meno antichi", come ad
esempio Nicolis De Robilant nella seconda metà del 1700, personaggio
quest'ultimo che ebbe ruoli di primo piano per la ricerca dell'oro in
Italia (ma le cui reali capacità furono probabilmente piuttosto
sopravvalutate), sino a giungere alla nostra epoca che vede ancora di
tanto in tanto il
divulgarsi di nuovi testi risultanti da corrispettivi studi più o meno
validi, a seconda delle circostanze, come ad es. il libro di Mario Scarzella "L'oro della Bessa e i Vittimuli"
(1973) o quello di Micheletti "L'immensa
miniera d'oro dei Salassi", uscito nel 1976.
Riferendoci
a quelli più recenti, quello sopramenzionato di Micheletti è molto noto (e considerato), ma se ne
confrontiamo i contenuti con determinate altre colte pubblicazioni odierne non ci
sarà difficile notare limiti e inesattezze del medesimo che talvolta sono
addirittura "basilari", quali ad es. il fatto che l'autore fa
collimare erroneamente i cantieri dei Salassi (in realtà situati sul
fronte merid. dell'anfiteatro morenico) con quelli della Bessa (che furono
invece opera dei romani); a tal proposito basta infatti leggere le
prime righe della recentissima pubblicazione di G. Pipino "L'oro del
biellese e le aurifodine della Bessa" (2012) per rendersi conto
che le cose non solo si svolsero con altre popolazioni interessate
rispetto a quanto riportato da Micheletti, ma anche in altro modo per quel
che riguarda i metodi di sfruttamento.
Tra l'altro Pipino conobbe
personalmente Micheletti per motivi di lavoro (quest'ultimo era ingegnere
capo del distretto minerario di Torino) e ne riconobbe sicuri entusiasmi e
passione per l'argomento che però al tempo stesso portavano lo stesso
autore del libro che ne conseguì a conclusioni
improbabili o tutte da vagliare, e questo a causa del troppo
tempo dedicato dal medesimo agli studi teorici e d'ufficio piuttosto che
alle
indispensabili ricerche pratiche "sul campo".
In
ogni modo fu proprio Micheletti a stimolare Pipino ad avviare ulteriori studi sul
contesto storico della Bessa e questi, dal canto suo, lo fece ben
volentieri perché nel frattempo si era decisamente appassionato alla questione.
Tale passione portò il geologo ad importanti contatti con altre persone
dedite all'argomento, tra cui ad es. Giacomo Calleri, autore del
fondamentale "La Bessa. Documentazione sulle aurifodinae romane nel
territorio biellese"
con cui condivise anche alcune delle sue ricerche sul territorio;
sostanzialmente, talvolta con lui, le altre invece per proprio conto,
effettuò per anni approfondite ricerche sull'oro della Bessa ed i risultati
di tutto questo li troviamo oggi descritti nel libro del 2012
sopramenzionato. Alcuni di questi esiti erano in effetti già stati riportati
qua e là nell'ambito delle sue precedenti pubblicazioni sulla ricerca
dell'oro, ma molti altri sono invece del tutto inediti: in pratica si tratta
nell'insieme di un libro che raccoglie, per una più facile e razionale
consultazione, un po' tutta la trattazione sistematica della
questione.
L'argomento
secondo me è ricco di fascino per molti motivi: basti pensare ad es.
all'enorme quantità di materiale che venne trattato a quei tempi ed alla
necessaria organizzazione al merito, oppure all'eventuale sussistere di sue
zone più ricche rispetto ad altre e per quale motivo, o ancora, quali
fossero esattamente le popolazioni che occupavano il territorio in
quel periodo. Per non parlare naturalmente del primi interrogativi scontati
e che vengono spontanei, cioè, quanto oro vi fu trovato? E perché c'era? E
quanto ne è rimasto?
A questi interrogativi potrete trovare risposta negli approfondimenti
qui a lato, tenendo presente che anziché limitarmi a riportare la
descrizione delle sole teorie più accreditate, ho preferito invece rendere
consultabili anche quelle per così dire "alternative" o meno probabili, di
modo che ognuno possa vagliare le diverse interpretazioni su questo
incredibile (ma vero) contesto aurifero riguardante il nostro Paese e trarre
proprie conclusioni.