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Questa pagina è
fatta con Roberto
R. che mi ha inviato la relazione di una sua
gita grazie alla quale ho qui occasione di ricordare alcune nozioni di
base a chi stia appena iniziando. |
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Nell'autunno
del 2010 ho ricevuto una breve descrizione della classica giornata
"andata a vuoto" di un cercatore d'oro; il testo mi è sembrato
interessante e utile perché rispecchia una situazione sicuramente comune
ai più quando si è ancora in fase di apprendistato; anzi, diciamo pure
che non di rado la vicenda capita anche ai "già capaci", ma
se questi ultimi sanno poi dare solitamente una spiegazione
ragionevole al contesto e spesso farne anche "tesoro" per le
uscite a venire, chi sta invece appena iniziando l'attività non dispone ancora di
mezzi sufficienti di confronto su cui riflettere, per cui corre il rischio
di non poter sfruttare neanche a livello di esperienza il risultato già
di per se negativo di quella giornata. Da questo ho dunque pensato di
riportare qui a seguire la parte sostanziale di questo dialogo in rete (l'e-mail
aveva il titolo molto esplicito "Prima uscita, un
fiasco" ) sperando che, tra sue domande e mie
risposte, vi troviate suggerimenti anche voi per superare dette
situazioni: |
E-mail ricevuta:
(...) dopo queste interessanti letture ho deciso di andare, un paio di
giorni fa, a provare a dare due "spadellate" con mia moglie,
quando è possibile ci piace infatti passare un po' di tempo immersi nella
natura.
Abbiamo cercato un po' nei depositi alluvionali del Rio Roverno nei pressi
della confluenza sul Gorzente senza risultato, poi ci siamo spostati sul
Piota, nella vallata opposta, ma anche qui niente, neanche la più
microscopica pagliuzza; fra l'altro nei giorni precedenti ci sono state
forti piogge, cosa che mi rendeva più speranzoso. Forse non siamo ancora
capaci di vederle, forse non eravamo nel posto giusto, o forse troppo a
monte (...) o forse non avevamo gli attrezzi giusti. La prossima
volta che andremo sul Piota pensavo di andare più a valle, forse lì ci
saranno più possibilità. Non avendo ancora delle vere batee ci siamo
arrangiati, con un grande piatto di plastica lei e con un sottovaso io
(foto); questo mi pare separi bene la pesante polvere di magnetite
e ho pensato quindi che dovrebbe separare altrettanto bene anche le
eventuali pagliuzze d'oro, e qui ti chiederei un'opinione: devo
assolutamente avere una vera batea o, per provare
un po' , posso ancora arrangiarmi col sottovaso? |
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LA
RISPOSTA: Ciao Roberto, tu e tua moglie avete provato a cercare oro in
due corsi d'acqua sicuramente auriferi; in particolar modo il Piota
offre la possibilità di piccole ma vere e proprie pepitine di cui mi
risultano ritrovamenti ancora negli scorsi mesi. A mio modesto avviso
evidentemente (o probabilmente) dovresti rivedere un pochino il criterio
con cui scegli i posti di scavo: dico questo perché quando in località
simili non si trova neanche una pur minutissima traccia d'oro significa
che (giornate storte a parte, che immancabilmente e puntualmente capitano
anche a me) c'è appunto quasi senz'altro qualcosa di tecnico che non
va. Ad esempio tieni presente che se i torrenti che citi hanno regalato
cosette molto belle come sopradetto (...) questo è dato dal
fatto che non contengono solo il classico oro alluvionale, ma anche
pagliuzze (pepitine) d'oro nativo che vanno allora solitamente
cercate con altro
metodo rispetto a quello che si
userebbe per l'oro alluvionale. In linea di massima i corsi
d'acqua di quel distretto aurifero tendono a contenere oro nativo
nelle loro parti alte, mentre nelle zone più a valle partecipano al
deposito alluvionale, da cui ne deriva appunto che a seconda della zona prescelta
conviene orientare il metodo di ricerca in un modo piuttosto che nell'altro.
Un'altra questione: la batea non è indispensabile e può andar bene un
qualsiasi altro oggetto simile e svasato quale ad es. quello che mostro nel sito, ma i sottovasi coi bordi molto (troppo) bassi
quale il tuo renderebbero difficile l'operazione anche ai già
esperti perché si rischia senz'altro di perdere anche cose pesanti,
per non parlare del colore arancione che non è tra i più adatti (meglio
nero, blu o verde). |
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NOTA:
Roberto mi ha poi scritto un altro paio di volte precisandomi tra l'altro
di aver capito che i piatti da loro usati in quell'occasione, come da sue
righe "non si addicono allo scopo (...), l'unione dei movimenti
rotatori del piatto, gli scrolloni impartiti con decisione ed il lavaggio
della sabbia in superficie fanno sì che sul fondo di queste trappole a
gravità si depositino i materiali più pesanti, come quello che
cerchiamo. Mi è chiaro adesso che oggetti con i bordi troppo bassi non
consentono di essere movimentati con tale decisione senza perdere quasi
subito buona parte del contenuto. (...)Sono d'accordo che tu inserisca i
punti salienti e la foto che testimoniano questa nostra prima uscita,
potrebbe essere di aiuto per qualche altro principiante (...)". |
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A
completare il simpatico dialogo Roberto mi ha anche inviato delle belle
fotografie della classica Mica che a prima vista si scambia spesso per oro
(vedi approfondimenti a lato pagina.) |
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Approfondimenti di questa pagina |
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