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Lombardia e origini del suo oro alluvionale in un colto studio di Scipione Breislar ('800) qui ordinato in tre pagine sequenziali: si consideri che in linea di massima questo argomento può essere valido per tutta la situazione alluvionale italiana. NOTA: il testo è stato riportato tale e quale nella sua forma di "scrittura antica".

 

 

Il metodo che si adopera per separare l'oro dalla sabbia è quello delle lavande, metodo conosciuto generalmente, ma che con diverse modificazioni si pratica nei paesi che hanno l'oro nei loro terreni d'alluvione. Forse non sarà discaro il conoscere quello che, dopo ripetute esperienze, è stato adottato sulle sponde del Ticino. Lo strumento principale è una tavola lunga quattro piedi, larga un piede e mezzo e munita di sponde sopra i due lati più lunghi. La superficie di questa tavola rettangolare si concepisca divisa in tre parli eguali: nella prima parte si lascia la superficie libera da ogni intoppo, e sulle altre due terze parti si fissano trasversalmente alcuni regoli o listelli a distánze eguali ed in linee tra loro parallele. Questi regoli sono talmente configurati, che la loro superficie nella parte rivolta al principio della tavola è leggermente curva, nella parte opposta è tagliata alquanto obliquamente formando col piano della tavola un angolo poco minore del retto. Da questa costruzione risulta che presso ogni listello, nella parte rivolta al fine della tavola, vi rimane un piccolo incavo (è ovviamente la canaletta o scaletta di oggigiorno, vedi pagine che la descrivono, nota aggiunta, zg.). Ciò premesso, in quella parte della spiaggia, dove si è osservato esservi l” arena aurifera , si colloca la tavola suddetta, in modo che formi un piano dolcemente inclinato, la di cui altezza non sia maggiore di 4 pollici. Allora si deriva dal fiume un piccolo ruscello e si dirige al luogo dove si è posta la tavola, di maniera che l'acqua entrando per la parte superiore scorra lentamente sopra tutta la lunghezza del piano mentre un operaio va spargendo a poco a poco sulla stessa parte superiore la sabbia comune del fiume che contiene l'arena aurifera : in tale modo la prima più leggera trasportata dall'acqua si separa dalla seconda, che come più pesante si raduna con le fogliette d'oro nei piccoli incavi che sono presso l'unione dei listelli con la tavola. Da questa prima operazione si ottiene un'arena quasi nera, composta di due specie diverse di arene e nella quale sono sparse le piccole fogliette d'oro che conviene separare con un secondo lavoro, il quale si eseguisce con l'aiuto di un badile di rame munito d'un manico: la sua forma è simile a quella delle palette dei nostri focolari, con la differenza che è alquanto più grande ed il suo fondo è un poco inclinato verso il manico (è la Trula, vedi pagina che la descrive, nota aggiunta, zg.).

Sopra questo badile si va spargendo l'arena, mentre un altro operaio lo agita dolcemente nell'acqua corrente, tenendolo alquanto inclinato verso di essa: l'acqua trasporta le particelle dell'arena, e le fogliette d'oro più pesanti si raccolgono nella parte più profonda del badile: per altro è quasi impossibile l'averle del tutto isolate con queste due sole lavande. Ciò si conosce molto bene sì da quelli che raccolgono l'oro, come da quelli che lo comprano, e perciò, prima di pesarlo, con una calamita separano quelle particelle d'arena nera che sono le ultime ad abbandonarlo. Quando l'oro è purgato bene dall'arena , il suo titolo suole essere di 19 in 20 carati, come sono stato assicurato dall'orefice signor Pessina che più volte ne ha fatto uso, soggiungendomi, per altro, che se le pagliuole sono alquanto grandi e di qualche grossezza, giunge ancora ai 21 ed ai 22 carati: il resto della lega è in massima parte d'argento: il titolo pertanto dell'oro del Ticino è eguale a quello dei fiumi della Francia, che è tra i limiti di 19 e 22 carati (24 sarebbe assolutamente puro, nota aggiunta, zg.). Le sabbie comuni del Ticino che ho raccolto in diversi luoghi della sua valle contengono pochissime e scarse particelle ferruginose, sono d'un colore grigio cenerino, né producono dell'effervescenza sensibile negli acidi. Le parti che vi predominano sono le piccole squame di Mica di colore argentino ed i frammenti irregolari di quarzo, il più sovente cristallino e trasparente , maUOMO CON TRULA vi sono ancora molte parti silicee opache e di colori scuri; Tale sabbia non contiene alcuna foglietta d'oro, ed è un prodotto del disfacimento di rocce nella maggior parte primordiali. Molto diversa è l'arena aurifera, la quale s'incontra solo in pochi luoghi della valle, si riconosce al colore scuro e quasi nero, e dove tale colore si presenta in maggiore estensione ed intensità si dirigono principalmente le ricerche e si fanno i primi tentativi per esaminare se l'arena contenga tanta quantità di fogliette d'oro che meriti il lavoro delle lavande. Quest'arena quando è purgata dalla sabbia comune del filone (ciò che si ottiene, come si è detto, colla prima lavanda) è finissima, presenta un colore nero brillante ed è simile in tutto a quella che siamo soliti porre sopra le scritture. Se vi si immerge la spranga calamitata, questa si ritira carica d'una folta barba, formata da lunghi filamenti di particelle di ferro attrattorio. Prendendo una quantità dell'arena aurifera, si può purgarla in breve da tutte le parti ferruginose, passandovi sopra più volte la calamita. La dose dell'arena attrattoria è in volume poco più d'una quarta parte di tutta la massa, e quando è stata separata colla calamita, nell'arena che rimane si scorge un colore rossastro e si distinguono meglio le pagliuole d'oro, se vi esistono. Ora è necessario esaminare alquanto queste due qualità d'arene, cioè quella che, essendo attrattoria, si è separata colla calamita, e l'altra che è insensibile all'azione magnetica. Riservando ai chimici il lavoro che sarebbe pur bene che si facesse, d'un accurata analisi, mi limito ai caratteri fisici ed esterni, i quali possono bastare per determinarne in qualche modo la natura. I grani dell'arena attrattoria sono perfettamente opachi, di colore nero; ma nella loro superficie hanno un colore metallico così intenso che passa quello del vetro, ed osservati col microscopio sopra un piano nero, si direbbe che sono di colore grigio: la loro figura è angolare, irregolare con gli angoli taglienti, come sono quelli che si veggono in un corpo duro spezzato: avendone esaminato parecchi colla lente, non ho potuto ravvisare in essi veruna faccia che presentasse qualche figura regolare; solo qualche raro frammento si vede un poco tondeggiato. Il dotto Cordier (V. la sua Memoria sulle arene attrattorie, inserita nei volumi 21 e 23 del Giornale delle Miniere di Parigi) avendo esaminato una varietà di arene attrattorie prese in diverse parti del globo tra loro molto distanti, assegna ad esse i medesimi caratteri ma, parlando della durezza, dice che tali arene non incidono il vetro. Ho voluto ripetere questa osservazione, ed avendo sparso alcuni grani dell'arena attrattoria ticinese sopra una lastra comune di vetro, collo stropicciamento alquanto forte lo incidevano molto sensibilmente: lo stesso effetto, ma in un grado assai minore, producevano sul cristallo di Boemia; ma avendone tentato il saggio sopra una lastra di quarzo bene levigata e ridotta a polimento, non vi ho potuto scorgere veruna incisione: la nostra arena attrattoria pertanto sembra avere un grado maggiore di durezza. Questa disparità, benché di poca conseguenza, e potendo dipendere dalla diversa qualità del vetro, mi ha eccitato ad esaminarne il peso specifico. Le gravità specifiche delle molte arene analizzate da Cordier sono poco diverse tra loro e sono comprese entro i limiti di 4,590 e 4,890. Ho esplorato quindi la gravità specifica dell'arena attrattoria del Ticino facendo uso della bilancia "di Nicholson" e dell'acqna distillata. Nella temperatura di 10 (di R.) la prima esperienza mi diede per risultato 4,777; la seconda, fatta con una quantità diversa della stessa arena, diede 4,890, quindi la media è 4,788. Per quello dunque che riguarda la gravità specifica, carattere di somma importanza, siamo entro i limiti delle gravità specifiche delle arene di Cordier. Ma quale è la natura di queste arene attrattorie? Le analisi, delle 27 varietà esaminate dal citato autore dimostrano che è una combinazione chimica particolare, il di cui principale elemento è il ferro ossidolato, che giunge talvolta all'80 percento, ed a cui si unisce l'ossido di titanio in una dose poco variabile, e che è sempre dentro i confini dall'11 al 16 per cento: con queste due sostanze si combina una dose piccolissima di manganese e di alluminio.

 

 

 

 

 

 

 

 

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