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Val d'Ossola e sue valli

 

 

pubblicazione di Miniere d'Oro(2003) web.tiscali.it/minieredoro(2004) www.minieredoro(2006 / 2023)

 

 

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La Val d'Ossola è strutturalmente caratterizzata dall'intero bacino del fiume Toce ed è una "regione" tipicamente alpina, quindi costituita da un’ampia, lunga vallata centrale, e da sue relative altre valli minori che vi confluiscono. Geograficamente occupa la parte più settentrionale della provincia di Verbania e territorialmente viene suddivisa in Val d’Ossola Inferiore e Val d’Ossola Superiore; risalendola, quella Inferiore inizia, interposta tra la val Sesia e il lago Maggiore, nelle vicinanze del Montorfano (famoso per le sue cave di granito bianco) e termina presso la piana di Pallanzeno, mentre quella Superiore comincia da quest'ultima zona (cioè all'incirca da Domodossola in su) perché in tale corrispondenza territoriale c'è un complesso di faglie costituenti la "Linea Tettonica del Sempione" che distingue e delimita geologicamente le due aree. Da lì l’Ossola Sup. prosegue estendendosi a forma di cuneo verso Nord,  prima col nome di Val Antigorio e poi di val Formazza, fino a confinare sia con il Canton Vallese sia con il Canton Ticino della Svizzera, e le sue vallate laterali principali sono la Valle Antrona, la Valle Anzasca, la Val Bognanco, la Val Divedro e la Val Vigezzo, ma contiene anche varie vallate minori come la Val Toppa, Val Intrasca (un suo paese è ... Aurano), o la Valle Isorno, nonché piccole porzioni territoriali delle alte valli del Campo (t. Rovana), dell’Onsernone e del Melezzo orientale, che afferiscono, questi ultimi, alla ticinese Val Maggia.

I principali affluenti del fiume Toce, relativi a tutta quest'area, sono i torrenti Devero, Alfenza, Diveria e Bogna sulla destra orografica, l'Isorno e il Melezzo (occidentale) sulla sinistra.

 

 

 

 

NOTA. Osservando la zona geografica interessata ponendo le spalle a meridione, essa trova alla sua sinistra l'altrettanto aurifera e "ricca" Val Sesia, che a sua volta va dall'altra parte a confinare con la valdostana Val d'Ayas (nota quest'ultima per il suo oro nativo); in sostanza, tutta l'area qui accennata costituisce circa il 90% dei giacimenti primari di oro in natura rinvenibile nel nostro Paese, ma a tal proposito non va scordata la Val Gorzente che, pur non potendo competere quantitativamente con i distretti minerari di cui sopra, dispone però di una tipologia e giacitura aurifera assai interessante e rara in Italia, ancor più avvalorata dal fatto che è geograficamente discostata dal "razionale" (allineato) contesto di cui sopra.

  

Mineralizzazione e miniere. La Val d'Ossola è geologicamente posizionata sul versante italiano del cosiddetto Massiccio Sempione - Ticino, ove si trovano appunto diverse manifestazioni aurifere; detto oro è lì rinvenibile per lo più  in vari solfuri simpatizzanti quali la pirite, arsenopirite eccetera, mentre l'oro nativo (su quarzo e visibile, per capirci) è decisamente raro perché non rientra nella situazione mineralogica di questo distretto; in pratica Si tratta di manifestazioni filoniane a quarzo e carbonati, con pirite più o meno aurifera e argentifera, cui si associano altri solfuri e solfosali, sia per quanto riguarda l’Ossola inferiore sia per l'Ossola Superiore e, infatti, le due aree vengono generalmente comprese nella stessa provincia metallogenica del Monte Rosa, pur appartenendo a un complesso geologico diverso. Fanno eccezione a quanto detto le miniere della Val Toppa, il cui oro è anzi giustamente definito "nativo su quarzo", anche se solitamente dalle dimensioni assai contenute (ma in cambio, piuttosto diffuso).

Nell'area ossolana inferiore sono dislocate le note miniere delle valli Antrona, Anzasca, questa con suo epicentro minerario in Pestarena - Macugnaga, e Val Toppa (in relazione a quanto sopradetto, nelle discariche esterne del minerale di questa, con un po' di fortuna è possibile trovare campioni di quarzo con oro piccolissimo). Nell'Ossola superiore il metallo è stato invece fondamentalmente estratto  dalla  Valle Alfenza (Crodo ed il cui proseguimento settentrionale prende il nome di val Formazza), ma anche dalla Val di Vedro (Gondo).

 

In ogni caso, in tutte le vallate laterali dell'Ossola superiore è in qualche modo riconosciuto il sussistere del metallo in questione, per cui anche a livello amatoriale restano aperte varie e diversificate possibilità di ricerca sul posto: a tal proposito aggiungo alcune note in breve su zone, talvolta anche limitrofe, delle quali non dispongo di sufficiente testo per ospitarle in proprie pagine dedicate:

Nella valle del Bognanco, sono segnalati filoni auriferi, sulla sinistra orografica, all’ Alpe Varcensio o Vensenso, sopra S. Lorenzo in area di affioramento degli gneiss di Antigorio: nella zona si registra anche un toponimo, cioè Cimaloro. Risultano, inoltre, essere presenti altri filoni in vari punti della zona montuosa compresa fra i torrenti Dogliano e Deseno, sopra Monteossolano e Cisore, e uno di questi filoni, provenienti dal monte di Cisore, attraverserebbe il torrente Bognanco nel territorio dell’allora comune di Vagna (oggi diventato frazione di Domodossola).

E' segnalato anche un altro "filone aurifero", oggetto di antiche e moderate coltivazioni, al "…monte Calvario in vicinanza dei PP. Cappuccini", località che si trova a destra del Bognanco, poco a sud-est di Domodossola: in questo caso, il filone è però incluso in gneiss anfibolici del Massiccio del Monte Rosa.

Ai confini con la "Zona Ivrea-Verbano", in territorio d' incerta appartenenza, si sviluppa, dall'altra parte del Toce, il torrente Melezzo e lungo la sua valle (Val Vigezzo) sono segnalati altri filoni auriferi.

Nel 1835 si segnala "…ferro solforato, aurifero e argentifero nel quarzo…della valle degli Orti", in territorio di Fossogno (Folsogno): da notare che detta valle sembra sia l'unica della Valle Vigezzo con mineralizzazione  geologicamente facente parte degli gneiss di Antigorio, e negli stessi gneiss si trovano, più addentro al territorio ticinese, i filoni di quarzo con pirite aurifera del Pizzo Peloso, nello spartiacque fra Valle Onsernone e Val Maggia: a questi filoni, oggetto di antiche ricerche, si deve, con ogni probabilità, la diffusione di oro alluvionale che ha dato il nome a due paesi della zona, Auressio e Aurigeno.

Nel 1838, parlando delle miniere d’oro dell’Ossola, si afferma che "…a Malesco in Val Vegezzo, una ne fu recentemente discoperta, e vi si sta lavorando".

Nel 1873 si parla di "pirite aurifera" in un rio che si immette (a destra) nel Melezzo, presso Cojmo, e un’antica miniera di "… pirite aurifera bianca entro roccia quarzosa" nel Rio Gagnone, affluente (di sinistra) del Melezzo, circa un chilometro a valle di Druogno.

Nel territorio di Druogno, in località Avorio, nel 1866 furono eseguite ricerche per "minerali di rame".

Nel1948 nella fascia di rocce basiche e ultrabasiche della "Zona Sesia-Lanzo" che si sviluppa sulla sinistra del torrente, sopra Malesco e Finero, si segnala "pirite argentifera con galena" all’ Alpe Orsara, e "pirite auro - argentifera" già lavorata nel 1846 da Maurizio Pollani in località Chiavedo, nonché un "giacimento aurifero" in località Fella.

 

 

Qui sotto, (e nel link conclusivo) altre note storiche riguardanti la V. d'Ossola in generale, che sono state tratte da Documenti minerari degli Stati Sabaudi.

 

APPUNTI DA DOCUMENTI.  1690, 19 agosto: Lettera di Gerolamo Brambilla, inviata dal conte in valle Anzasca per verificare lo stato delle miniere. In precedenza i lavori erano stati scarsi a causa, dicono i minatori, della grande quantità di neve caduta e di una frana che aveva distrutto alcuni edifici; ora si lavora a pieno ritmo per recuperare l'oro dai minerali e per ammucchiare altro minerale per l’inverno, quando la cava sarà impedita. Cristoforo Lanti, che dirige le miniere, attualmente, è assente, essendo andato nel Bernese e a Losanna per imparare un segreto per lavorare col fuoco, cosa che comporterà grande utile: infatti essi avevano dato poco materiale per far la prova, e ne avevano avuto abbondante oro: si tratta di minerale ricco trovato l’anno scorso, che rendeva pochissimo al molino, mentre al fuoco rende moltissimo. 3 Settembre:  Ulteriore lettera di Brambilla, che comunica dl aver convocato Lanti a Novara, ma era venuto il figlio per dirgli che appena arrivato, il padre era ripartito per il bernese. Non
gli avevano insegnato il segreto per trattare il minerale col fuoco, perché questo era posseduto da un olandese che aveva promesso di venire a lavorare a Macugnaga e d'insegnare anche il metodo di trasformare in oro il poco argento contenuto in lega, tanto che si avrebbe infine avuto oro a 24 carati.
Vedi gli altri appunti storici sulla Valle d'Ossola.

 
   

 

 

 

 

 

Approfondimenti di questa pagina

 

Ossola Superiore:

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Ossola Inferiore

 

 

 
 
 

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