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Pagina
della sezione Ovadese
oro nei fiumi. Vedi
le miniere
di questo distretto |
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Che i fiumi, terreni, rocce
dell'ovadese (e zone
limitrofe) siano marcatamente auriferi è cosa risaputa dall'antichità,
ma quello che forse è un po' meno noto ai cercatori amatoriali di oggi
è il fatto che si tratta di un distretto minerario che occasionalmente
offre anche particolari ed interessantissime giaciture di depositi primari e secondari (vedi
ad es. le miniere del Gorzente o l'oro del
Rio Secco). Per quanto
riguarda le sue quantità aurifere e riferendoci in questo caso all'oro
"da fiume", che è l'argomento trattato in questa sezione,
queste variano nettamente di torrente in torrente, anzi di territorio in
territorio (area) pur rimanendo sullo stesso corso d'acqua; sono inoltre
innumerevoli i possibili anditi di ricerca perché lungo le vallate ed i
rilievi locali, oltre ai torrenti più vistosi scorrono vari ruscelli,
anche piccolissimi, che sono potenzialmente auriferi.
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L'oro
ovadese, inteso nella sua varia distribuzione nei
terreni (quindi senza riferirsi alle punte dei fiumi in cui, essendo
numericamente più concentrato, può mostrarsi anche con campioni di dimensioni
più
ragguardevoli) si presenta solitamente in sottili scagliette d'un bel
colore giallo che difficilmente superano il millimetro di diametro, ma
non mancano eccezioni, soprattutto nelle regioni interessate dal Piota,
dal Gorzente e anche dal fiume
Orba. A proposito di quest'ultimo, particolarmente valida è la sua zona
vicina e susseguente a dove gli
affluisce il Piota, cosa d'altronde anche dimostrata dalle due
relazioni di gita svoltesi a Silvano e
Capriata.
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Quelle che seguono sono alcune note in generale su come l'oro sia sostanzialmente
distribuito nell'ambito della Val d'Orba e sue vallate contigue, quali ad
es. la Val di Stura, di Lemme, del Piota eccetera.
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Iniziando dall' Orba,
di cui abbiamo già parlato, si può aggiungere che percorrendone geograficamente il corso a partire dalle sue sorgenti,
sia il torrente sia lo specifico avvallamento che lo contiene diventano
auriferi solamente da Ovada in poi, cioè in tutto l'ampio tratto che
intercorre da questa cittadina sino alla confluenza col Bormida;
particolarmente valido, anche per le dimensioni del trovabile, il suo tratto da Ovada fino a Silvano
d'Orba, mentre proseguendo più a valle ed avvicinandosi quindi al
Bormida, pur essendoci ancora diventa via via sempre più piccolino. Lo Stura
invece si mostra interessante nella zona compresa tra Gnocchetto ed
Ovada: beninteso, possono pur sempre accadere eccezioni o "nuove
scoperte", ma in sostanza questo è quanto risulterebbe finora.
Nella bassa piana del torrente Piota
possono aversi tenori superiori al grammo per metro cubo di sedimento
generico e da questo è facile dedurre che, cercando sul fiume una
"punta" adeguata (dove cioè il materiale pesante si sia
concentrato) si possono trovare quantitativi più che meritevoli: da
notare ad esempio che tra Silvano d'orba e Capriata sono state trovate
grosse scaglie d'oro ripiegate più volte su se stesse e che se fosse
possibile "riaprirle", raggiungerebbero i loro
originari cinque e più centimetri di lunghezza...
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Avendo
prima accennato al Piota, mi viene in mente un discorso che ritengo sia
fondamentale per ottenere una panoramica chiara di cosa si possa
riuscire a trovare in quello ed altri corsi d'acqua locali. Intendo dire
che non bisogna dimenticarsi della presenza "nutritiva" dei vari filoni
auriferi situati a monte di questi torrenti: si tratta di filoni che, in
ere geologiche passate, arricchirono i vari cosiddetti terrazzi alluvionali
che si formarono un bel po' più a valle per ri-deposito di tutto il materiale asportato in epoca glaciale.
Questo, come già sappiamo è in sostanza il motivo per cui vi sia l'oro
alluvionale, ed al tempo stesso spiega perché detta
tipologia di
oro (scagliette) non presenzi risalendo
eccessivamente i fiumi; in
cambio però, nel caso di diversi torrenti ovadesi (ed il Piota la sa
lunga al merito, vedi foto a lato, ma
anche es. in generale) viene fuori la possibilità di trovare pagliuzze, granuli d'oro nativo liberi o ancora uniti al quarzo. Questo
naturalmente risalendo i corsi d'acqua e avvicinandosi dunque alla
"fonte mineraria", la quale può consistere non
necessariamente in una miniera già nota e sfruttata, ma anche in filoni
auriferi affioranti conosciuti o meno: capita addirittura, e non di
rado, che alcuni di
questi attraversino i fiumi stessi ed abbiano così, nel tempo,
liberato parte di quel che contenevano.
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Optando per questo tipo di ricerca, a seconda dei posti è
probabile che convenga allora abbandonare del tutto le metodologie
solitamente in uso per trovare l'oro alluvionale per comportarsi
invece conformemente a come
descritto in altro paragrafo del sito( vedi oro nativo nei torrentelli).
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Vedi
se vuoi la sezione miniere
di questo distretto. |
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