IL suo percorso
(da Wikipedia, qui territorialmente riassunto in breve).
Il torrente nasce dal gruppo montuoso
del Mergozzolo,
tra i laghi Maggiore
e d'Orta,
a sud della vetta del monte
Mottarone nella zona
compresa tra i laghi
Maggiore e
d'Orta vicino alla
località
Alpe Nuovo - villaggio di
Cairo nella
valle dell'Agogna.
Attraversa centralmente tutta la
Provincia di Novara, da
nord a sud, bagnando la città di
Borgomanero e la
periferia ovest del
capoluogo; entrato in
Lombardia, in
Provincia di Pavia,
attraversa la regione storica della
Lomellina, dove scorre
pigro tra le tante risaie che caratterizzano questo territorio,
sempre in direzione
sud-sud-est, parallelo ai
fiumi
Sesia e
Ticino. A
Ferrera Erbognone, quasi
alla fine del suo percorso, riceve da sinistra il torrente
Erbognone, suo principale
tributario. Giunto presso
Mezzana Bigli piega
brevemente verso est e tra le frazioni Casoni Borroni e Balossa
Bigli sfocia da sinistra nel
Po.
Il suo percorso
può essere suddiviso in tre parti ben distinte tra loro:
Potenzialità aurifere.
Di fatto il primo tratto montuoso
del fiume attraversa le vulcaniti permiane del Massiccio dei Graniti
dei Laghi e alcune aree interessate in passato da attività di
ricerca mineraria legata all’industria dell’argento e
successivamente del piombo. Questi aspetti fanno già pensare a buone
possibilità di ritrovamenti auriferi nei sedimenti e nei terrazzi
attraversati da questo fiume.
Come riferimento si può citare dal
Jervis che a "Coiro Monte" (Coiromonte) furono
intraprese ricerche di
pirite aurifera e galena argentifera così
come sotto la pertinenza del Comune di Armeno con la località
“Orolungo” lungo il rigagnolo Maicrassa, affluente appunto
dell’Agogna.
Nella parte medio alta del suo
scorrere, tra Bolzano Novarese e Borgomanero poi incrocia i depositi
fluvioglaciali e le antiche morene mediane di pertinenza del lago
d’Orta.
Successivamente
attraversate le colline novaresi si adagia fino a raggiungere il Po
non dopo aver raccolto numerosi affluenti e canali e contribuito
all’irrigazione di gran parte della pianura novarese.
In quanto alle testimonianze aurifere, salvo appunto un riferimento dello Jervis ed
una fugace citazione da parte di G.Pipino nel suo “L’oro
della val Padana”, null’altro si trova come riferimento
bibliografico.
La parte mediana ed in particolare la zona di Orolungo furono
oggetto di occasionali e forse non sufficientemente approfondite
ricerche da parte di due amici; forse meriterebbe
approfondire meglio, in futuro, le ricerche in questa parte di fiume.
I
ritrovamenti.
Da tempo
pensavo a questo fiume e di fatto mi sono studiato buona parte del
percorso sulla cartografia on-line e sulle foto aeree di googleheart
fino a quando, in occasione della gara sociale dello scorso ottobre
ho avuto l’occasione di chiedere una indicazione all’amico Giuseppe
Carenzo: nulla di preciso, ma la conferma della presenza dell’oro è
stata fondamentale e risolutiva.
Il "taglio dell'ansa",
canale di esondazione lungo l'Agogna presso Momo.
Studiato con
accuratezza l’alveo attraverso le foto aeree finalmente si parte
alla ricerca sul terreno: dapprima sono sceso nella zona di Cavaglietto poco a valle del ponte che dava facile accesso al fiume
presso il quale
due anse e relative erosioni di terrazzi facevano ben sperare in un
ritrovamento aurifero. Di fatto il
materiale pesante seppur molto
fine era composto solamente da
granato e minore
magnetite. Non
scoraggiato ho proseguito scendendo verso valle, ma sempre con un
nulla di fatto per quanto riguarda l'oro. Solo verso
sera trovavo, ormai nel territorio del comune di Mono, una
carrareccia che mi portava accanto ad una discarica di inerti in
prossimità dell’Agogna, in un punto dove il fiume in occasione di
piene sfondava con un taglio di ansa e andava a depositare
sul lato opposto un abbondante deposito alluvionale. Questi due i
siti che mi hanno dato la prima campionatura con alcune piccole
scagliette nella parte del taglio dell’ansa ed una superiore a 1,5
mm sul lato opposto, tra grossi ciottoli scuri. L’unico problema era che il 30 di novembre alle 17 il
sole è al tramonto e ormai avrei dovuto ritentare la sorte in
un’altra occasione.
Il 6 di gennaio senza una particolare levataccia ci fu la seconda
puntata sull’Agogna, ma l’alto livello dell’acqua non mi permise di
passare sulla sponda opposta, quindi concentrai la ricerca
nel primo tratto di canale di esondazione. Di fatto trovai oro molto
fine e decisamente scarso, una o due scagliette d'oro per ogni
secchio di materiale erano davvero poche, ma era ciò che quel sito
era in grado di dare: la campionatura non diede alcun punto con una maggiore
concentrazione. Stanco e mestamente soddisfatto per quella trentina
di scagliette decisi di risalire un poco il fiume fino ad
oltrepassare una briglia ed incontrare un piccolo affluente che nel
suo scorrere incideva molto profondamente i boschi circostanti e in
due strette anse aveva addirittura
depositato
numerosi pezzi di rottame e cocci di vetro, Lì in pochi piatti
raccolsi più che in
tutta la mattinata, recuperando un complessivo campione di 0.10
grammi (foto).
Ritengo che a monte della briglia e sulla sponda opposta del piccolo
affluente ci siano un paio di punti che potrebbero dare qualche
discreta soddisfazione: dovremo aspettare un periodo di magra o
cercare un percorso agevole
per raggiungerla.
Non credo che l’Agogna possa in questa parte di fiume dare grandi
quantitativi di oro, soprattutto con metodi manuali e senza
sfruttare il materiale di cave, ma anche questa è una chiave per
collezionare
l’oro alluvionale.
Giorgio Bogni
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QUI INVECE, un altro
sintetico, ma utile resoconto di
Fabio Belloni:
"
Oggi ho fatto una puntata esplorativa sull'Agogna, in zona
Pagliate, poco a sud di Novara.
La
condizione del fiume non era ottimale, causa una semi-piena che
sommergeva le punte che avevo individuato e che mi prefiggevo di
esplorare.
Ricavato un secchio di sabbia setacciata pescando dall'acqua, ho
lavato il tutto alla batea.
Emerso fondo rossastro di granato, poi magnetite ed ilmenite ed
- alla fine - piccole scagliette d'oro, a livello di polverino
(non più di sette-otto).
Alla
lente alcune sono risultate più rossicce, con probabile più
elevato contenuto in rame.
La
zona non si presta al lavaggio alla
canaletta e, con la
piena, non era del tutto agevole nemmeno il lavaggio a
batea. Sono molto
soddisfatto del risultato, anche se modestissimo, perché
sull'Agogna non ero mai riuscito a trovare nulla.
Mi
sono poi trasferito più a monte, sul Terdoppio in zona
Caltignaga, ma l'alto livello dell'acqua e la presenza di anse
con curve non ben sagomate mi hanno portato a tentare non più di
tre assaggi, ma in zone poco convincenti, che si sono - infatti
- rivelate prive di oro.
Ritentero' più avanti nella stagione magari con lavaggio alla
canaletta, per trattare maggiori quantitativi di sabbia."