Sito di Zappetta Gialla sull'Oro.

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Lavare senza canalina

 

 

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PREMESSA. Nei primissimi tempi in cui iniziai ad avventurarmi nella ricerca dell'oro, vidi eseguire dal mio maestro Vittorio (ognuno di noi in questi casi ha solitamente un maestro, sia esso fisico o virtuale) un'operazione che a prima vista mi lasciò piuttosto perplesso e scettico sulla possibile funzionalità dell'insieme. La cosa cadde poi sostanzialmente nel dimenticatoio, o meglio si mescolò ad altre cose che via via scoprivo ed esploravo, talune praticandole ed altre tralasciandole. Tutto questo fino a quando, una ventina d'anni dopo, ho ricevuto tramite il sito una e-mail da parte di persona che, per suo conto e quindi assolutamente ignara di quel di cui sopra, mi ha scritto chiedendomi spiegazioni su questa metodologia di ricerca. Considerando che detta e-mail fornisce ampia (e succulenta) dimostrazione della validità del contesto e che io stesso negli anni che sono intercorsi ho nel frattempo capito ed apprezzato la funzionalità di questo sistema di ricerca, mi sembra dunque giunto il momento di descriverlo. Si precisa che tale pratica è nel nostro caso più che altro adatta (eccezioni a parte) all'oro nativo rinvenibile in piccoli ed impetuosi torrentelli di montagna e non quindi per la ricerca dell'oro alluvionale nei vasti fiumi, dove invece conviene continuare a basarsi sul concetto delle "punte" e relativi metodi tradizionali per il loro sfruttamento.

LAVARE SENZA CANALETTA. Si tratta di utilizzare il medesimo principio che costringe l'oro a fermarsi nella canaletta (scaletta), senza però usare quest'ultima. Dunque, una volta scelto l'andito del torrentello che si vuole "lavare" perché si crede contenga oro, si inizia a scavare in quel punto un pur modesto e stretto canalino in cui continuerà a scorrere la corrente; ora, come è giustamente descritto nella pagina di Licia, l'ideale sarebbe che la profondità del canale arrivi sino alla roccia madre (cosa di rado realizzabile), ma sostanzialmente anche limitandosi ad una concavità contenuta si può usufruire del principio di funzionamento di questo importante metodo storico (America , corsa all'oro). In linea di massima quel che si deve ottenere consiste in in fossato lungo almeno due o tre metri, largo circa mezzo metro e profondo da un minimo di cinquanta cm. ad un metro ed oltre (dipende ovviamente dalla disponibilità del terreno). Questo scavo lo si può fare con una semplice zappa, zappetta o rastrellino cercando anche, se possibile, di conservare da parte il materiale di scavo che via via si estrae dall'alveo. A lavoro ultimato il fondo del canale dovrà risultare omogeneo, senza pietre grosse e l'acqua dovrà infine scorrervi con efficace ma misurata (calcolata) energia avente lo spessore di 15/30 centimetri.

Si può ora cominciare a "lavare": se disponiamo del materiale di scavo conservato come sopra accennato, lo verseremo gradualmente a palate nel tratto iniziale (a monte) del canale intervenendo di tanto in tanto con un rastrellino per eliminare ciottolame grosso e parificare il fondo dello scavo, cosa che servirà automaticamente anche a ben stabilizzare nell'alveo eventuali pagliuzze d'oro che vi abbiamo versato insieme alla terra. Questa operazione ci servirà pure per poter giudicare se la corrente che vi scorre dentro sia sufficientemente forte (o troppo forte: due metri al secondo è il minimo suggerito, velocità facilmente verificabile ponendo ad es. una foglia nell'alveo), cosa che potremo regolare intervenendo a monte del canale come d'altronde si fa sempre anche quando si piazza la classica scaletta. Concluse queste operazioni si può finalmente passare all'azione vera e propria: con una zappetta o rastrellino, sempre partendo dalla zona sup. del fossato, si comincia a "rasparne" i fianchi (solitamente la prima spanna superficiale è sterile perché già lavata nel tempo dall'azione dell'acqua e sue eventuali pepite sono ora un po' più a fondo) con calma ed osservando anche molta attenzione i nuovi "fronti" con cui inevitabilmente si presenteranno i lati dello scavo mano a mano che ne grattiamo via delle parti. Questa analisi visiva è importante perché trattandosi di un metodo principalmente usato nei torrenti con oro nativo, merita senz'altro darsi la possibilità, seppur rara, d'individuare pepitine o pezzetti di quarzo con oro prima ancora che questi cadano nell'acqua (dove comunque dovrebbero poi fermarsi, ma a tal proposito si tenga presente che quando la matrice quarzifera prevale abbondantemente sull'oro capita di frequente che l'oggetto scivoli fuori da canalette, batee e quant'altro). Comunque sia, quando necessario si provvederà, col rastrellino, a mantenere pulita ed in ordine la "pavimentazione" del canale: questa è un'operazione delicata, come tutto il resto d'altronde e va fatta con tatto, semplicemente eliminando il pietrame e sciogliendo eventuali grumi fangosi, ma senza scavare a fondo altrimenti le pagliuzze tenderebbero ad infiltrarsi sempre più. Di tanto in tanto si potrà prelevare con una pala o palotto parte del depositato, in questo caso per una profondità di una spanna circa, e lavarlo con la batea dopo averlo setacciato, oppure rimandare la cosa al termine della giornata lavorativa perché lo scopo di tutto questo consiste ovviamente nel poter concludere lavando con la batea l'intero fondo del canale, come già detto per una profondità di una ventina di cm. circa, operazione che in ogni caso è sempre meglio eseguire solamente dopo aver annullato o ridotto la corrente di lavaggio (agendo a monte del canale con opportune deviazioni). Se si ha agito bene e se il materiale trattato era aurifero, i conti torneranno senz'altro, perché si tratta di un metodo (oggigiorno alternativo) che seppur più in vasta scala, veniva ampiamente usato durante la famosa Corsa all'Oro, il chè dice tutto. In pratica, una tecnica per esperti.

Infine, ma non per ordine d'importanza, a lato di questa scheda ci sono due ghiotti approfondimenti: il primo consiste nei contenuti della e-mail menzionata ad inizio pagina, cioè un racconto cui intervenni con alcuni suggerimenti sulla sua traduzione in italiano e la cui utente, per ringraziarmi, mi permise poi gentilmente d'inserire nel sito; il secondo invece costituisce in pratica la prova della validità di questo metodo per cercare oro, perché si tratta del medesimo argomento trattato a sua volta (pur se a riguardo d'altri posti e contesti) dal dottor Pipino.

 

 

 

 

 

 

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