Sezione
storia aurifera del Gruppo di Voltri, cioè Ovadese, Val Gorzente
ecc.
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I
testi di questa pag. provengono dal
libro evidenziato, in
accordo
con l'autore, e in seguito qui adattati secondo le esigenze del sito senza alterarne la
sostanza.
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Verso
la metà del 1800, accurate ricerche sul posto effettuate dall'ingegnere
delle miniere C. Baldracco rendevano nota la presenza in zona di diversi
filoni auriferi, caratterizzati questi da una matrice quarzifera dal
colore piuttosto ocraceo e le cui analisi davano per risultato
interessanti contenuti non solo di pirite
aurifera, ma evidenziavano
anche la presenza di occasionali pagliuzze d'oro
nativo, isolate dunque
dai solfuri. Va detto che la notizia non era cosa nuova, ma questo
servì comunque a ridestare l' interesse minerario per la zona, tant'è
che pochi anni dopo vennero richiesti diversi permessi di ricerca e
rilasciate varie concessioni al merito, quali ad esempio le due
riguardanti i territori nei pressi delle località Parodi e Casaleggio.
Queste si trovavano poco distanti l'una dall'altra: la prima, denominata
concessione di Alcione e Maggetta, si estendeva dalla cascina
"Ferriere Superiori" sino al rio Tugello, mentre la seconda
occupava lo spazio compreso fra le tre cascine Mond'Ovile, Ferriere
Inferiori e Ferriere di Mezzo (detti posti sono riconoscibili sulla
carta che segue).
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I lavori estrattivi che ne conseguirono confermarono le aspettative, ma la
mancanza di fondi necessari al progressivo sviluppo dei cantieri fece
desistere il primo concessionario (Donati), il quale cedette l'attività
e dopo un paio di passaggi sostanzialmente burocratici questa fu
impugnata dalla società francese Antonio Nicolas, di Marsiglia, che subito si attivò alla
realizzazione di edifici, mulini per l'amalgamazione e
quant'altro fosse
necessario per uno sfruttamento cospicuo. |
Nel
1852 questi dissero di aver individuato diversi filoni molto ricchi
nell'alveo del Rio Moncalero (vedi se vuoi la sezione
dedicata a questi fiumi auriferi) e presentarono anche domanda per la
concessione di una nuova miniera d'oro situata sui territori di
Casaleggio e Mornese, più precisamente nelle località Cascinotto (o
Cassinotto) e Moncaliere. Le coltivazioni al merito non ebbero fortuna e furono
inoltre interessate da contese legali per conto di ricercatori a loro
precedenti che rivendicavano diritti di proprietà su parti di quei lotti.
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Qualche
anno dopo vennero inoltre fatte ricerche, per conto stavolta dell'ingegnere L. Marsala, in tre località e cioè nel luogo detto
Frasconi (situato a sud della concessione Moglia - Ferraio), nella
masseria detta Sella ed anche nelle proprietà del cardinale Spinola
presso Capanne Marcarolo.
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Si
tratta però questo di un periodo i cui fatti non ci sono stati
tramandati storicamente e, a livello di documentazione, bisognerà attendere la fine della seconda
guerra d'indipendenza per poter disporre di qualche altra informazione
utile, quale ad esempio una breve ma interessante nota apparsa sulle
pubblicazioni di Statistica del Regno d'Italia, la quale ci dice che
L'analisi di alcuni minerali provenienti da questi filoni ha dato da 63
a 175 gr. d'oro per tonnellata. Beninteso, non tutti i filoni mostrarono
alle analisi dati così allettanti, ma nell'insieme l'area di cui stiamo parlando fu
riconosciuta più che degna d'attenzione; non a caso le miniere sopra
accennate, seppur tra alti e bassi, furono riattivate da altri
interessati e nel contempo vennero eseguite anche ricerche in altre
località limitrofe, come ad esempio presso Tandivere, Giasetto e Le
Rocche, situate queste tutte a sud della miniera Frasconi.
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Uno
dei problemi maggiori che limitava lo sviluppo di questi ed altri
cantieri (e che intorno al 1880 portò quasi all'abbandono delle
ricerche) era dato dalla mancanza assoluta, in val Gorzente, del granito
necessario per la costruzione dei molinelli di amalgamazione tipici
della Val d'Ossola. Il contesto è documentato sulla Rivista del
Servizio Minerario (anno 1885) in cui a proposito di qualche filone o
suoi solfuri si dice inoltre che "...il tenore in oro, accusato da
analisi, arrivando ad essere superiore ai tre grammi per quintale,
conforta a non perdere di vista questa impresa".
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Tre
anni dopo detta pubblicazione, venne costituita la Società anonima delle
miniere del Corsente, la quale si adoperò nella miniera di
Cassinotto:
si scavarono gallerie, pozzi e discenderie per un totale di 267 metri; venne anche piazzato il binario per
trasportare il minerale sino allo
stabilimento della Lavagnina, dove questo veniva ora trattato con nuove
metodologie di amalgamazione. I lavori proseguirono fino al 1899, anno
in cui, per il calo del rendimento le miniere d'oro della val
Gorzente furono dichiarate abbandonate.
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L'ingegnere
Primard. L'ing. Primard, già attivo in val
Gorzente, individuò interessanti giacimenti auriferi anche nelle valli Piota
e Stura, per cui nel 1853 venne costituita la cosiddetta "Società
Franco-Sarda per le miniere d'oro di Ovada", rivolta questa
alla "coltivazione dei terreni ed arene aurifere degli Appennini,
nelle Provincie di Acqui e di Novi".
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Nel 1855 detta società ottenne sia la concessione delle due miniere d'oro
Ovada e Belforte (rispettivamente n°1 e n°2 su carta
in altra pag.), situate rispettivamente sulla sinistra e
sulla destra orografica del torrente Stura, sia alcuni permessi di
ricerca riguardanti la valle del Piota. |
E' importante considerare che in tutto questo distretto minerario
(val
Gorzente compresa) il materiale aurifero utile, per via della sua
tipologia di giacitura, poneva da sempre problematiche e soprattutto
costi particolari per trattarlo, per cui era sempre necessario cercare
di concentrare le attività solo nei posti economicamente più validi,
altrimenti le spese sopraccennate avrebbero reso svantaggioso lo
sfruttamento industriale. I tre anni di gestione
delle miniere d'oro del Gorzente avevano inoltre convinto il Primard che i
procedimenti finora usati non avrebbero consentito un sufficiente
recupero dell'oro in questi nuovi cantieri ovadesi, per cui egli decise
di mettere lì in atto un sistema di sua invenzione per trattare il materiale
nello stabilimento che nel frattempo avevano costruito sulle rive dello
Stura. |
Venne
dunque iniziato lo sfruttamento
dei filoni auriferi nella zona di Belforte e si estesero le ricerche anche in zone
più o meno limitrofe, rivolgendo particolare attenzione alla val
Gargassa ed all'alta val Visone, ma i lavori procedettero sempre
piuttosto lentamente e questo sia per mancanza di fondi sia per complicazioni
legali e burocratiche che s'interponevano di continuo, tant'è che dette
problematiche avranno alla fine la meglio e sei anni dopo la
sua costituzione la Società Franco-Sarda decretò il proprio
scioglimento. |
In ogni caso, altri concessionari continuarono l'attività
scavando alcune gallerie e numerose trincee a cielo aperto nella zona
collinare posta sulla destra orografica del torrente Piota; inoltre,
sulle rive di questo costruirono anche un piccolo stabilimento di
amalgamazione. Quando questi abbandonarono a loro volta il campo, altri
ne arrivarono e poi altri ancora: anche in tempi a noi non lontanissimi
vi furono interessati che operarono in zona, ma più che di coltivazioni
vere e proprie si è quasi sempre trattato di ricerche atte a
localizzare e sfruttare piccole vene particolarmente ricche, onde
ottenere il massimo rendimento possibile, e questo per il motivo gia
sopradescritto: in pratica, per uno sfruttamento industriale vantaggioso
era indispensabile non scendere oltre il tenore dei 4 grammi d'oro per
ogni quintale di roccia lavorata. |
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1)1965
circa, un progetto.
2)Mineralizzazione
e altre note. |
Per passare invece ai luoghi di ricerca in uso
oggigiorno in zona, clicca
qui. |
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