La Val d'Ossola è strutturalmente caratterizzata dall'intero bacino del fiume
Toce ed è una "regione" tipicamente alpina, quindi
costituita da un’ampia, lunga vallata centrale, e da sue relative altre valli minori che vi
confluiscono. Geograficamente occupa la parte più settentrionale della provincia di
Verbania e territorialmente viene suddivisa in Val d’Ossola Inferiore e Val
d’Ossola Superiore; risalendola, quella Inferiore inizia, interposta tra
la val Sesia e il lago Maggiore, nelle vicinanze del Montorfano (famoso
per le sue cave di granito bianco) e termina presso la piana di
Pallanzeno, mentre quella Superiore comincia da
quest'ultima zona (cioè all'incirca da Domodossola in su) perché in
tale corrispondenza territoriale c'è un complesso di
faglie costituenti la "Linea Tettonica del Sempione"
che distingue e delimita geologicamente le due aree. Da lì l’Ossola
Sup. prosegue estendendosi a forma di cuneo verso Nord, prima col nome di
Val Antigorio e poi di val Formazza, fino a confinare sia con
il Canton Vallese sia con il Canton Ticino della Svizzera, e le sue vallate laterali principali
sono la Valle Antrona, la Valle Anzasca, la Val Bognanco, la Val Divedro e la Val
Vigezzo, ma contiene anche varie vallate
minori come la Val Toppa, Val Intrasca (un
suo paese è ... Aurano),
o la Valle Isorno, nonché piccole porzioni territoriali
delle alte valli del Campo (t. Rovana), dell’Onsernone e del Melezzo
orientale, che afferiscono, questi ultimi, alla ticinese Val Maggia.
I
principali affluenti del fiume Toce, relativi a tutta quest'area, sono i
torrenti Devero, Alfenza, Diveria e Bogna sulla destra
orografica, l'Isorno e il Melezzo (occidentale) sulla sinistra.
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NOTA.
Osservando la zona geografica
interessata ponendo le spalle a meridione, essa trova alla sua sinistra l'altrettanto aurifera e
"ricca"
Val Sesia, che a sua volta va
dall'altra parte a confinare con la valdostana Val d'Ayas
(nota quest'ultima per il suo oro nativo); in sostanza, tutta
l'area qui accennata costituisce circa il 90% dei giacimenti
primari di oro in natura rinvenibile nel nostro Paese, ma a tal
proposito non va scordata la
Val Gorzente che, pur non potendo competere quantitativamente con i
distretti minerari di cui sopra, dispone però di una tipologia e giacitura aurifera assai interessante e rara in
Italia, ancor più avvalorata dal fatto che è geograficamente
discostata dal "razionale" (allineato) contesto di cui sopra. |
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Mineralizzazione
e miniere. La Val d'Ossola è geologicamente posizionata sul versante
italiano del cosiddetto Massiccio Sempione - Ticino, ove si trovano
appunto diverse manifestazioni aurifere; detto oro è lì
rinvenibile per lo più in vari solfuri simpatizzanti quali la pirite,
arsenopirite eccetera, mentre l'oro nativo (su quarzo e visibile, per capirci)
è decisamente raro perché non rientra nella situazione mineralogica di
questo distretto; in pratica Si tratta di manifestazioni filoniane a
quarzo e carbonati, con pirite più o meno aurifera e argentifera, cui
si associano altri solfuri e solfosali, sia per quanto riguarda
l’Ossola inferiore sia per l'Ossola Superiore e, infatti, le due aree
vengono generalmente comprese nella stessa provincia metallogenica del
Monte Rosa, pur appartenendo a un complesso geologico diverso. Fanno eccezione a quanto detto le miniere della Val
Toppa, il cui oro è anzi giustamente definito "nativo su
quarzo", anche se solitamente dalle dimensioni assai contenute (ma
in cambio, piuttosto diffuso).
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Nell'area ossolana inferiore sono dislocate le note
miniere delle valli Antrona, Anzasca, questa con suo epicentro minerario
in Pestarena - Macugnaga, e Val Toppa (in relazione a quanto sopradetto,
nelle
discariche esterne del minerale di questa, con un po' di fortuna è possibile trovare
campioni di quarzo con oro piccolissimo). Nell'Ossola
superiore il metallo è stato invece fondamentalmente estratto dalla Valle
Alfenza (Crodo ed il cui
proseguimento settentrionale prende il nome di val Formazza), ma anche
dalla Val di Vedro (Gondo).
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In
ogni caso, in tutte le vallate laterali dell'Ossola superiore è in qualche modo riconosciuto il sussistere del metallo in
questione, per cui anche a livello amatoriale restano aperte varie e
diversificate possibilità di ricerca sul posto: a tal proposito
aggiungo alcune note in breve su zone, talvolta anche limitrofe, delle quali non dispongo di sufficiente
testo per ospitarle in proprie pagine dedicate:
Nella valle
del Bognanco, sono segnalati filoni auriferi, sulla sinistra orografica,
all’ Alpe Varcensio o Vensenso, sopra S. Lorenzo in area di
affioramento degli gneiss di Antigorio: nella zona si registra anche un
toponimo, cioè Cimaloro. Risultano, inoltre, essere presenti altri
filoni in vari punti della zona montuosa compresa fra i torrenti
Dogliano e Deseno, sopra Monteossolano e Cisore, e uno di questi filoni,
provenienti dal monte di Cisore, attraverserebbe il torrente Bognanco
nel territorio dell’allora comune di Vagna (oggi diventato frazione di
Domodossola).
E' segnalato
anche un altro "filone aurifero", oggetto di antiche e
moderate coltivazioni, al "…monte Calvario in vicinanza dei PP.
Cappuccini", località che si trova a destra del Bognanco, poco a
sud-est di Domodossola: in questo caso, il filone è però incluso in
gneiss anfibolici del Massiccio del Monte Rosa.
Ai confini
con la "Zona Ivrea-Verbano", in territorio d' incerta
appartenenza, si sviluppa, dall'altra parte del Toce, il torrente
Melezzo e lungo la sua valle (Val Vigezzo) sono segnalati altri filoni
auriferi.
Nel 1835 si
segnala "…ferro solforato, aurifero e argentifero nel quarzo…della
valle degli Orti", in territorio di Fossogno (Folsogno): da notare
che detta valle sembra sia l'unica della Valle Vigezzo con mineralizzazione
geologicamente facente parte degli gneiss di Antigorio, e negli stessi gneiss si trovano, più
addentro al territorio ticinese, i filoni di quarzo con pirite aurifera
del Pizzo Peloso, nello spartiacque fra Valle Onsernone e Val Maggia: a
questi filoni, oggetto di antiche ricerche, si deve, con ogni
probabilità, la diffusione di oro alluvionale che ha dato il nome a due
paesi della zona, Auressio e Aurigeno.
Nel 1838,
parlando delle miniere d’oro dell’Ossola, si afferma che "…a
Malesco in Val Vegezzo, una ne fu recentemente discoperta, e vi si sta
lavorando".
Nel 1873 si
parla di "pirite aurifera" in un rio che si immette (a destra)
nel Melezzo, presso Cojmo, e un’antica miniera di "… pirite
aurifera bianca entro roccia quarzosa" nel Rio Gagnone, affluente
(di sinistra) del Melezzo, circa un chilometro a valle di Druogno.
Nel
territorio di Druogno, in località Avorio, nel 1866 furono eseguite
ricerche per "minerali di rame".
Nel1948 nella fascia di rocce basiche e ultrabasiche della
"Zona Sesia-Lanzo" che si sviluppa sulla sinistra del
torrente, sopra Malesco e Finero, si segnala "pirite argentifera con
galena" all’ Alpe Orsara, e "pirite auro - argentifera"
già lavorata nel 1846 da Maurizio Pollani in località Chiavedo,
nonché un
"giacimento aurifero" in località Fella.
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Qui
sotto, (e nel link conclusivo) altre note storiche riguardanti la V. d'Ossola
in generale, che sono state tratte da Documenti minerari
degli Stati Sabaudi. |
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APPUNTI
DA DOCUMENTI. 1690, 19
agosto: Lettera
di Gerolamo Brambilla, inviata dal conte in valle Anzasca per verificare
lo stato delle miniere. In precedenza i lavori erano stati scarsi a causa,
dicono i minatori, della grande quantità di neve caduta e di una frana che aveva
distrutto alcuni edifici; ora si lavora a pieno ritmo per recuperare
l'oro dai minerali e per ammucchiare altro minerale per l’inverno,
quando la cava sarà impedita. Cristoforo Lanti, che dirige le miniere, attualmente, è assente, essendo andato nel Bernese e a Losanna per imparare un
segreto per lavorare col fuoco, cosa che comporterà grande utile: infatti
essi avevano dato poco materiale per far la prova, e ne avevano avuto
abbondante oro: si tratta di minerale ricco trovato l’anno scorso, che rendeva
pochissimo al molino, mentre al fuoco rende moltissimo. 3 Settembre:
Ulteriore lettera di Brambilla, che comunica dl aver convocato Lanti a Novara,
ma era venuto il figlio per dirgli che appena arrivato, il padre era ripartito per
il bernese. Non
gli avevano insegnato il segreto per trattare il minerale col fuoco, perché questo era
posseduto da un olandese che aveva promesso di venire a lavorare a Macugnaga e
d'insegnare anche il metodo di trasformare in oro il poco argento contenuto in lega,
tanto che si avrebbe infine avuto oro a 24 carati.
Vedi gli altri appunti storici sulla Valle
d'Ossola. |
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Approfondimenti
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