Questa
immagine mostra una canaletta di
C. Anzaldi col classico tappetino
millerighe posto nella sua parte iniziale, dove vi si versa il
materiale da lavare (nella foto se ne può notare la struttura
in alto al centro, dove risulta asciutto), al quale segue un tratto di
celle atte ad intrappolare sia l'oro fino eventualmente "passato
oltre" sia singoli campioni più grossi dei solchi millerighe. A
questo secondo tratto presenzia, infine, un sagomato del tipo "a
zerbino", utile anch'esso a trattenere l'oro ed il materiale pesante
in genere tra i suoi aghetti e similari.
Osservando la foto, idem per quella a seguire, risulta facile capire
per quale motivo il millerighe funga quasi sempre anche da "spia",
nel senso che permette di vedere l'oro che via via si
sofferma nel mentre che s'immette il materiale nella struttura.
Qui
sotto, un particolare del millerighe visto dall'alto, con l'acqua che vi
scorre (la direzione corrisponde al "sopra e sotto" della foto); vi
s'intravedono copiose punteggiature e scagliette d'oro, ma si tenga
presente, giusto per rimanere "coi piedi per terra", che l'immagine
è stata creata appositamente tale (ad es. versandovi del
concentrato, quindi già arricchito) per mostrarne giustamente il
buon funzionamento.
A tal
proposito, per quel che mi riguarda personalmente (Z.G.), come già detto in
altra pag. ho usato diverse volte una simile canaletta con lo scopo
di trattare materiale proveniente da miniere contenenti
solfuri auriferi, cioè pirite o arsenopirite auriferi ecc. e non
oro nativo, né alluvionale. Nel mio caso,