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La Batea, o "padella" o piatto o gave ecc. fino
a qualche anno fa (ma vedi paragrafo a seguire e suoi
approfondimenti sulla destra) si presentava in due
tipologie, cioè quella con il fondo piatto (qui sotto e la più
usata
oggigiorno), oppure quella conica (foto in
basso, detta anche a cappello cinese). Tra queste personalmente
preferisco la prima perché, al contrario della conica, consente già
di visualizzare con una semplice scrollata la qualità del suo
contenuto prima ancora di arrivare alla fine conclusiva della |
"operazione di
"lavaggio". |
Intendiamoci, è una questione di gusti e preferenze che sono del tutto
individuali: |
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la
conica, che richiede movimenti piani e circolari onde far uscire
gradualmente e costantemente dai suoi bordi il leggero, permetteva dal
canto suo anche di inserire nel suo estremo fondo una piccola quantità
di Mercurio
il quale serviva a catturare ed
amalgamare
l'oro (cosa che sconsiglio vivamente per via della tossicità del
mercurio). A livello amatoriale le preferenze individuali privilegiano
di gran lunga la padella a fondo piatto, la cui
tecnica d'uso è mostrata in
apposita scheda. |
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... VARIANTI
INTERESSANTI SUL TEMA
(Anzi, diciamo pure "importanti novità)
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tutti gli attrezzi, anche l'odierna e classica batea è oggetto
di vari e molteplici tentativi di personalizzazione
per migliorarne le prestazioni: ad es. particolarmente utile in
certi ambiti (cioè non sempre, né ovunque) mi è parsa, quando ebbi
modo di usarla, la padella coi bulloni del sig. Gottardo e che
descrivo più in basso, ma per quanto riguarda l'oro alluv. ha poi meritato
particolare interesse anche la batea
concentrica (presto ribattezzata in
piatto concentratore), che qui vediamo in un
esemplare auto-costruito dal cercatore
Davide
(foto
Mathis) partendo dal PVC grezzo lavorato con una fresa a
controllo numerico. Essa offre una prestigiosa alternativa al tradizionale piatto
poiché il moto rotatorio
che le viene impresso per usarla come si conviene e la sua
ampia superficie permettono al materiale leggero e inutile di
scivolare via (fuori) bloccando invece, nell'apposito solco a
spirale (quindi non si tratta più di scanalature circolari separate
l'una dall'altra, ma di un unico solco che dal bordo esterno giunge
sino al centro) la magnetite e tutto
il concentrato pesante, tra cui ovviamente anche l’oro. |
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NOTA BENE nel sito c'è
un vasto/attento studio su questo tipo di batea con
descrizione molto dettagliata per chi vuole costruirsela (vedi a lato). |
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| La
Batea con i .... "bulloni". Non dispongo di un'immagine al
merito, ma considerando che il suo principio di funzionamento è
assai semplice penso di poterlo qui spiegare (e far capire) in poche
righe. Si tratta di una peculiarità molto utile e funzionale per
quando ci si trova ad agire con materiale compatto, fangoso,
argilloso o che comunque fa fatica a sciogliersi procurando quindi
il rischio (molto probabile) che particelle anche significative
d'oro rimangano inglobate nel contesto di cui sopra scivolando
infine fuori dalla batea insieme a detta melma limacciosa pressata.
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La padella coi bulloni, da altri chiamata anche "batea con le
antenne", fu forse importata in Italia la prima volta dal sig. Deon Gottardo
dopo uno dei suoi vari excursus che egli fece per partecipare alle
"gare" dei cercatori d'oro. Si tratta sostanzialmente di una comune batea con tre o quattro "chiodoni" alti 4 o 5 cm. che si
alzano verticalmente dalla base del piatto con l'interessante scopo di
rompere e sciogliere velocemente il materiale da lavare senza
dover ricorrere ai soliti "rivangamenti" da farsi solitamente con
le mani. |
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Uno scorcio della vasta collezione di batee del sig.
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Deon Gottardo, eccellente "garista" (e cordialissima persona). |
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| Altra Batea ... con
variante:
clicca qui
per vederne la descrizione. |
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Infine, una curiosità su gentile segnalazione di Franco (che per
chiunque volesse contattarlo rende qui disponibile anche
la sua mail): egli ha notato con interesse che nel film Mother Lode
(la vena madre, anno 1982, attori principali R. Burton e Kim Bassinger)
fanno comparsa dei piccoli setacci con motori a scoppio a due o 4 tempi
che addirittura aspirano i sedimenti dal fondo e li "trasferiscono" su
un setaccio vibrante. Il tutto dalle dimensioni di 100 -120 x 60-80
centimetri, ed inoltre appoggiati su due "gommoncini" laterali, i quali
che danno così anche la possibilità di trainarli nell’acqua.
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Approfondimenti di questa pagina
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