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Quando
pur senza cercarla si trova casualmente "ammaliante" pirite
gialla, un antico
detto suona così: hai trovato l'oro degli stolti. Questa definizione
suona però senz'altro esagerata perché se non si conoscono ancora bene i due
minerali (ad esser precisi il primo è un minerale ed il secondo un
metallo) credo sia del tutto normale lasciarsi momentaneamente ingannare
non solo dalla pirite, ma anche da altri minerali che in determinate
circostanze (umidità, ossidazioni, vedi al proposito il caso della la
Mica) presentano colori simili a quelli dell'oro e questo soprattutto se
il campione in questione ha dimensioni piccolissime come ad es. semplici
punteggiature. |
La Pirite è sicuramente la causa più frequente
di detti equivoci, tant'è che il cercatore, pur dopo aver acquisito
la giusta pratica, la osserverà sempre con riverente attenzione
sperando ogni volta ... di sbagliarsi a suo favore! |
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Le immagini di questa pagina riguardano sia la
pirite (e suoi parenti stretti) sia l'oro, di modo che si possa fare
un immediato confronto, cosa che rende subito evidenti le grandi
differenze che sussistono tra gli oggetti in questione; va però
detto che quando in natura questi li si trova individualmente e non
si dispone quindi di un paragone, l'analisi a
vista talvolta è un po' meno semplice e immediata, ma per fortuna
si possono trovar valide conferme anche tramite l'analisi fisica,
cioè osservando come reagisce il contesto intaccandolo (o
asciugandolo, raschiandolo ecc). |
ANALISI A
VISTA. |
Premesso che per i campioni cristallizzati grossi
dubbi non se ne pongono di certo e in ogni caso le peculiarità
sotto descritte risulterebbero qui talmente più evidenti e
d'istantanea comprensione che non è neanche il caso di trattare
l'argomento, è invece utile considerare la normale condizione
spatica (massiccia, per intenderci) della pirite. Come già detto in
altre pagine l'oro è per lo più semplicemente giallo, talvolta un
pochino opaco o addirittura con tonalità quasi rossiccie e i suoi
momenti di maggiore luminosità li raggiunge curiosamente anzi
quando contiene incisive percentuali di argento,
mentre la pirite (se di colore aureo, perché laddove è grigia
naturalmente non sussistono incertezze) si mostra invece assai
brillante e "luccicante", tanto da riflettere la luce
letteralmente "a specchio" presso le sue (grosse o
piccolissime che siano) immancabili sfaccettature lucide e
lisce; l'oro in natura per contro non ha mai tale omogeneità
neanche nelle sue parti che ci sembrano più levigate, come ad
es. nel
caso provenisse da una
faglia, ma si presenta sempre in qualche modo articolato e d'aspetto
"grasso", cosa valida anche per le scagliette dei giacimenti
alluvionali (al limite guardandole con la lente come nel caso sulla
destra) e comunque per tutto l'oro in
generis. |
Osservando un campione di pirite massiccia e
rigirandoselo tra le mani si noteranno presto sia l'eccessiva
lucentezza sopra menzionata sia immancabili riflessi il cui giallo
dominante si
tradirà lasciando trasparire qua e là altrettanti più tenui ma
sicuri riflessi grigio-argentei metallici a lei tipici e che
costituiscono solitamente il primo e più evidente elemento
rivelatore. Qui a lato, pur
trattandosi di un cristallo, c'è un chiaro esempio di quanto
descritto: si noti l'alterazione di colore nel punto di
frattura. Per aggiungere altre note sul "confronto a
vista" si può ricordare la possibilità (non indispensabile)
che detti bagliori abbiano talvolta riverberi azzurrognoli,
verdastri o violacei: questo perché tra i "parenti
stretti" della pirite ci sono ad esempio minerali quali la
calcopirite, bornite eccetera che contengono rame il quale è
appunto la causa di queste ulteriori colorazioni; ma va bene
precisato che detti riflessi non devono esser certo confusi con le
pepite o pagliuzze che contengono forti percentuali d'argento o
altro (quando non si sono addirittura mercuriate nel tempo
stando a contatto col suddetto metallo, caso non raro per l'oro da
fiume) e rilasciano quindi chiazze con colorazioni grigie che però
sono solitamente opache. |
Per concludere ricordo che nell'ambito dei
depositi d'oro alluvionali (giacimenti secondari),
questi
solfuri si
presentano per lo più in forma polverulenta o minuta, mentre
operando in torrenti vicini a miniere o filoni (cioè giac. primari)
li si trova anche in massarelle e cristallini; agendo invece in
miniere o comunque direttamente sulle rocce, li si trova di
qualsiasi forma, dimensione, cristallizzati o meno, e non
necessariamente sul quarzo (perché non è la sua unica matrice). |
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ANALISI AL TATTO.
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L'oro come si sa è duttile e malleabile, da cui
ne deriva che percuotendolo non tende a rompersi, bensì a
plasmarsi, piegarsi e così via: ecco qui a lato uno splendido
campione che è cristallizzato a coda
di rondine
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(oro nativo ovviamente) trovato dall'amico di ricerche Dario
Vighetti. La pirite o arsenopirite invece si frantuma o
sbriciola in forme imprevedibili che danno come risultato molti
pezzettini di minore dimensione, aguzzi e lucenti: altre volte si
trasforma addirittura in puntini, sempre con lucentezza metallica,
appena più grandi della polvere e sempre di colore grigi, oppure
spesso basta anche intaccarla con un semplice spillo per poter
notare il repentino cambiamento di colore nel punto in cui si ha
agito (mentre l'oro, al di là di qualsiasi sua riduzione meccanica
rimane ovviamente sempre giallo). |
Pirite,
arsenopirite,calcopirite e bornite (minerali che allo stato spatico
possono sembrare assai simili se non si è degli esperti) sono tutti
dei solfuri, rispettivamente di ferro, arsenico, rame, ferro+rame,
ed essendo solfuri contengono quindi zolfo: dico questo perché se
li si colpisce, oltre a scaturire facilmente scintille (ma che di
giorno e all'aperto magari non si notano) emettono un significativo
odore di zolfo, fattori questi che non hanno nulla a che vedere con
le proprietà dell'oro e definiscono quindi definitivamente
l'impossibilità di essere scambiati per il prezioso metallo.
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Approfondimenti
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