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Il geologo - ricercatore Giuseppe Pipino in diverse pagine dedicate.

 

"Documenti minerari degli Stati Sabaudi" (di Giuseppe Pipino, tipografia Pesce, Ovada, 2010): per la descrizione di questo libro gentilmente fornitomi e messo a disposizione per il mio Sito dall'autore stesso, che qui ringrazio, trascrivo per esteso in questa pag. la sua "Premessa e Introduzione". Una curiosità: la mappa riportata in copertina, territorialmente si riferisce alla zona di confine tra i valloni di Gressoney, di Pisse e di Bors, con l'ubicazione di una miniera aurifera che fu concessa a Nicolis de Robilant (Archivio Storico dell'Oro Italiano) e che con i suoi tremila metri di "quota" costituisce la miniera d'oro più alta d'Europa.

 

   Premessa e Introduzione".

"Mentre per la maggior parte dei territori italiani c'è una carenza di materiale documentario relativo ad antiche attività minerarie, per gli antichi Stati Sabaudi il materiale è enorme, e le difficoltà di acquisizione e studio dei documenti consiste proprio nella loro abbondanza e ridondanza, in copie e richiami ripetuti più volte in fondi archivistici più disparati. La cosa è particolarmente evidente per il Settecento quando, a seguito del coinvolgimento diretto delle Regie Finanze in ambiziosi progetti di "generale coltura delle miniere" e, di conseguenza, degli ossessionanti controlli centralizzati, fu prodotta una mole di relazioni tecniche e di atti contabili, puntigliosamente soggetti a verifiche e registrazioni ripetute in vari settori della pubblica amministrazione. In questo periodo furono anche raccolti, copiati o annotati documenti precedenti, dei quali, forse, non sarebbe rimasta memoria.

Nonostante l'abbondanza documentaria, la scarsa saggistica piemontese sull'argomento si è basata, specie per il periodo suddetto, su pochi documenti, spesso ripresi da pubblicazioni precedenti; e va sempre più sviluppandosi la tendenza a riprodurre brani e opere intere pubblicate in passato, ricalcandone gli errori e le lacune, giungendo spesso a conclusioni "definitive" fatalmente destinate ad essere smentite dalla messa in luce di "nuovi" documenti. E questa abitudine sembra essere la regola anche per altri settori: non meraviglia quindi la sufficienza con la quale viene guardata, oltr-Alpe, la produzione storica della scuola torinese.

Dai documenti, oltre alla indiscutibile rilevante presenza, se non abbondanza, di minerali metalliferi, oro compreso, risulta, ad esempio, la presenza e l'antica raccolta di sale da giacimenti posti in territori controllati in qualche modo dall'antica popolazione dei Salassi, per cui è quanto meno discutibile la conclusione, di alcuni storici, secondo la quale il nome della popolazione non può derivare dal prodotto, in quanto non ce ne sarebbero depositi nei loro territori. Secondo DELLA CHIESA (1635) anche in piena Valle d'Aosta, precisamente in Valle Clavalita (val Clavalité), si sarebbe cavate alcune saline: di esse non si trova traccia documentaria, però nella valle sono ancora presenti i toponimi A. Salé e A. Salé superiore.

Per quanto riguarda la parte economica, nonostante alcune "conclusioni" nei termini suddetti, specie per la gestione statale del Settecento, essa è ancora tutta da valutare. E, per lo stesso periodo, due argomenti sono particolarmente degni di interesse e sono in qualche modo legati: la questione della compagnia inglese per le miniere di Savoia e l'opera del cav. Spirito Nicolis di Robilant, nonché la preparazione tecnica di questi. L'attività della prima e le sue presunte colpe vengono viste solo dal punto di vista statale, punto di vista che ad un sommario sguardo ai documenti appare subito estremamente interessato e prevaricatorio, con tutte le conseguenze del caso. Quanto a Nicolis di Robilant, dalle mie ricerche è risultata eccessiva la considerazione che si aveva nelle sue capacità tecniche ed è emerso che gli sono stati riconosciuti meriti non propri, quali l'istituzione della Scuola Mineralogica (1752), il Progetto di Generale Coltivazione delle Miniere (idem), la fattiva partecipazione alla fondazione dell'Accademia delle Scienze (1783), meriti che in gran parte sono desunti da una vecchia biografia, senza tener conto che questa fu dettata da suo figlio. Riguardo alla scuola, era però sfuggito che la sua realizzazione, dovuta ad Ignazio Bertola, rappresenta la prima istituzione formale di una "Accademia Mineraria" in Europa, e quindi nel Mondo, primato che da tempo si contendono le più famose scuole di Schemnitz e di Freiberg (PIPINO 1999).

Sempre a proposito di Nicolis di Robilant, va anche notato che la documentazione che lo riguarda mette in evidenza sconcertanti aspetti gestionali dello Stato piemontese di fine Settecento, in particolare le nomine clientelari degli alti ufficiali dell'esercito, cosa che non può non aver contribuito al tracollo dell'ancien regime. Egli fu certamente un brillante giovane ufficiale d'artiglieria, fino a 25 anni, ma fu poi assegnato stabilmente al servizio minerario, per 20 anni, e, fallita la gestione statale delle miniere, si ritirò a vita privata, per 18 anni: quale esperienza poteva quindi avere quando, nel 1788, per intercessione dei suoi vecchi compagni e per benevolenza del nuovo re, del quale era stato paggio di corte, fu nominato Luogotenente Generale di Fanteria e Comandante del Corpo Reale degl'Ingegneri, con l'incarico di potenziare le opere di difesa contro la possibile invasione francese, puntualmente verificatasi con la facilità che sappiamo? É questo, credo, un aspetto che andrebbe approfondito, ma non è mio compito.

Il mio intento è di segnalare ed illustrare documenti e notizie minerarie degli Stati Sabaudi, di vecchia e nuova acquisizione, da me annotati nell'arco di alcuni decenni, in vari archivi e, in misura ridotta, da fonti bibliografiche, ed ordinati non con velleità letterarie o storiografiche, ma per avere alla mano un rapido strumento di ricerca e di consultazione per la mia attività di prospettore minerario. E poiché questa ha riguardato principalmente l'oro, va da sé che ho prestato maggiore attenzione ai documenti e alle notizie che riguardano i depositi di questo metallo, veri o presunti, importanti o insignificanti.

Nella prima parte ho riassunto in ordine cronologico notizie varie ed atti ufficiali. Per il periodo più antico, dal Medio Evo alle Costituzioni del 1729, ho elencato tutto quanto è stato possibile raccogliere, e si tratta di notizie necessariamente variegate, quanto a natura e provenienza, e, talora, difficilmente inquadrabili dal punto di vista amministrativo; in molti casi, manca o non è stato trovato il documento originale, per essere stato deteriorato o smarrito, o semplicemente perché consegnato agli interessati, ma ne esistono spesso numerosissime trascrizioni, più o meno complete ed esatte, o soltanto annotazioni e richiami in documenti successivi o in bibliografia. Per il seguito ho tenuto conto soltanto, salvo qualche escursione, delle normative generali e dei permessi e concessioni ufficiali di scavo, rimandando alla descrizione dei fondi archivistici per la segnalazione e per sommarie descrizioni dell'enorme massa di atti diversi. Per quanto riguarda l'ancien regime, ricordo che buona parte degli atti ufficiali, riportati ripetitivamente in registri di natura diversa, sono stati integralmente pubblicati da DUBOIN e DUBOIN (1860): per quelli più recenti, la datazione diversa, di pochi giorni, è dovuta al fatto che gli autori citati indicano per lo più la data del parere favorevole della Camera, mentre io ho cercato sempre di riferirmi alla definitiva approvazione reale. L'elencazione dei Duboin mi esenta dal descrivere i termini delle concessioni che, grosso modo, si ripetono per secoli e sono chiaramente derivati dal diritto minerario germanico, salvo che per un aspetto fondamentale e significativo, tipico dell'assolutismo sabaudo: sia o non sia espressamente enunciato nei regolamenti generali e negli atti di singola concessione, il sovrano si riserva sempre il diritto di prelazione per quei giacimenti il cui sfruttamento può "convenire alle Regie Finanze". E la cosa vale in particolare per l'oro, per il quale i Savoia sembrano avere avuto, da sempre, una vera e propria "febbre". Sulla miniere gestite direttamente dalle Finanze, dal 1729 al 1800, mancano ovviamente i decreti di concessione, ma la documentazione relativa è enorme, specie per il periodo 1752-1769, e riempie molti fondi delle Sezioni Riunite dell'Archivio di Stato di Torino, in particolare gli Art. 215 e 216 dell'Archivio Camerale Piemonte e il Capo 20 della 2a Archiviazione. Di esse ho già trattato trattato brevemente (PIPINO 1999): ricordo che si tratta principalmente delle miniere di rame di Andorno, di piombo argentifero (e aurifero) dell'alta Val Sessera, d'oro e di rame della Val Sesia, di zolfo di Tortona, di oro della Valle di Challant ottenute, queste ultime, per acquisto dei diritti dal feudatario; ad esse vanno aggiunte altre miniere oggetto soltanto di pochi scavi, ma sottratte tuttavia, per lunghi periodi, all'attività privata, quali quelle di rame e di piombo argentifero del contado di Nizza, quella di solfuri misti di Prez San Didier (oggi Pré saint Didier), quella di rame e cobalto della Val di Susa, quella di rame della Valle di Lanzo. Esse saranno tutte rimesse in circolo, con concessione a privati, dopo il 1769, salvo riprenderne in carico qualcuna, assieme ad altre di nuova scoperta, dopo la restaurazione, periodo per il quale abbiamo comunque delle autorizzazioni amministrative formali, assimilabili a concessioni.

I vari permessi e le concessioni di scavo rilasciati da feudatari, dopo il 1729, sono segnalati, e descritti sommariamente, nei rispettivi fondi d'Archivio. In particolare, le concessioni dei conti di Challant sono ricavabili, con molti altri atti, dagli archivi aostani e, per quanto riguarda la miniera d'oro di Gressonei (Gressoney), dall'Archivio del Museo Storico dell'Oro Italiano; le concessioni e gli "affitti" per le miniere d'oro della Valle Anzasca si ricavano principalmente dall'Archivio Borromeo di Isola Bella, dal fondo notarile dell'Archivio di Stato di Verbania e da alcuni archivi parrocchiali e privati.

Durante il breve periodo francese, le poche concessioni note sono per lo più conferme di quelle precedenti, e sono riportate nel Bulletin des Lois e nel Journal des Mines, mentre per altre miniere non si giunse alla concessione a causa dei processi intentati dai feudatari, spogliati dagli antichi diritti e privilegi. L'attività era comunque molto ridotta, rispetto ai decenni precedenti, come evidenziato da rapporti ordinati e conservati dal nuovo governo francese, i quali si rifanno alle pubblicazioni di Nicolis di Robilant (1786 e 1788) che vanno però riferite ad un ventennio prima. Anche in questo caso, notizie relative sono ricavabili dai fondi archivistici specifici, cioè le foto-riproduzioni dell'Archivio Nazionale di Parigi, conservate nella prima sezione dell'archivio torinese, i fondi Governo Francese e Intendenza di Ivrea, conservati nelle Sezioni Riunite, i quadri dei dipartimenti del Po e della Dora, conservati al Museo Storico dell'Oro Italiano. Riguardo alle foto-riproduzioni, va notato che alcuni degli studiosi che le hanno consultate, come risulta dai registri, citano direttamente l'Archivio di Parigi.

Pure per le concessioni del nuovo regime (che comprende anche la Liguria), ho ritenuto sufficiente riportare l'elenco sommario, assieme alle normative emanate nel periodo, in quanto il testo completo si trova in pubblicazioni ufficiali (Calendario Generale, Repertorio delle Miniere), e rimando ancora alla descrizione dei fondi d'archivio per la segnalazione dell'enorme massa di altri documenti.

Ho visionato personalmente la documentazione conservata negli archivi pubblici piemontesi, negli archivi di Stato di Milano, Genova, Mantova, e in alcune raccolte private, fotocopiando, quando possibile, gli atti più interessanti. Per altri archivi mi sono rifatto a fonti a stampa e, per quanto riguarda quelli ultramontani, quasi esclusivamente alle elencazioni su Internet. Ho omesso qualche archivio privato anonimo, ricavato dalla bibliografia, per ovvia impossibilità di verifica: ne ho riportato qualche atto solo quando fotocopiato e conservato, in copia, all'Archivio del Museo Storico dell'Oro Italiano.

Per la documentazione più importante, conservata nelle due sezioni dell'Archivio di Stato di Torino, ho avuto come riferimento catalogativo la Guida ufficiale, salvo suddividerla nettamente nelle due sezioni e operando aggiustamenti ed integrazioni con dati che non vi sono riportati (es. numeri dei capi e degli  articoli), ma che sono indispensabili per una rapida e sicura richiesta di consultazione. Ho eseguito anche una prima catalogazione dei 13 mazzi "non ordinati" conservati nella prima sezione (Materie Economiche per Categorie, Miniere), che raccolgono atti di varia epoca, alcuni dei quali molto antichi e non ricordati in altri fondi.

Nella prima elencazione (fino al 1729) ho ritenuto di riportare anche i principali documenti di aree non ancora facenti parte degli Stati Sabaudi, ma prossime a diventarlo. In alcuni casi gli stessi documenti, acquisiti dopo l'annessione, sono conservati in copia negli archivi torinesi, in un caso vi si trova anche un interessante originale, della Val Sesia, sfuggito a quanti si sono interessati dell'area, pure se approfonditamente: mi riferisco alla bella, grande pergamena, con sigillo pendente, di concessione del governo milanese ad alcuni abitanti di Alagna nel 1593 (ASTo, Sez. Riun. C. 20 n. 122). Da notare che negli stessi archivi si trovano anche copie di concessioni rilasciate da governi esteri per giacimenti non sabaudi e non entrati a farne parte, evidentemente acquisiti per ragioni di confronto, nonché copie di leggi e regolamenti minerari "imperiali", come le ordinanze del 1553 dell'imperatore Ferdinando e il regolamento del 1747 della regina d'Ungheria (ASTo, Sez. Riun. C. 20 n. 122). Mi è anche capitato di trovare la copia originale, in latino, dei regolamenti minerari sabaudi del 1531 (ASTo, Sez. Riun., Art. 753 g 2), noti, prima, per le copie esistenti in fondi più specifici.

Per molti documenti rimando, talora con qualche commento, ad Autori che, a mia conoscenza, li hanno pubblicati o ne hanno dato estese informazioni. Altre notizie, su singoli giacimenti, sono ricavabili dalla bibliografia specifica, troppo vasta per poterla citare tutta: rimando, per questo, al Catalogo della Biblioteca del Museo Storico dell'oro Italiano (PIPINO 2009), in particolare alla raccolta di miscellanee (in originale e in fotocopia), suddivise per aree geografiche.

Per la comprensione di alcune misure riportate in documenti, ricordo che il rubbo, suddivisibile in 25 libbre, corrispondeva a circa Kg 9,221 a Torino, Kg 9,040 in Val Sesia, Kg 8,170 a Milano; il marco, utilizzato per i metalli preziosi, corrispondeva a circa 246 grammi a Torino, 235 a Milano, ed era suddivisibile in 8 once, queste in 24 denari, il denaro in 24 grani, etc."

                                                                                       Giuseppe Pipino

 

NOTA DI Z.G. Come già spiegato, questo libro ha lo scopo di indicizzare (rendere rintracciabili) molti dei documenti presenti nei vari archivi italiani: si tratta di un vasto elenco di situazioni minerarie (o ricerche dell'oro in generis) accompagnate ciascuna da  brevi note storiche che ne descrivono il singolo contesto e "l'indirizzo fisico" (cioè archivi ecc.) presso cui è depositato il cartaceo che le riguarda.

Nel Sito ho distribuito qua e là alcune di queste "note storiche" sia a titolo di esempio sia come supplemento informativo alle relative pagine (vedine indice) e trattandosi del risultato di una fondamentale compartecipazione del dot. Pipino i medesimi manterranno il Copyright d'origine in primis, oltre a quello del Sito.

 

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