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Il Torrente Orba, come tutti i suoi affluenti montani, ha origine al centro del complesso ofiolitico noto come Gruppo di Voltri, costituito prevalentemente da rocce ultramafiche (lheorzoliti e serpentiniti), metagabbri, prasiniti, anfiboliti, eclogiti, calcescisti e quarziti. La parte superiore del suo corso, dalle sorgenti del Faiallo fin presso Molare, presenta elevata pendenza ed è molto irregolare e profondamente incisa, con un tipico andamento a meandri incassati dovuto all'intensa fratturazione delle ofioliti attraversate. Dal territorio di Molare, fin oltre Ovada, esso attraversa rocce sedimentarie appartenenti al Bacino Terziario Piemontese, la pendenza è molto meno elevata, l'alveo è più ampio e meno irregolare, e sono presenti estesi lembi di depositi alluvionali recenti ed attuali.
Analoghe caratteristiche presentano lo Stura ed il Piota, che mescolano le loro alluvioni a quelle dell'Orba, la prima ad Ovada e la seconda a Silvano d’Orba.
Lo spessore dei depositi alluvionali è molto irregolare a causa dell’accidentalità del substrato ed alla presenza di pinnacoli corallini; esso non supera, in questa zona, i 10 metri. Oltre che negli alvei attuali se ne osservano sottili livelli su terrazzi di erosione di origine recente. Alluvioni antiche affiorano con una certa consistenza solo nella regione Orsecco, tra Roccagrimalda e Predosa.
La potenza dei depositi alluvionali dell’Orba comincia a crescere, seppure in modo irregolare, a valle di Silvano. Dopo la strozzatura formata dalle colline di Capriata e di Predosa, la valle si apre, la pendenza si addolcisce ulteriormente e i depositi, alimentati anche dai torrenti Albedosa e Lemme, aumentano gradualmente di spessore (da trenta ad oltre settanta metri) fino alla confluenza nella Bormida.

Nella zona che ci interessa, le alluvioni sono composte da ciottolame sciolto, piuttosto grossolano, con matrice sabbiosa e in genere senza visibile stratificazione. Quest'ultima comincia a comparire nella larga fascia alluvionale posta sulla sinistra dell’Orba, tra S. Giacomo e Predosa, ove è evidenziata da livelli decimetrici a diversa granulometria e dalla presenza di limitate, ma frequenti lenti di argilla. I ciottoli possono raggiungere diversi decimetri di diametro, e saltuariamente se ne osservano con diametro superiore al metro (vedi al proposito ricerche nella storia). La loro composizione è in relazione alle rocce affioranti nel corso dei rispettivi torrenti. Le alluvioni del Piota sono prevalentemente costituite da serpentiniti e lherzoliti con minori quantità di calcescisti e prasiniti; rari gli elementi di altre rocce mafiche, affioranti questi in limitate lenti negli alti bacini della Piota e del Gorzente (metagabbri, anfiboliti, rodingiti, ccc.); elementi carbonatici, presenti in percentuali scarsissime, sono da mettere in relazione alla presenza di limitate masse carbonatiche, ma soprattutto ai livelli di brecce carbonatiche (Brecce della Crosazza) posti alla base dei conglomerati che ricoprono in più punti il massiccio ofiolitico. Nelle alluvioni della Stura, calcescisti e prasiniti associati a quarziti prevalgono sulle ultramafiti; analoghe proporzioni, rispetto al Piota, presentano gli elementi di rocce mafiche e carbonatiche. Nell’Orba, anfiboliti ed eclogiti assumono discreta abbondanza e sono pressappoco in eguale proporzione delle ultramafiti; scarsi i calcescisti e le prasiniti; praticamente assenti gli elementi carbonatici. Questi assumeranno una certa consistenza molto più a valle, in corrispondenza della confluenza del Lemme.
La sabbia è composta dagli stessi elementi dei ciottoli; essa è molto abbondante e raggiunge, talora superandolo, il 40% del volume totale.
I ciottoli, ad eccezione dei calcescisti, sono sempre poco o nulla alterati, ma sulla superficie dei depositi più estesi e consolidati può svilupparsi una sottile coltre siltoso-argillosa di alterazione che localmente costituisce dei suoli agricoli difficilmente superiori al metro di spessore. Il livello della falda freatica, nei depositi più estesi, si trova a pochi metri di profondità e varia molto in funzione della distanza dell’alveo e del regime delle acque.
Le alluvioni dell’Orba e dei suoi affluenti Piota e Stura sono notoriamente ricche di minerali di ferro, dovuti questi al disfacimento di anfiboliti e serpentiniti ricchissime di magnetite, ilmenite, ecc. Questi minerali, ben riconoscibili per il loro
colore nero, possono raggiungere e superare il 5% in peso nelle sabbie ed aumentano fino a raggiungere e superare il 15% in peso nella frazione con diametro
inferiore al millimetro.
Eccezionalmente, in alcune lingue di sabbia concentrate naturalmente dai corsi d'acqua, la percentuale di magnetite, con subordinata ilmenite, può salire fino ad oltre il 50%. A questi due minerali si associano comunemente piccole quantità di
altri minerali con alto peso specifico, oro compreso.

 

 
 

Numerosissime operazioni di arricchimento "in situ" e in laboratorio, eseguite con l’ausilio di macchinari ideati e messi a punto da chi scrive (in questo caso il dot. Giuseppe Pipino) hanno consentito di concentrare la frazione con peso specifico superiore a 3 nelle alluvioni di tutta la zona, raccolte anche a varia profondità. I concentrati pesanti, nella frazione con diametro inferiore al millimetro, variano dal 2 al 10% in peso nelle alluvioni più grossolane e possono raggiungere il 20% nei depositi più sabbiosi.
Essi sono costituiti in gran parte dalla magnetite, che rappresenta sempre il 70-80% del tutto. Altri costituenti, secondo numerose separazioni elettromagnetiche eseguite nei laboratori Sibit-Montedison di Spinetta Marengo sono dati da Ilmenite per il 10-15%, granati per il 5-6%, granuli elettromagnetici misti per il 4-5%, e amagnetici per l’1-2%.
La magnetite è molto pura e di buona qualità: contiene il 59,6% di ferro, 2,46% di silicio, 2,82% di magnesio, 2,62% di cromo, 0,26% di manganese, 0,28% di titanio, 0,46% di alluminio, 0,20% di nickel e 0,079% di calcio. arsenico, fosforo e zolfo sono presenti in piccolissime tracce, e cioè rispettivamente 0,0006%, 0,006% e 0,007%.
Anche l'ilmenite è di ottima qualità. E' costituita dal 50% circa di ossido di ferro e dal 40% circa di ossido di titanio; contiene circa l’uno per cento di manganese e non presenta tracce apprezzabili di cromo, né di fosforo o calcio.
I granati sono in prevalenza di tipo grossularia-andradite, di un bel colore rosso
scuro; hanno elevata durezza (circa 7 della scala Mohs) e non presentano sviluppato arrotondamento, anzi sono di frequente molto scheggiati.
I granati elettromagnetici misti, separati ad intensità comprese tra 1 e 4 Ampères, sono rappresentati da anfiboli, pirosseni, epidoti, scarse lamelle di ematite e numerosi granuli composti, quali quarzo ed ilmenite, rutilo con magnetite, ecc.
I minerali amagnetici sono rappresentati da rutilo e zircone, con oro e rari solfuri metallici. Presenti, talora, anche granuli di quarzo e di feldspato sfuggiti al lavaggio iniziale, e pezzettini di piombo, frammenti dei pallini da caccia e dei piombi da pesca che abbondano in maniera impressionante nei concentrati pesanti con diametro superiore al millimetro.
L’oro è presente in sottili scagliette di un bel colore giallo, le quali difficilmente
superano il millimetro di diametro e i 3-4 milligrammi di peso. Non mancano comunque, specie nelle alluvioni del Gorzente, della Piota e in quelle dell’Orba prossime alla confluenza della Piota, scagliette con diametro di alcuni millimetri. Lo
spessore delle scagliette è piuttosto vario, ma sempre sottile: il rapporto tra diametro, in millimetri, e peso, in milligrammi, può variare da 1 a 10. Rari sono i
granuletti, per lo più spugnosi, e rarissimi quelli arrotondati con superficie levigata: la pepita più grossa che ho personalmente rinvenuta, nell’Orba presso Silvano, ha diametro di 4-5 millimetri e pesa 717 milligrammi. Tra le scaglie, ne ho rinvenuta una ripiegata in due e del peso di 812 milligrammi e lunga 18 millimetri.
E’ da tenere presente che non sono state effettuate campionature in prossimità dei giacimenti primari, ove è possibile trovare sporadici pezzi d'oro di maggiori dimensioni, ma (in cambio) vi mancano depositi alluvionali di una certa estensione con contenuto d’oro elevato e omogeneo.
Alcune analisi hanno permesso di stabilire il titolo dell’oro alluvionale, nelle parti più fini e pulite. Esso è composto dal 90% di Oro, 8% di argento e 2% di altri metalli. Tra questi ultimi sono stati riconosciuti il rame (0,34%) e lo zinco (0,10%), mentre non sono state riscontrate tracce apprezzabili di platino, nichel, piombo, manganese e ferro. Il minor contenuto d’argento, rispetto ai giacimenti primari, è normale ed è dovuto al fatto che questo metallo tende ad essere idrolizzato durante la lunga permanenza in acqua.

 

Il contenuto d'oro è vario nei vari tipi di deposito alluvionale; praticamente assente nell’Orba a monte di Ovada, l’oro è presente in tracce apprezzabili, ma non molto interessanti dal punto di vista economico, nella Stura, da Gnocchetto ad Ovada, e nell’Orba tra Ovada e Silvano. Nella bassa piana del Torrente Piota
possono aversi contenuti di oltre un grammo d’oro per metro cubo di sedimento, ma i depositi alluvionali sono molto irregolari e non molto estesi; su di essi inoltre, sono in atto numerosi piccoli insediamenti industriali che renderebbero problematico un tentativo di coltivazione su grande scala. Molto più interessanti sono i depositi dell’Orba da Silvano fino alla Bormida, ove l’oro è sempre presente, anche a diverse profondità. Il contenuto varia da pochi milligrammi al grammo per metro cubo di sedimento e si hanno estese zone ove esso si mantiene praticamente costante con una media di alcune centinaia di milligrammi: in altri paesi sono ritenuti economici depositi con tenori variabili da 100 a 200 milligrammi d’oro per metro cubo di sedimento.
Un'eventuale coltivazione dell’oro dell’Orba potrebbe inoltre essere integrata, con grandissimo vantaggio economico, dall’estrazione dei minerali di ferro e di titanio, e anche del granato, che rappresenta un ottimo abrasivo. Ogni metro cubo di sedimento contiene infatti, oltre all’oro, da 20 ad oltre 100 chilogrammi di magnetite, da 2 ad oltre 20 chilogrammi di ilmenite e da 2 ad oltre 10 chilogrammi di granato. Ce n’e quindi d'avanzo per affermare che estesissime porzioni dei depositi alluvionali dell’Orba, ove sono stati riconosciuti tenori medi di 3-400 milligrammi d’oro per metro cubo di sedimento, considerando anche solo profondità di 10 metri, costituiscono dei giacimenti molto interessanti dal punto di vista economico. Essi potrebbero essere coltivati con grande vantaggio degli imprenditori e del Paese, a patto che vengano impiegati grandi mezzi finanziari e tecnici, e che vengano superate le carenze legislative e le lungaggini burocratiche che impediscono una seria programmazione dei lavori.

                                                                                 Giuseppe Pipino
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