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Draghe sull'Orco

 

 

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LA PRIMA DRAGA. Nel 1886, come già accennato nella precedente pagina, la Société des Placers aurifères du Piémont fece installare non lontano da San Benigno una prima draga galleggiante, con l'intento ovviamente di raccogliere l'oro presente in tutta quella vasta area del canavese attraversata dal fiume Orco. Battezzata "Regina Margherita" e costata complessivamente 120.000 lire, la draga avrebbe dovuto trattare da 1500 a 2000 metri cubi di sedimento alluvionale al giorno, al costo di 30 centesimi (di Lira) al metro cubo, comprensivo della mano d’opera che, al tempo, si aggirava sulla Lira al giorno. Con i tenori medi riconosciuti di 0,40-0,50 grammi d’oro, al prezzo di poco più di 3 lire al grammo, l'operazione avrebbe quindi consentito di ottenere enormi utili. I dati vennero propagandati con enfasi e nell’agosto 1886 venne pubblicato a Torino, a cura del Consiglio d’Amministrazione, l’opuscolo "Notices sur la Société des Placers aurifères du Piémont" che, oltre allo Statuto, ad una carta del Canavese ed una splendida litografia della draga, contiene notizie sulla società ed una tabella di "probabilté de la valeur industrielle des parts sociales"  basata sulla lavorazione, da parte di varie imprese, di 100.000 metri cubi al giorno, con tenori variabili da 0,20 a 0,54 grammi d’oro al metro cubo e l’introito netto da parte della società di un quarto dell’oro estratto.
Assicuratasi l’assenso di 7736 proprietari terrieri in 31 diversi comuni, la Società predispose ambiziosi progetti di rettificazione e arginatura dell’Orco, della Dora e del Malone, cosa che avrebbe evitato i frequenti straripamenti e consentito di bonificare estese porzioni di terreno ghiaioso. Su tale basi chiese al Governo italiano un decreto di concessione esclusiva e la dichiarazione di opera di pubblica utilità.
In realtà, come riferisce l'ingegnere capo del distretto Minerario di Torino
nella Relazione ufficiale, alla fine del 1886 "... questa draga, dopo aver fatto parlare di sé assai e di aver servito ad esperimenti, non entrò mai in continua funzione industriale...". Il fatto è che, come tutte le prime rudimentali draghe galleggianti buone per le sabbie marine olandesi, ma incapaci di operare in terreni alluvionali grossolani, la draga si dimostrò infatti incapace di operare nell’Orco, né servirono a qualcosa le numerose modifiche a cui fu sottoposta con l'intento di farla funzionare a dovere. Nei brevi periodi di lavoro riusciva a trattare al massimo 500 metri cubi di sedimento recuperando a mala pena, con i grossi canali riempiti di mercurio, il 50 % dell’oro contenuto. Gli stessi tenori precedentemente annunciati risultarono alla fine inferiori alle previsioni non raggiungendo, in media, 0,20 grammi d'oro al metro cubo.
L'insuccesso della prima draga, seguito dall’abbandono e dalle polemiche di alcuni soci lionesi sul prestigioso giornale "Bourse Lyonnaise", che provocarono
l’interruzione delle trattative con una impresa Sokolowsky, non scoraggiarono
George Perret (amministratore gerente della Società) che attribuì tutte le colpe ai cattivi rapporti con la prima impresa con la quale la Società "priva di capitali" (vedine la storia in breve) non aveva potuto imporsi, e prese accordi con altri imprenditori pronti ad assumersi tutti gli oneri dietro corresponsione di un terzo dell’oro estratto.
Nell’Assemblea Generale del 22 dicembre 1886, a cui parteciparono 100 soci
per un totale di 45.707 parti, venne decisa, con la maggioranza di 36.260 voti
contro 9447 la liquidazione della Società svizzera e la costituzione di una nuova società anonima francese con capitale di un milione di franchi, dando mandato al Comitato di Amministrazione di operare la trasformazione. Il processo verbale dell’Assemblea ginevrina, con altre notizie sull’operato in particolare del Perret, venne pubblicato a Torino ai primi del 1887 in un opuscolo dal titolo: "Rapport sur la tranformation de la Societé Suisse des Placers Aurifères du Piemont en Societé anonime francaise".


LA SECONDA DRAGA. Nel corso del 1887 venne varata nell’Orco un’altra draga, la più grossa della nota Werf Conrad Limited di Londra e Haarlem (Olanda), ma anche questa diede pessimi risultati, specie per quanto riguarda il recupero dell’oro, tanto che nel 1888 la Società dovette riprendere lo studio delle alluvioni per accertarne i contenuti, cioè i suoi tenori auriferi. La nuova società anonima francese venne comunque costituita nel novembre 1888 presso il notaio Lefebvre a Parigi, dove si fissò la sede legale in Rue de Provence 59. Il milione di franchi non venne però sottoscritto e ci si dovette accontentare di un "capitale variabile non riducibile al di sotto di 100.000 franchi, suddiviso in 50.000 parti con diritto all'80 % degli utili netti.
Il 29 novembre 1888 vennero emesse le nuove Parti di Fondatore, al portatore,
di colore verde e firmate, tra gli altri, dal solito Perret (il Museo dell'Oro ne possiede numerosi esemplari e molti se ne trovano ancora in commercio, tutti con le 24 cedole al loro posto).
La draga continuava comunque a non dare alcun risultato e nel corso del 1889
i lavori vennero sospesi mentre si instaurava una controversia tra l’impresa e la
ditta costruttrice. Anche le nuove analisi eseguite dalla Società non furono molto incoraggianti: tra il 1888 e il 1889 erano infatti stati eseguiti 5 sondaggi con grossi tubi spinti fino a profondità di 10 metri e riempiti di aria compressa per consentire ad un operaio di prelevare campioni di alluvione indisturbata, e di questi solo uno, presso il ponte di Feletto, diede un qualche risultato utile, cioè con una media di 0,388 grammi d'oro per metro cubo su una profondità totale di 6 metri e mezzo.
LA TERZA DRAGA. Alla fine del 1889 venne varata un’altra draga nei pressi di Chivasso, ma non diede migliori risultati delle precedenti tanto che la stessa amministrazione mineraria dovette prendere atto che "non si può quindi ancora annunciare la risoluzione del problema meccanico sul quale si fonda l'aspettato esito delle imprese". La stessa amministrazione notava inoltre l’esistenza di "tali complicazioni legali negli affari di questa Società " da far dubitare dell'attendibilità dei dati da essa forniti.
Nonostante tutto nel 1890 la Società, che non aveva ottenuto la dichiarazione
di pubblica utilità, chiese la concessione di sfruttamento esclusivo per 29 anni,
analoga a quella nel frattempo ottenuta da un’altra compagnia che si interessava delle sabbie aurifere dell'Orba, riuscendo ad usufruire dei pareri favorevoli del Genio Civile e dello stesso Capo dell'ufficio Minerario di Torino: questi, però, avvertiva ancora l'Ispettorato di Roma che le condizioni legali della Società erano molto intricate. Il fatto che la legge italiana non riconosceva le società per parti e la mancanza di una parvenza di solidità economica della ricorrente impedirono l'accoglimento della domanda e provocarono la scomparsa della Société des Placers aurifères du Piémont.

LA QUARTA DRAGA. Un'ulteriore Draga venne ancora varata nel 1892 sempre sull'Orco e da tale sig. Figée: di tecnologia più avanzata, non diede però risultati migliori delle precedenti, ma va detto che nel frattempo erano anche aumentati considerevolmente i costi perché ad es. la mano d'opera aveva ormai superato abbondantemente le due lire al giorno e l'oro, al contrario, era sceso al di sotto delle tre lire al grammo.

 

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