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Quello che segue è l'avvincente testo dell'articolo
di
Giancarlo Villa apparso sulla rivista Minerama nel 1978; si tratta
di pagine che al momento della pubblicazione produssero un forte impatto
e diedero vita a una nuova generazione "amatoriale" di cercatori d'oro
in Italia.
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Considerata l'importanza del contesto, ho dapprima
riportato qui per esteso tutta la parte scritta (per una più rapida
consultazione), mentre negli approfondimenti a destra ci sono in
sequenza le quattro pagine nella loro versione originale, con relative
foto ecc. |
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Cercatore d'oro: una definizione piena di affascinanti
fantasie. Fa subito pensare alla California di cent'anni fa, con i
pionieri che abbandonano ogni lavoro per correre, armati di pala,
piccone e padella, lungo le rive dei fiumi Sacramento e American a
setacciare la sabbia del greto in cerca di pagliuzze o pepite del
giallo, prezioso metallo. La chiamavano la "febbre dell'oro" e
sembrava che come malattia fosse definitivamente scomparsa sessant'anni
oro sono lungo le rive di altri fiumi, nelle gelide e deserte terre del
nord del continente americano, il Canada, fatto la sua ricomparsa a cominciare dal 1973 quando i
giornali di tutto il mondo annunciarono, a carattere cubitali, il
progressivo aumento del valore dell'oro. Dai 35 dollari l'oncia doveva
toccare la punta massima di 200 dollari, 4000 lire il grammo, il 30
dicembre '74.
In Italia l'oro si trova nel settentrione, proveniente
maggiormente dalle falde del Monte Rosa ove sono localizzati giacimenti
primari. E' anche presente nelle colline moreniche e nelle pianure sino
al Po, frantumato e schiacciato dagli antichi ghiacciai in movimento.
Queste pagliuzze vengono poi strappate dai fiumi finché si depositano
nel greto dando luogo ai cosiddetti giacimenti
secondari. Dai giacimenti
primari dunque si ricava oro
nativo, da quelli secondari oro
alluvionale. |
Oro nativo, ossia oro puro su matrice quarzosa, si può
trovare solo a Brusson in Val d'Ayas. Qui c'è una miniera d'oro
abbandonata, e cercando nelle sue discariche ai fortunati può accadere
di trovarne su matrice di quarzite bianca. Per cercarlo non occorre una
tecnica particolare: basta una piccozza per muovere e frugare tra i
sassi della discarica.
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Nell'antichità molti sfruttarono le miniere delle valli
del Rosa, dall'altipiano morenico la
Bessa, nei pressi di Ivrea. Nella
ricerca |
Oro di faglia
trovato nella miniera di Brusson dall'autore del sito (z.g.). Il
campione misura circa 15 x 10 cm. e gli è infine (2017) stimato
qualche etto
d'oro. |
di oro da collezione è però meglio escludere tali
possibilità. Infatti nelle miniere come Arbaz e
Pestarena l'oro non è
visibile ad occhio nudo, perchè si trova in membrane sottilissime nelle
suture dei cristalli di pirite e arsenopirite. Per i cercatori quindi
niente da fare. Conviene invece dedicarsi all'oro
alluvionale.
Che le sabbie dei fiumi piemontesi e lombardi della riva
sinistra del Po siano aurifere è cosa nota sin dai tempi antichi. Nei
secoli scorsi, specialmente nel Canavese, chi esercitava la
"professione" di cercatore d'oro si guadagnava da vivere con
una certa agiatezza. I vecchi ricordano un periodo particolarmente
redditizio dai primi del 1900 al 1920, come da foto a lato e che
riguarda il Ticino, quando un grammo valeva 75 lire.
Media giornaliera di un cercatore in Piemonte era appunto di un grammo
al giorno, mentre una giornata lavorativa di un bracciante veniva pagata
solo 25 lire. Allora furono in molti a scegliere la strada dei fiumi. Oggi questa generazione è praticamente scomparsa, ma
qualcuno di questi veterani non ha saputo resistere alla tentazione di
rivelare gli accorgimenti di quel lontano, segreto, affascinante
mestiere. La passione ha contagiato altri. Ha così preso il via un
nuovo hobby, faticoso, ma salubre e soddisfacente.
I fiumi di maggior interesse sono l'Orco, che attraversa
il Canavese,, quindi l'Elvo, poi il Ticino e tutti gli altri della riva
sinistra del Po. I tratti migliori sono quelli in pianura. Il periodo
buono è quello di magra, quando rimane scoperto il greto della curva
interna del fiume: è lì infatti che si trova l'oro.
Ad un cercatore d'oro solitario sono sufficienti piccozza,
pala e padella. Se invece si è in gruppo, almeno tre persone, si
ottiene un miglior risultato attrezzandosi con scivolo, setaccio, un
asse per il ponte e alcuni secchi per il trasporto del materiale
setacciato (vedi la scheda "Attrezzatura",
nota di Z.G.). Nella ricerca bisogna tralasciare le curve di gomito del
fiume, scegliendo invece le più ampie (vedi la scheda "Dove
cercarlo", nota di Z.G.). Una volta nel greto della curva
si considera solo l'inizio di questa. Appena fuori il corso normale
dell'acqua si sollevano i grossi sassi seminfossati: se sotto essi si
presentano nerastri dalla sabbia melmosa e scura è segno che il punto
è buono, data la concentrazione di magnetite.
Come si procede allora? Una volta rimossi i grossi
ciottoli si raccoglie il materiale sottostante nella padella di ferro,
la si immerge nell'acqua, con le mani si rimescola facendo uscire lo
sporco e si gettano i ciottoli più grossi. Poi inizia il lavoro più
difficile. Da questa fase in avanti l'operazione richiede una certa
pratica. Al materiale rimasto nella padella insieme all'acqua, occorre
imprimere movimenti centrifughi alternandoli con movimenti che
progressivamente eliminano il materiale stesso. Il movimento centrifugo
è necessario a fare depositare l'oro sul fondo in virtù dell'elevato
peso specifico che questo possiede (vedi la scheda "Come
si usa la batea", nota di Z.G.)
Il materiale si elimina aggiungendo acqua, avendo
l'accortezza di immergere e togliere la padella tenendola inclinata a
trenta gradi. Ridotto al minimo il contenuto nella padella, si procede
ad isolare l'oro. Si aggiunge acqua chiara, appena il doppio del
materiale rimasto, quindi con lenti e sapienti movimenti rotatori, che
vanno ripetuti sino alla completa separazione, l'oro appare.
Anche per raccoglierlo c'è una tecnica particolare: si
asciuga la punta del dito indice, quindi la si preme sulle particelle di
oro rimaste isolate e visibili nella padella. Così raccolte vanno
inserite nell'imboccatura di una bottiglietta contenente acqua che il
ricercatore deve sempre portare con sé. Un abile movimento e l'acqua
trascina con sé l'oro al sicuro nel fondo della bottiglietta. quindi si
ricomincia con un'altra "padellata". |
Quando il cercatore non sia solitario, ma in gruppo, si
provvede a setacciare parecchio materiale passandolo con un setaccio a
maglie da 1/2 cm. Si colloca lo scivolo a listelli trasversali
nell'acqua corrente e si fa cadere sull'estremità a monte di esso il
materiale setacciato, da un'asse messa di traverso. In questa maniera si
sottopone in pratica il materiale ad un "prelavaggio
selettivo", che utilizza l'acqua corrente. Il materiale trattenuto
dai listelli, nel giro di qualche ora, verrà quindi lavato nella
padella seguendo il procedimento già indicato.
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Articolo di G. Villa
(da me reso conforme alla grafica del Sito). |
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Approfondimenti di questa pagina
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