Il fiume o
torrente Elvo nasce nei pressi del Monte Mars e
del Mucrone per dirigersi gradualmente verso la piana del
biellese, dove va a fiancheggiare il territorio della Bessa, località famosa per gli antichi e fruttuosi sfruttamenti auriferi che vi vennero fatti intorno al sec. e primo secolo a.C.
Non appena oltrepassata quest'area, all'altezza di Cerrione il suo
andamento vira in misura significativa verso occidente e va ad inoltrarsi
nelle risaie vercellesi per poi confluire (da destra) nel Cervo nei pressi di Collobiano (VC).
Il fiume Elvo dove scorre "fianco
a fianco" con la Bessa.
Più o meno tutti i corsi d'acqua interessati da quest'ampia
zona sono in qualche misura auriferi, ma l'oro presente nelle acque e
nelle sponde dell'Elvo lo collocano giustamente tra i fiumi italiani più
meritevoli per la ricerca e a proposito di quest'ultima va detto che il
suo tratto più "ricco", sia come quantità sia come qualità
(dimensioni delle scagliette), è localizzato non a caso proprio
nella "fascia " in cui comincia a lambire la menzionata Bessa e
a costeggiarla fino più o meno all'area di Cerrione, località quest'ultima
dove si possono ancora trovare campioni dalla misura ragguardevole,
fortuna permettendo. Sempre per lo stesso motivo, anche i suoi immissari
(affluenti) minori risultano generalmente più "generosi" laddove
territorialmente poco distanti dal materiale morenico sopraddetto.
Portandosi più a valle, cioè oltre Cerrione, l'Elvo
continuerà ad essere aurifero, ma le dimensioni delle sue scagliette
diverranno via via sempre più esigue, mentre agendo nella zona di cui
sopra ci sono possibilità di rinvenimenti anche significativi
non solo
per quanto riguarda il totale del trovabile, ma anche e soprattutto per
le dimensioni occasionali di qualche singolo campione (vedine un
es.) e
questo da un lato grazie al citato terreno limitrofo di per sé stesso, ma
anche per via delle varie operazioni di scavo, smottamenti e spostamenti
di materiale che vennero eseguiti nel medesimo in tempi antichi.
Non per questo bisogna però escludere a priori
il suo tratto inferiore, perché pur essendo lì il suo oro generalmente
più fine (eccezioni a parte) è al tempo stesso assai diffuso e ci sono
diverse sue zone molto frequentate per la ricerca, come ad es. presso Carisio ecc.
ALTRE NOTE (da
Pipino). I torrenti della zona, affluenti diretti o indiretti
dell'Elvo, sono notoriamente auriferi, ma è da notare che cominciano ad
esserlo quando attraversano sedimenti morenici e alluvionali. L'oro comincia
a diventare abbondante, nell'Elvo, fra Mongrando e Borriana, non tanto
perché vi confluiscono gli altri rii, ma perché in questa zona il torrente
principale lambisce i depositi fluvioglaciali laterali dell'anfiteatro
morenico d'Ivrea e, soprattutto, il materiale di discarica delle
aurifodine della Bessa. Quasi al termine di questa confluisce l'Olobbia
che la costeggia a lungo, in direzione nord-sud, e concorre ad aumentare
la ricchezza dell'Elvo: in passato questo torrente (la Lobbia) era
noto, ed apprezzato, soprattutto per la presenza di oro granuloso, quindi
più pesante, che evidentemente proveniva dal terrazzo aurifero intonso che
si sviluppa lungo il suo versante destro. Dopo la confluenza, l'Elvo si
mantiene aurifero fino allo sbocco nel Cervo, sebbene le particelle
diventino sempre più piccole e sottili.
I tenori sono ovviamente molto vari e dipendenti dalle condizioni, più o
meno ideali, dell'alveo: alcune punte possono presentare concentrazioni di
più decine di grammi per metro cubo, ma questi singoli posti assai raramente raggiungono o superano i 5
metri cubi in totale.