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In questa
pagina, oro del fiume Elvo (foto
e ritrovamento di
C.
Anzaldi) in una foto
adeguatamente ingrandita per poter vedere nei dettagli le sue
classiche scagliette appiattite che sono appunto tipiche dell'oro
alluvionale. Da notare che presso questo fiume, per semplici motivi
geologici (minor percorso compiuto durante gli spostamenti in
epoca post-glaciale) le scagliette in questione sono generalmente un
po' più spesse rispetto a quelle che ad es. si trovano di norma
sulle sponde del Ticino (anch'esso tra i migliori corsi d'acqua
italiani per la ricerca), ed ancor più se messe a confronto con
l'area territoriale utile del Po perché, come già detto, si tratta
di un concetto strettamente correlato alla distanza posta tra il
punto di origine del metallo (giacimenti primari, cioè filoni sulle
montagne ecc.) e quello dove ora
invece risiede
(giacimenti secondari). |
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Sempre riguardo l'Elvo e per gli stessi motivi di cui sopra, vi sono pure
state trovate delle rarissime, vere e proprie pepitine (vedi
un es.), cosa tra l'altro
avvenuta anche in tempi recenti; naturalmente, onde evitare troppo
facili illusioni, va precisato che si tratta di eventi isolati nei
quali, oltre alla necessaria bravura nel saper scegliere e
riconoscere il punto giusto o, meglio ancora, la zona più propizia
presso cui agire ... anche la fortuna ha senz'altro fatto la sua
parte.
Approfitto infine di questa bella fotografia per ricordare ai
neofiti che l'oro
alluvionale non ha certo il colore di quello che vediamo "in
oreficeria", bensì è più sbiadito e non brilla, ma è proprio come
qui sopra (al limite d'un giallo un po' più marcato finché ancora
umido) e questo per via degli schiacciamenti e maltrattamenti che
subì durante
il lungo viaggio che lo portò sino a dove noi oggi lo troviamo;
se infatti, al contrario, agissimo in miniera staccandolo dalla sua
matrice (salvo eccezioni, il
quarzo), lì l'oro ci apparirebbe in tutto il suo splendore e
lucentezza.
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Seguono alcuni commenti in
breve su questa foto, tratti da una mia pag.
Fb. |
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