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Premesso che i vari tipi di
tappetini li potete visualizzare nelle
pagine delle corrispettive canalette,
quando vi sono applicati, qui a seguire vengono riportate solo alcune considerazioni
generali che li riguardano. |
Il
progresso tecnologico che c'è stato negli ultimi decenni del secolo
(millennio) scorso a proposito della plastica e dei materiali sintetici, a
noi cercatori d'oro ha permesso di riportare in voga uno strumento per la
ricerca dell'oro che, grazie appunto alle varietà con le quali si presenta
oggi sul mercato (inoltre reperibile senza alcuna difficoltà) è diventato di
gran lunga molto più usato di allora. Infatti scegliendo il tipo idoneo tra
il millerighe, il miner moss (è lo "zerbino" coi filamenti tutti
intrecciati, per capirci), oppure a celle quadrate ecc. è possibile creare
una canalina ibrida, cioè con un tratto di tappetino e un'altro a
gradini tradizionali, oppure costituita addirittura da soli tappetini.
Una curiosità: ricordato che se noi oggi possiamo apprezzare le qualità di questo attrezzo,
lo dobbiamo certamente anche al sig. Guido Varini, bancario di Modena che usava
trascorrere le vacanze in quel di Oleggio
(Ticino) cercando oro, e che lì introdusse
per primo l'uso dello zerbino, che era la sua tecnica di ricerca. Egli usava
allora uno zerbino di cocco inserito in una comune canaletta ed i risultati
erano più che soddisfacenti, soprattutto se l'oro era di piccole dimensioni
(cosa abbastanza scontata in molti fiumi): l'unico svantaggio era dato dal
fatto che a fine giornata il recupero del concentrato era piuttosto
laborioso perché occorreva lasciare ben asciugare quella sorta di stuoia e
poi sbatterla energicamente più volte contro un foglio di plastica posato
per terra onde riuscire a liberare tutto il concentrato che quello zerbino
"primordiale" aveva
a suo tempo giustamente intrappolato. |
Sono
passati pochi decenni da allora, e come già detto l'evoluzione sui
materiali plastici ha fatto passi da gigante, quindi noi oggi possiamo infatti
comprare un semplice tappetino artificiale (ad es. quelli verdi tipo erba
finta, con gli aghetti verticali), tagliarlo della dimensione adeguata,
incastrarlo in una canaletta... ed il gioco è fatto (ma vedi qui a lato
anche per i "millerighe" e altri tipi ancora).
Considerando la
struttura dell'oggetto, in alcuni casi e comunque solamente se nella
canalina non presenziano gradini, non sarà neanche indispensabile setacciare il
materiale che vi sarà immesso perché il pietrisco più grossolano scivolerà
direttamente a valle della canaletta, mentre le scagliette d'oro (avendo
dimensioni più ridotte) s'incastreranno/depositeranno
inevitabilmente nel
reticolo del tappetino (qui a lato, un Miner moss in questo caso nero e può
essere verde, blu ecc.). Per quanto riguarda le misure ho notato sui
fiumi
che talvolta questa tipologia di canaletta è più stretta di quella
con gli scalini perchè evidentemente essa riesce a "lavorare" molto in
fretta, senza provocare quei pericolosi ingorghi che possono mettere a
repentaglio il buon funzionamento delle scalette in generale. Io stesso usai
più di una volta un tappetino largo poco più di 20 cm. (ma a
onor del vero nel mio caso superava abbondantemente il metro di lunghezza e
in ogni caso mi trovavo in una situazione che non mi lasciava altra scelta) e
devo dire che ne apprezzai molto il risultato: in pratica feci questo
esperimento in una miniera, tenendo sollevata da terra la canaletta
tramite sostegni ed immettendovi a monte l'acqua utilizzando una piccola
pompa con relativo tubo ecc.
Al termine di ogni giornata facevo sempre diverse analisi sul
materiale fuoriuscito a valle (cioè quello che dovrebbe essere sterile) e
con mio sollievo appurai infatti l'ottimo funzionamento del contesto perché
nello scarto non trovai mai meritevoli presenze aurifere. Questo in miniera,
anche se come già detto il tappetino è oramai abbondantemente utilizzato nei fiumi "alluvionali". |
In ogni caso, al termine del
lavaggio è sufficiente estrarre il tappetino (volendo si può anche
arrotolarlo), immergerlo in un secchio con acqua, srotolarlo, scuoterlo
leggermente per pochi istanti, tutto questo sempre nell'acqua e ovviamente
con il |
Altre note
informative sulle caratteristiche dei diversi tipi di tappetino le trovi
in questa pagina. |
lato utile rivolto in basso, ed il suo
contenuto passerà in un attimo nel secchio per poter esser finalizzato con la
solita batea.
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A questo punto ci terrei però a precisare una cosa, anzi due: la prima consiste nel fatto che tra la
scaletta tradizionale (canaletta,
canalina, quella coi gradini, per intenderci) e l'uso invece del
tappetino incastrato in una
qualsiasi canaletta (anche dal fondo piatto perché taluni a questo punto gli
scalini non li usano neanche più) esistono per così dire due scuole di pensiero
visto che alcuni credono di più
nell'una e altri invece nell'altra: su questa piccola diatriba non voglio
esprimermi (pur avendo una precisa opinione) non solo perché si
tratta
in entrambi i casi di due strumenti eccellenti (i migliori in ambito
amatoriale), ma anche perché esistono varianti ed "incroci"
personalizzati, nel senso che nulla vieta di
costruirsi una canalina che
inizi (a monte) con tre o quattro gradini e che prosegua poi col tappetino,
o viceversa, disponendo così di un formato ibrido come tanti che ormai si
vedono in circolazione.
A lato, un tappetino aghiforme ingrandito. |
La seconda questione mi sembra però
più determinante ed in questo caso dirò cosa ne penso al merito. Mi riferisco a quando nei
torrenti di
montagna si cerca oro nativo: quest'ultimo, qualunque sia la canaletta in
uso, ama talvolta comportarsi e depositarsi in modo piuttosto bizzarro
rispetto alla "pacifica rassegnazione" delle
scagliette alluvionali: questo
fattore è dato sia dalla sua forma/spessore, sia (soprattutto) perché
sovente le pepitine native contengono "carie", oppure residui di altri minerali che
modificano il peso specifico dell'insieme. Inoltre, se le scagliette dei
grandi fiumi
hanno solitamente dimensioni più o meno già prevedibili e consuete (salvo
rarissime eccezioni ovviamente),
quando
si cerca oro nativo invece ... non bisogna por limiti alla provvidenza e
potrebbe quindi capitare di vedersi letteralmente scivolar via un campione aurifero
che è troppo grosso per potersi incastrare tra gli aghetti del tappetino,
come ad es. quello qui a lato (anno 1992). A mio avviso si rischia insomma
di perdere il meglio: questo il motivo per cui nelle località caratterizzate da
oro nativo utilizzo solamente la scaletta coi gradini e quando posso faccio
anche in modo che l'acqua in uscita crei una cascatella e finisca in un
secchio prima di strabordare nuovamente nel torrente (si tratta naturalmente
di scelte ed opinioni del tutto personali). |
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Approfondimenti di questa pagina
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