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Descrizione del fatto

 

 

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La prima parte di questa scheda, fotografie comprese, é l'estratto di un colto articolo di Francesco Corni apparso su "Pagine della Valle d'Aosta" (n°4,1996) della Priuli & Verlucca Editori e si spera di non averne qui alterata la qualità. Essa descrive il processo post-glaciale che interessò la Val d'Aosta e conseguenti aree geografiche poste a valle di essa ed è un ottimo esempio valido anche per tutte  le altre regioni italiane che sono oggi interessate da depositi di Oro Alluvionale.

 

 

Elemento base e "principio di movimento" del sistema glaciale é il < bacino di circo> dove un accumulo di qualche chilometro quadrato converge verso il suo punto più basso; Il peso della massa determina inevitabilmente sugli strati più profondi una spinta sufficiente a conferire al ghiaccio elasticità e movimento verso valle. La differenza di temperatura tra giorno e notte, ad alta quota,é tale da incrinare le rocce più compatte. L'acqua, filtrata nelle fessure,di notte gela allargandole e staccando dalle pareti pietrisco di ogni dimensione che,se oggigiorno si accumula in ghiaioni e pietraie,a quei tempi veniva invece inglobato dal ghiaccio che occupava le valli. Questo materiale,sottoposto a pressioni enormi agiva nei confronti sia del fondo che dei lati del letto glaciale come i denti di una raspa,scavando sempre di più e spostandosi a valle ad una velocità media indicativa di 12 km. l'anno. In questo modo i diversi bacini laterali portavano lentamente il loro apporto (ghiaccio e detriti) al fondovalle, confluendo infine con quello della vallata principale per proseguire,come da schizzo, verso le pianure del Nord Italia.

 

 

Dove oggi sorge Aosta (vedi foto a seguire),cioè alla confluenza della vallata principale che inizia ai piedi del Monte Bianco con la valle del Gran San Bernardo (a destra) il ghiacciaio raggiungeva la sua massima larghezza, circa 3500 metri per uno spessore di 800. Scendendo più a valle, verso Montjovet o Bard, dove questa si restringeva particolarmente, aumentavano spessore,velocità e conseguente forza di erosione conferendo al fondovalle un profilo a "U" molto marcato come  ad esempio si riconosce ancor oggi nella piana di Arnaz, dalle pareti laterali alquanto levigate, quasi verticali e senza alcun resto di deposito morenico (quest'ultimo proseguì trascinato dai ghiacci  per andar poi a formare la "Bessa", nei pressi di Ivrea).

 

 

Il,paragrafo di cui sopra costituisce un eccellente descrizione di quel che "accadde all'oro" durante il periodo delle glaciazioni e si può sostanzialmente dire che tale esempio (qui riferito alla Valle d'Aosta) sia sicuramente valido anche per ogni altra vallata montana d'Italia. In pratica, l'oro alluvionale che noi oggi troviamo in determinati spazi della pianura padana provenne in tempi remoti dalle vicine o lontane valli; inoltre, il criterio con cui esso infine si ridepositò non fu affatto casuale, bensì dettato dalla natura, da i processi di cui sopra, e da questo ne deriva che più ci si è vicini alla morena originaria più è possibile trovare il metallo in dimensioni fisiche ragguardevoli, mentre allontanandosi da queste le singole scagliette d'oro diventano di norma più piccole (perché sottoposte a ulteriori stress) ma, in cambio, più uniformemente distribuite nel terreno. Infine, anche se al classico cercatore la cosa forse poco importa visto che nell'ambito dei fiumi lo si trova sulle sabbie superficiali, sta di fatto che nel terreno circostanziale alla fonte odierna dell'oro che troviamo noi lavando, il metallo è al contrario disposto quantitativamente in stratificazioni relative alla profondità: in sostanza, se quando troviamo le cosiddette punte "giuste" non occorre minimamente scavare per rintracciare lo strato ottimale, nell'ambito di prati e terreni l'oro invece varia mano a mano che si scende verticalmente ed aumenta in determinati livelli di profondità localizzati.

Ricordo infine, cosa già detta in altra pagina, ma che mi sembra meriti tenere a mente e indipendentemente dal discorso di cui sopra, che in ogni torrente che solca la propria incassata vallata alpina (se aurifera) si possono ancor oggi trovare tracce, più o meno grosse di oro nativo: questo sino al fondovalle di detti torrenti e relative valli, luogo in cui, dirigendosi verso la pianura iniziò invece appunto in epoca glaciale la distribuzione nel terreno dell'oro di origine alluvionale (cioè le  scagliette). P.S. Se vuoi, lascia questa sezione storica e vedi invece alcune delle tante località fluviali in cui si può trovare Oro a tutt'oggi.

 

 

 

 

 

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