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Lombardia e origini del suo oro
alluvionale in un colto studio di Scipione Breislar ('800) qui
ordinato in tre pagine sequenziali: si
consideri che in linea di massima questo argomento può essere valido per
tutta la situazione alluvionale italiana. NOTA: il testo è stato
riportato tale e quale nella sua forma di scrittura antica.
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Le rocce delle montagne, con la loro distruzione e
decomposizione hanno somministrato le sabbie, le arene e le argille
che, trasportate dalle antiche alluvioni e deposte nei luoghi più
bassi, formano la parte principale dei terreni di trasporto. Quindi, se
come accade sovente, contenevano ancora sostanze metalliche, queste
hanno dovuto unirsi alle materie terrose. Delle sostanze metalliche,
alcune sono molto soggette alla decomposizione, o possono ridursi
facilmente in molecole, per così dire, insensibili, mentre altre, dotate di
una maggiore tenacità e durezza, resistono alla decomposizione ed alla
triturazione; cominciamo dalle prime, limitandoci ai fenomeni del nostro
territorio. Il ferro è la sostanza sparsa dalla natura con maggior
profusione sulla superficie del globo, e la catena a noi vicina delle
Alpi abbonda sì di piriti ferruginose le quali facilmente si
decompongono , come ancora di ossidi diversi di ferro, che, attesa la
loro affinità con l’acqua, passano allo stato di ferro idrato. Quindi
nelle materie terrose che sono risultate dalla decomposizione di quelle
rocce vi deve esistere il ferro ora idrato ed ora ossidato in diversi gradi di ossidazione, secondo le combinazioni chimiche alle quali è
stato soggetto. Infatti questo principio metallico è abbondante nel
nostro terreno di trasporto ed è quello che colorisce ora in giallo ed
ora in rosso molte delle nostre argille. La sua separazione dalle terre
argillose che lo contengono non può essere una speculazione utile, ma
è possibile il caso che le acque, specialmente se siano animate da
qualche principio acido, passando lungamente sopra tali terre si
carichino delle loro parti ferruginose e formino in qualche luogo un
deposito grande di ferro idrato fangoso: allora, benché questa sia una
miniera povera di ferro, ciò nonostante l’oggetto merita di essere
esaminato e sottoposto a quei calcoli che la prudenza esige in tali
circostanze. Sino ad ora non mi è noto alcuno di tali depositi in
questa parte della Lombardia, benché sappia esservene qualche indizio
nel territorio di Abbiate - Guazzone, come ho già accennato. Oltre
il ferro idrato contenuto nelle argille abbiamo ancora, ma in piccola
quantità, il ferro attirabile alla calamita sparso nelle sabbie, il
ferro titaniato di cui or ora si parlerà, ed il ferro solforato, ossia
le piriti ferruginose, come si esporrà quando si tratterà dei luoghi
nei quali si rinvengono. |
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La seconda classe di sostanze metalliche dei
terreni di trasporto è di quelle che, per la loro maggiore durezza o
tenacità, resistendo alla triturazione ed alla decomposizione, si
rinvengono o in piccole masse, o in grani, o in pagliette nelle sabbie e
nelle arene: tali sono principalmente lo stagno, il platino e l’oro. Lo stagno ossidato appartiene ai terreni primitivi, ma
se le rocce nelle quali è disseminato in grani o in piccole masse si
decompongono, le parti metalliche si uniranno alle terre che risultano da
quelle decomposizioni e perciò tale sostanza metallica si rinviene in
alcuni terreni di trasporto della Sassonia e Boemia, dl Cornouailles e
delle coste della Bretagna in Europa, e nei terreni d'alluvione del
Messico, secondo la testimonianza di Humboldt. Non conosco alcun indizio
di questo metallo nel nostro terreno di trasporto, come ancora pare che vi
manchi il platino, metallo che, associato ad altre molte sostanze
parimente metalliche, abbonda nei terreni di alluvione della provincia di
Choco nel Perù: ma non è così dell'oro, il quale si raccoglie in tre
diverse contrade e probabilmente, come si dirà dopo, esiste sotto la
superficie di tutta la nostra pianura. Plinio, parlando dei fiumi che
trasportano l'oro, nomina il Po d'Italia, e parecchi autori hanno ripetuto
lo stesso. Non sappiamo in quale parte del lungo corso di questo fiume gli
antichi estraessero l'oro, il quale doveva essere in qualche copia, per
meritare una menzione particolare. Secondo le notizie comunicatemi dal
dotto professore Cortesi di Piacenza al presente l'arena aurifera
nel Po si raccoglie solo nelle vicinanze di Caldasco, comune distante
circa sette miglia da Piacenza, da contadini che ne ricavano un tenue
guadagno. Probabilmente ai tempi di Plinio in questa ed in altre parti
dello stesso fiume ve ne sarà stata una maggiore abbondanza, poiché non
mancano esempi di contrade le sabbie delle quali hanno somministrato per
qualche tempo dell'oro, che di poi o è mancato del tutto, o si è ridotto
ad una quantità così tenue che l'utile non corrispondeva alla spesa del
lavoro. Al presente nei contorni di Milano le sabbie del Ticino, quelle
dell'Adda e del Serio sono le sole che in alcuni luoghi presentano questo
metallo. Che le arene del Ticino contengano dell'oro, è un fatto già
noto da parecchi secoli perché esiste un Diploma dell'Imperatore Federico
Enobarbo del 1164, che incomincia "Decet generosos viros", nel
quale si accorda a tre fratelli Biffignandi di Vigevano il diritto di
raccogliere l'oro dalle arene del Ticino in tutto quel tratto che il fiume
percorre nel territorio Vigevanasco, e ciò in ricompensa dei servigi che
quella famiglia, seguace del partito ghibellino, aveva prestato
all'esercito imperiale in occasione della guerra contro i Milanesi. Non
tardarono i Biffìgnandi a prevalersi di un tale privilegio, ed allorché
Beatrice, moglie del suddetto imperatore , si recò a Vigevano , le
presentarono in dono una rocca col fuso d'oro, come il primo frutto della
concessione graziosa del Sovrano. Ciò è riferito da diversi storici, e
tra gli altri dal Riccobaldo ferrarese presso il Muratori, nell'opera Scriptores
rerum italiacarum. I.Biffignandi goderono tranquillamente di questo
prodotto sino all'anno 1329, nel quale temerono d'esserne spogliati,
atteso il privilegio Etsi cunclis, col quale l'Imperatore Lodovico
il Bavaro concesse in feudo al comune di Vigevano alcuni luoghi, e tra gli
altri le ghiaie del Ticino: ma la clausola, posta dall'Imperatore in quel
diploma, che si conserva nell' archivio di Vigevano, "si nulli alii de
iuree pertineant", fece sì che lo conservassero come lo conservano
ancora al presente. L' annuo prodotto attuale dell'oro che si ricava
sabbie ticinesi nel territorio Vigevanasco si può valutare di 500 franchi
in circa: è opinione costante che una volta fosse molto maggiore. Un
altro documento dell' antica estrazione dell'oro dalle sabbie in un’altra
parte della valle del Ticino lo abbiamo nella “Storia di Milano”
scritta dal Giulini, dove nel tomo 7, pag. 46 e 48 si riferisce che il
papa Urbano III milanese, fondatore della Canonica di S. Giorgio in
Bernate, cede a quei canonici molti fondi che egli aveva comprato,
eccettuate le ghiaie del Ticino, che con Bolla del 1186 donò al suo
fratello ed a ”suoi nepoti, i Crivelli". Sarebbe stato lavoro
noioso insieme ed inutile il rintracciare la serie di tutte le transazioni
particolari seguite nello spazio di sette secoli; ciò che mi è risultato
da parecchie ricerche è che generalmente "il diritto di raccogliere
l'oro" è stato promiscuo con quello della pescagione, e che tutti
quelli che, o per titolo di successione ereditaria, o in vigore di
contratti, avevano diritto alla pesca in qualche parte del fiume, potevano
ancora (anche, nota di zg) occuparsi della ricerca dell' oro. La famiglia Clerici è stata
l'ultima proprietaria di quel diritto; passato poi alla di lei erede, la
contessa Biglj, nell'estensione del fiume da Sesto Calende sino a a Pavia
, eccettuato il territorio Vigevanasco di cui si è già parlato, e lo
spazio compreso tra Cuggiono e Boffalora, nel quale hanno comune diritto
le famiglie Arconati ed Annone. Né conviene credere che la raccolta
dell'oro si faccia in tutta la valle del Ticino: al presente è ristretta
a pochi luoghi, cioè al territorio di Vigevano sulla destra, e sulla
sinistra a quelli di Bernate e Boffalora, come ancora ai contorni della
Casa della Camera. Secondo le notizie che ho potuto raccogliere, l'utile
dei proprietari, i quali hanno formato piccoli affitti o anche livelli,
ascende complessivamente a circa 1500 franchi: ma non si deve calcolare su
tale tenue somma l'utile degli intraprenditori, e sono stato assicurato
che in un anno nel quale il Ticino fu soggetto a grandi escrescenze (piene,
nota do zg), e
per conseguenza fece molte erosioni sulle sponde, tra Sesto Calende e la
Casa della Camera, la raccolta dell'oro ascese a 40 once milanesi che
rappresentano circa 3200 Franchi. Allorché il fiume pone a lo scoperto
qualche strato dell'arena aurifera, la quale facilmente si distingue dalla
sabbia comune del fiume pei suoi caratteri che or ora si esporranno, la
separazione dell'oro è sempre utile a chi la fa eseguire, poiché ad un
calcolo medio si può valutare che il lavoro di tre persone, della
settimana, il quale può costare 25 in 30 Franchi , fornisce un'oncia
d'oro del valore di circa 80 Franchi. |
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