Sito di Zappetta Gialla sull'Oro.

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Tanzania vostro racconto

 

 

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In questa pagina: oro, mercurio e diverse altre cose su cui non sarebbe male riflettere: insomma, una "descrizione di gita" (nel sito le chiamo così) che in questo caso meriterebbe però, come vedrete, definizione più adeguata ...

 

Gianfranco Lenti ci racconta qui alcune sue esperienze.

 

 

Un mini - reportage che include anche alcune foto, foto che in Africa non sempre é possibile fare...

 

SCAVI MINERARI A CIELO APERTO.

 

Viaggio in Tanzania, obiettivi: oro, diamanti,

e magari qualche bella tanzanite

(nella foto, scavi a cielo aperto).

 

 

Sbarcati a Dar es Salaam (siamo in tre) facciamo subito un giro di ricognizione fra i commercianti di gemme locali: l'assortimento é pietoso, i prezzi folli anche se ampiamente trattabili.

Abbiamo l'assistenza di un geologo locale, cui si aggiunge uno dei suoi professori e partiamo per una zona aurifera con una macchina di bodyguard (guardie del corpo per sicurezza. Nel viaggio impareremo a odiare il piccolo Suzuki travestito da fuoristrada, che però é adattissimo soprattutto per andare al supermarket o per portare i bimbi all'asilo: altro che per le piste africane!

Il lago Vittoria é stupendo e il traghetto ci permette di abbreviare di qualche ora (meno male!) la tortura della cavalcata.

La zona aurifera é presidiata dai militari, con tanto di ridicole sbarre e di impressionanti piastre chiodate. Niente foto, neanche pagando le solite birre perché i loro Khalashnikov sono "armi segrete"...

L'oro si trova tanto nei giacimenti primari, in quarziti molto ricche, quanto in strati alluvionali ed eluviali (vedi definizioni), a profondità fra mezzo metro e i tre metri circa, oppure in una roccia nerastra,  sassolini arrotondati di serpentino  che si raccolgono a fior di terra fra i banani. Ne raccolgo una manciata come souvenir. Due soli inconvenienti: bisogna poi macinarli (e sono duri) e raccoglierli dopo aver scostato l'erba .... evitando però di pestare la lLAVANDO CON ORO E MERCURIO PER FARE AMALGAMA.coda a un "mamba" perché é un serpente di pessimo carattere! Il metodo per lavare: i locali scavano (foto a lato) delle buche rettangolari, di solito senza armatura,  dalle quali estraggono velocemente ceste di limo aurifero sperando che nel frattempo non frani tutto o che la buca non si allaghi troppo in fretta, quindi accomunano tutto il materiale raccolto ed infine lo "trattano", a turni, col mercurio. Detto trattamento (si chiama processo di amalgamazione, vedine sviluppo e migliorie apportatevi nel tempo industrialmente) viene eseguito utilizzando un semplice catino, un secchio d'acqua e una cucchiaiata di mercurio mescolato A MANI NUDE (!!!) in ogni badilata di materiale.

Provo quindi ad offrire dei guanti di gomma al ragazzo che mescola il tutto, ripetendogli più volte che il mercurio é molto velenoso, ma lui mi sorride e rifiuta: loro sono "abituati" a fare così...

LAVAGGIO OROL'amalgama risultante viene infine venduto direttamente così, in palline di circa 12 grammi che i compratori appiattiranno a martellate per trattarlo poi con acido nitrico in un pentolino inox, sul fornello.

Nota. Se lo si desiderasse, si potrebbe ottenere un'estesa e fruttuosa concessione, ma é bene ricordare che siamo in Africa e i problemi sarebbero davvero considerevoli, oltre a una folle tassa del 20% che lo Stato ti imporrebbe sul prodotto.

 

 

Nuova zona di ricerca, vergine,

 e un'esperienza "sconvolgente":

 

individuiamo cinque vene d'oro in linee parallele di quarzite sotto un campo di granoturco. Ma le troviamo con due bacchette di metallo da rabdomante, che si divaricano orizzontalmente in corrispondenza delle vene, con una precisione da geometra del catasto. Io non ci credo e mi cedono le bacchette (vedine schizzo, descrizione ed altri dettagli) con le quali provo anch'io per una buona mezz'ora (foto a lato) e per tutta l'estensione delle vene: funzionano. Sia chiaro, non so dare nessuna spiegazione razionale e se non fosse successo a me non ci crederei!

 

 

 

Altra traversata e caccia ai diamanti.

Qui ci "pesca" un commissario che pretende i "diritti di ricerca", per la modica somma di 25 dollari a testa. Pietre piccole e di bassa qualità, ma esperienza interessante.

Infine, rientro a Dar, ma non prima che ci abbiano tagliato le gomme della macchina.; la nostra scorta si dilegua nel bosco ... "per difendervi meglio, Bwana"...

                               Gianfranco Lenti (che dispone anche di un proprio Sito).

 

 

 

 

 

 

 

Approfondimenti di questa pagina

 

Rabdomanzia oro

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Per la Rete. Oltre alle conseguenze nelle quali spesso s’incorre, tipo intervento da parte di terzi legittimamente interessati (un esempio), copiare o utilizzare contenuti d’altri siti porta quasi sempre a risultati screditanti per il proprio lavoro, soprattutto nel caso il materiale fosse tratto da web ben conosciuti e molto visitati i cui utenti, nel caso appunto ravvisassero (accidentalmente?) il contesto di cui sopra, considererebbero detta scopiazzatura come rivelatore della mancanza di buon gusto oltre che di idee nei confronti del gestore del sito in “odor” di plagio . In ogni caso si tratterebbe di un gesto che, al di la delle apparenze iniziali, non offrirebbe al proprio web alcuno sviluppo positivo per il semplice motivo che non è generato da un’azione costruttiva bensì passiva.  A mio modesto avviso, un sito per risultare interessante deve avere una propria personalità nella scelta dei contenuti e nel modo in cui questi vengono presentati: meglio ancora se caratterizzato da alcune informazioni non  facili da reperire. Altro che copiare da altri siti. Per il cartaceo. Talvolta vengo a sapere che qualcuno ha utilizzato paragrafi del sito nella stesura di qualche suo lavoro su cartaceo (libri ecc.): non mi riferisco certo ai seri scrittori e giornalisti che con una comune richiesta di autorizzazione via e-mail (la concedo sempre, salvo particolarismi) mi appagano anzi di soddisfazione per quanto concerne la mia attività in rete (e ciò mi basterebbe), ma piuttosto alle persone che pubblicano il contesto non solo senza chiedermene per semplice formalità il consenso, ma addirittura senza la buona educazione di citare, nel prodotto finito, il fatto di avere in qualche misura attinto anche dalle mie pagine. Non riporto per esteso le credenziali dei "maldestri autori" dei quali mi sono finora accorto perché ritengo che i loro nomi (e pubblicazioni annesse) non meritino qui di essere "pubblicizzati" in alcun modo, cioè esattamente al contrario e nel rispetto di come invece solitamente mi comporto con tutte le persone che mi contattano in simili circostanze e delle quali in seguito io segnalo appunto con piacere (è nell'interesse informativo del sito) la pubblicazione che li riguarda. Insomma, una questione d'impostazione e correttezza reciproca che tra l'altro può solo agevolare entrambi.