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A
livello scientifico, quando si
parla di oro alluvionale del nostro Paese, non ci si riferisce esclusivamente a quello
che troviamo sulle sponde dei fiumi (questa ne è solo una piacevole
conseguenza) o torrenti italiani, ma a tutto l'oro distribuito letteralmente nel terreno
interessato (zona punteggiata in giallo) dalla mappa schematica presente in questa pagina ed il cui
motivo della formazione (deposito) è riassunto in breve nel riquadro
sulla destra. |
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L'oro
alluvionale, come già ampiamente descritto (e più esaurientemente) in
diverse schede
(ad esempio la 1
e 2) proviene dalle erosioni
di rocce e loro filoni di quarzo aurifero che sono avvenute alcuni
milioni di anni fa, quando durante il risaputo
processo post glaciale iniziò lo sgretolarsi e conseguente smottamento a discendere
dell'immensa quantità di ghiaccio che a quei tempi
occupava interamente le diverse valli aurifere del Nord Italia. Con
questo evento, tutto il materiale che fu trascinato insieme al
ghiaccio, non solo formò durante il percorso ampie morene laterali (nel
nostro caso è celebre quella della Bessa), ma soprattutto
si distribuì a raggiera e in misura abbastanza uniforme in tutto il
territorio che oggi noi chiamiamo Pianura
Padana.
Una volta definito questo concetto, che è veramente fondamentale, può
risultare facile
(e giusto) capire come mai attualmente in quasi qualsiasi prato della
citata Pianura Padana ci sia, frammisto al terriccio, un pochino d'oro proveniente
dalle vallate di cui sopra, ma distribuito in percentuali minime rispetto a tutta la rimanenza (cioè lo
sterile). Sulle rive dei
fiumi invece, lo si trova in una "forma concentrata" ed il motivo è
semplice: durante le piene primaverili l'acqua si alza, la forza/impeto della
corrente asporta una parte del terreno delle sponde e poi lo ri-deposita con
criteri selettivi, secondo il peso specifico del materiale e da questo ne deriva che in determinati tratti
delle rive
troveremo materiale molto pesante (cioè le cosiddette Punte) e in altri
invece sarà molto leggero (sterile).
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In questa
area sussiste appunto oro
alluvionale, grosso o piccolo, abbondante
o invece meno frequente a seconda delle
zone; al di
fuori di questo contesto geografico in Italia non esiste detta tipologia
di oro, quindi non si può trovarne, ma
questo non
significa che necessariamente nei torrenti delle altre zone o regioni non ci sia oro,
semplicemente occorrerà indirizzare i propri obiettivi alla ricerca di
possibili tracce d'oro
nativo, pur sempre nell'acqua e che tra l'altro a livello di collezione
è molto più apprezzato e pregevole rispetto al "comune"
alluvionale sia perché meno omogeneo di quest'ultimo (che infatti al di
là di caratura e dimensioni si presenta sostanzialmente sempre allo
stesso modo, cioè in
scagliette) sia per la sua ben più rara e difficile reperibilità.
Infatti
trovare questa tipologia di oro non è per niente facile, o meglio, in
sostanza
tutto dipende dal fatto che esistano o meno filoni di quarzo aurifero in zona ed
inoltre è fondamentale che l'oro contenuto
in detti filoni sia del tipo nativo, cioè quello ben visibile ad occhio
nudo e di varie dimensioni, anziché quello altrimenti ricavabile dai
solfuri in forma polverulenta e ben
di rado rintracciabile nei corsi d'acqua.
In Italia i
filoni con oro nativo non sono certo molti e questo è un altro fattore che ne aumenta
la pregevolezza: tra quelli conosciuti, i più noti si trovano in Val
Gorzente (ad es. interessantissimi a tal proposito in quell'ampia
zona alcuni
tratti dell'omonimo torrente o del
Rio Secco ed ancor più del torr. Piota) e in
Val d'Ayas, ma anche in alcune altre località fortemente
aurifere e caratterizzate per lo più da solfuri auriferi presenziano isolati
filoni con oro nativo, come ad esempio presso Crodo (lì però molto
piccolo) ecc.
C'è inoltre
da dire che oltre ai filoni auriferi di vario tipo ormai
territorialmente riconosciuti ne possono esistere altri ancora da
individuare: sicuramente non si tratterebbe di nuove vaste
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aree aurifere italiane ancora da
scoprire (questo ormai è già stato fatto), ma piuttosto di singoli
filoni, casi isolati non ancora notati, ma non per questo a noi meno
utili e a tal proposito merita qui
considerare (mettendo a frutto anche se in un certo senso per motivi
opposti, come vedrete) uno dei sistemi che usavano qualche secolo fa per
trovare detti filoni. In pratica, sotto la guida dell'esperto di turno, operai con
tanto di batea (gli orpailleurs, ai tempi di Robilant) quando
individuavano tracce di oro nei torrenti, li risalivano
gradualmente, sempre lavando ed appurando che il metallo
continuasse a presenziare; quando finivano i ritrovamenti dell'oro che i tramestii geologici
avevano rilasciato nel torrente significava
che la fonte (giacimento
primario,
cioè il filone di quarzo aurifero) era stata da poco oltrepassata e che
occorreva dunque cercare d'individuarla in quella zona.
Riferendoci
invece a noi, il ragionamento da fare è praticamente all'inverso:
dobbiamo agire in torrenti montani posti nelle vicinanze di filoni
quarziferi o
antiche miniere dei quali ci è
già nota
l'esistenza (anche solo per
sentito dire) e questo discorso vale per qualsiasi area italiana. Si può anzi
praticare l'attività pure dove personalmente non si sa se ci siano o meno
filoni,
anche se ovviamente in questo caso le ricerche diventano più dispersive e meno
probabilistiche, ma tutt'altro che impossibili: un es. in questo caso in
un certo senso lo abbiamo col torrente Segnara (in omonima valle)
perché contiene significative tracce d'oro nativo (vedine un ritrovamento
del 2013) pur attraversando un area che al tempo dei lavori fu più che
altro considerata per i suoi modesti contenuti di solfuri auriferi che come
già detto solitamente sono a noi assolutamente inutili (...ma
evidentemente in quei paraggi c'è anche il filone con oro nativo dal
quale
deriva, per motivi geologici, il metallo che è adesso nel corso d'acqua).
Parlando in
generale è importante che il fiumiciattolo sia (ora o nei
tempi) oggetto di una discreta corrente d'acqua; al tempo stesso
sarebbe utile che quest'ultima al momento della nostra ricerca (ma questo solo
per comodità) sia invece contenuta e se poi lo si trovasse,
occasionalmente, addirittura asciutto |
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come nel caso della foto (purtroppo
poco definita, lo so), allora
sarebbe il "non plus ultra", ma si tratta naturalmente di
un caso piuttosto raro.
Il modo di
comportarsi al merito, come già detto, non ha qui più nulla a che
vedere coi sistemi solitamente in uso per l'oro alluvionale: bisognerà
invece operare nel letto stesso del torrente scandagliandone il fondo
con attrezzi adeguati (un lungo paranchino, una piccola ma robusta pala
ed un'altra con manico perpendicolare per agevolare il pescaggio
nell'acqua o nella fanghiglia) rivolgendo particolare attenzione al materiale depositatosi
intorno
ai grossi macigni. In sostanza lo scopo sarà quello d'individuare dei nidi
nei quali si siano raggruppati minerali (oppure oggetti pesanti), cioè
magnetite, pirite, eventuali bulloni o ferri vari a seconda dell'area
interessata, situazione ideale per
trovarvi anche l' oro se ne esiste in zona e sarà quindi fondamentale
effettuare
un'attenta indagine preliminare, in più punti con sola
batea, analizzando il concentrato
che via via si ottiene, prima di decidere
l'andito esatto in cui dedicare l'attività.
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N.B. c'è
anche una breve pagina rivolta a questa tipologia di
ricerca.
N.B. c'è anche una
pagina che mostra l'oro ancora
su quarzo lavando. |
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