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II° parte
dell'art. di G. Pipino sulla storia mineraria, a fine 1500, in Val d'Ayas. |
Sulla
presenza di minatori tedeschi in Piemonte e in Val d’Ayas alla fine del 1500
abbiamo sommarie notizie in documenti conservati negli archivi di Aosta e di
Torino, da me registrati (Pipino, 2010); l'atto ufficiale più esteso, del 12
agosto 1594, da cui si ricava un interessante precedente, si trova ricopiato
in diversi fondi dell'Archivio di Torino ed è interamente pubblicato, da
Duboin C. e F.A. (1860) nella "Raccolta delle Leggi della Real Casa di
Savoia". A questi si aggiungono, ora, alcuni documenti del 1593 conservati
nell'Archivio Regionale di Spira, in Germania, cortesemente forniti da Peter
Schoessler.
Dal documento
del 1594 apprendiamo che nel 1581 Claudio Ducayre era stato nominato dal
duca Carlo Emanuele "consigliere et soprintendente generale delle miniere di
là da monti" e, per meglio apprendere l’arte, era andato in Germania. Lo
stesso Ducayre, certamente savoiardo, scrive, in uno dei "nuovi" documenti,
di essere stato impiegato del precedente duca (Emanuele Filiberto) "… dal
tempo della restituzione dei suoi Stati (1559) alla morte (1580)".
Infatti troviamo in altri documenti che, negli anni 1561-62, Ducayre era
commesso a Chambery, impegnato alla verifica del sale introdotto alla
gabella cittadina e degli abitanti
aventi diritto. Nel 1581, continua nel suo scritto Ducayre, per meglio
servire il nuovo duca, era partito e aveva viaggiato per dieci anni, a
proprie spese, in diverse parti del mondo, specie in Germania, ed era
ritornato con una società di tedeschi non solo esperti di arte mineraria, ma
anche dotati di una nuova invenzione per fondere i metalli.
Sarebbe quindi ritornato nel 1591 o ai primi del 1592:
infatti, da un documento aostano, apprendiamo che
il 5 settembre 1592 l'Infanta Caterina, duchessa di
Savoia, scrive al castellano di Challant di dare
assistenza a certi tedeschi incaricati di coltivare le locali miniere. Il duca era lontano, in guerra: approfittando delle lotte
civili in Francia, aveva conquistato il marchesato
di Saluzzo e si apprestava ad impadronirsi della Provenza. Mentre i
tedeschi si recavano nella
valle di Challant
(Ayas),
Ducayre
andò dal duca per
ottenere alcuni privilegi e,
come scrive, dovette trattenersi ben 14 mesi a Nizza. Ritornato a Torino
assieme al duca, il 15 gennaio 1593 ottenne, anche
a nome di Gaspard Scomberg signore di (?) eplit
e di Malagastit (?), un primo "privilegio"
per introdurre ed utilizzare in esclusiva, per 30 anni, il nuovo procedimento metallurgico.
In partenza per la Savoia, il 7 maggio 1593 Ducayre scrive a un certo
Patric
(che poi conosceremo) di aver ottenuto il privilegio dal duca, anche a
nome di Scomberg e che, dalle prove fatte nella
miniera (?), 100 libbre piccole di minerale avevano dato 15 libbre d’oro a 20
carati. Il 30 maggio il duca emana un
manifesto per annunciare di aver concesso il
privilegio a Ducayre e Scomberg e di aver incaricato il cavaliere e
senatore Beniamino Brocardo di stipulare con i due
una convenzione-associazione per l’applicazione del
procedimento nelle miniere del ducato, il tutto da sottoporre al
governatore di Torino, il conte Carlo Francesco di Luserna. Da una lettera scritta il 3 giugno dal senatore Brocardo ad altro funzionario (probabilmente lo stesso conte di
Luserna)
apprendiamo che ci sono già contrasti con i
minatori tedeschi. Brocardo esordisce ricordando che il "nobile"
Claudio Ducayre aveva chiesto il privilegio
esclusivo per l'introduzione di un nuovo sistema di trattamento metallurgico dei minerali, ma il duca,
occupato in tante guerre, aveva delegato lui ad
occuparsene e ad esprimere la propria opinione. Certamente, scrive
Brocardo,
nello Stato
ci sono ricche vene di oro,
argento, rame, piombo e tutti gli metalli, che giacciono per lo più
inutilizzate per la mancanza di periti nell'arte;
erano stati portati minatori dalla Germania, ma
questi, “… parlando senza ingiuria", avevano creduto di arricchirsi
rapidamente e avevano abbandonato il lavoro alle
prime difficoltà. Nella
speranza di favorire il duca, lui e Ducayre avevano ottenuto il
privilegio per l'introduzione del nuovo sistema metallurgico, con copie
autentiche in italiano, francese e latino, e avevano intenzione di
applicarlo alle molte vene di metalli già provate da Ducayre, il quale, da
vero esperto, aveva estratto rame e argento, piombo e argento, con
alquanto oro, da frammenti di marcasite con diversi metalli.
Ai primi di dicembre arrivano Adam Fager, Sigmund Tubinger e Daniel Patri,
con 5 servitori, tutti di Friburgo in Brisco (Brisgovia), ai quali
sono stati concessi salvacondotti da vari comandi militari. I
salvacondotti si trovano nel fascicolo di documenti relativi alle nostre
miniere, all’Archivio di Spira (Speyer), e il nome dei primi due è citato,
nell'intestazione del fascicolo, quali soci dell’impresa mineraria di Arba
in Val d’Aosta. |
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Il Salvacondotto
rilasciato da Carlo Ranz, comandante del forte di S. Caterina, ai tedeschi
diretti in Piemonte. |
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Il 23
dicembre 1593 si addiviene alla prima concessione mineraria, fatta col
tipico sistema di approvazione per punti, con eventuali modifiche o
riserve, dell'atto presentato dal ricorrente, in questo caso il solo
Ducayre che, però, chiede ed ottiene la concessione anche per conto di
non meglio specificati soci e associati. Al primo punto, dopo il
preambolo storico, Ducayre chiede che vengano confermati tutti i
privilegi, concessioni, immunità, libertà e franchigie ai possessori
di miniere, come previsti dalle ordinanze (del 1531) del fu duca Carlo (II);
al secondo punto, che venga concesso, a lui e suoi associati, di
cercare e coltivare miniere di tutti i metalli in ogni parte dello
Stato. Entrambe le richieste vengono approvate da S. A. e senza riserve.
Gli altri 12 punti, riguardanti diritti e doveri dei concessionari, a
questo punto potrebbero apparire superflui, essendo già ampiamente
codificati nelle suddette ordinanze, ma per alcuni di essi il duca
avanza le seguenti piccole riserve: alla richiesta di dispensa del
pagamento dei diritti per i primi 5 anni, in considerazione dei rischi e
delle spese da affrontare (n.6), viene accordata l’esenzione per 3
anni, ma ad eccezione di oro e argento. La richiesta di porto d’armi
(n. 9) viene accolta, ad eccezione dei "balestrini"; il
permesso di caccia (n. 12) è accordato, salvo che nei luoghi dove è
riservata al duca. La libertà di culto, specie per gli operai tedeschi
(n. 13), è accordata e il duca promette di prendere sotto la sua
protezione gli operai, purché non facciano opera di proselitismo. Per
alcuni altri punti, il duca promette di provvedere: Sarà ordinato ai
vassalli, con apposite "inibizioni", di non molestare i
concessionari ma, al contrario, di agevolarli in ogni modo (n.3). Sarà
prescritto, a tutti i concessionari e possessori di miniere, di
presentare entro sei mesi copia dei privilegi, pena la decadenza; Sarà
nominato un controllore unico per i conti (n.10). Il Presidente (del
Senato) Barasta fungerà da giudice unico per tutte le controversie, sia
civili che penali, riguardanti i minatori (n.11).
Della
suddetta concessione, firmata dal duca, controfirmata da due funzionari e tradotta dall'italiano
al francese da Ducayre, non ho trovato tracce a Torino.
Essa non fu
"interinata" (registrata) in ottemperanza alla richiesta
contenuta al punto 14, fatta per evitare le spese relative, e fu poi
sostituita dall'altra, più articolata, del 12 agosto 1594, della
quale, come detto, si hanno più copie, oltre alla pubblicazione dei
Duboin del 1860. In questa non si fa più riferimento alle ordinanze di
Carlo II e, al punto 1, il richiamo è sostituito con il privilegio
esclusivo di utilizzare il nuovo procedimento metallurgico concesso, così come la facoltà di cercare e coltivare miniere in tutto lo Stato,
a Claudio Ducayre e a Gerardo Patrique di Creuznach "capo di una
società di Allemani".
Il 4 ottobre
1594 la precedente concessione fu confermata, ma con esclusione a
salnitro e sale e con
proibizione di esportare i minerali se prima non offerti alle Regie
Finanze e, riguardo a
oro e argento, se non monetati. Il 5 ottobre 1594 il duca ordinò che la
concessione
si intendesse interinata, senza alcuna modifica; il 4 novembre confermò
ai concessionari
il diritto di avvalersi della loro scoperta che "agevola la fusione
dei metalli".
Secondo i
registri, vi furono successivi adempimenti, fino al 1596, dispersi in
vari fondi degli archivi
torinesi; però dopo il 1595 non si trovano più tracce dell’impresa.
Anche i documenti
conservati a Spira si interrompono nel 1595. Sulla copertina del
fascicolo si specifica che
gli atti riguardano la società dei tedeschi Johann Aschman, Gerhardt
Patrickh, Adam Jager e
Simon Thubinger con i soci "stranieri" Bernardino Brocardo, Claude
Ducayre e altri, per
le miniere piemontesi di Arba in Valle d’Aosta. Alcuni dei soci
tedeschi, come da
lasciapassare, erano di Friburgo; Gerard Patrick, come da concessione
del 1594, era di Creuznach,
cioè dell'odierna Bad Kreuznach in Renania-Palatinato, e ciò può
spiegare la presenza
della documentazione nell'odierno archivio regionale di Spira.
Quanto al
primo socio di Ducayre, Gaspard Scomberg, si tratta certamente di
personaggio appartenente
alla nota famiglia von Schonberg (o Schomberg), proveniente da Meissen in Sassonia,
e potrebbe trattarsi di Gaspard de Schomberg, fratello di Hans Wolfgang
Schoenberg,
soprintendente alle miniere sassoni. Naturalizzato francese e impegnato militarmente
e politicamente in Francia, dopo la morte di Enrico
III, nel 1589,
Schomberg fuggì in
Sassonia per cercare aiuti e, nell'aprile del 1591, corse in aiuto di
Enrico IV con settecento
cavalieri; partecipò poi alla conversione del re e alla preparazione
dell’editto di Nantes. Nel
1594 fu nominato sovrintendente alle Finanze (francesi). Morì a Parigi
nel 1599.
Che i lavori
ad Arbaz, e in tutto il Piemonte e Valle d’Aosta, fossero stati
abbandonati da Ducayre e
compagni è provato anche dal fatto che essi ottennero, nell'agosto e
nel novembre 1601, lettere
patenti di Enrico IV per cercare e coltivare miniere in Francia (Guenoys,
1607). Al
trasferimento può non essere stata estranea la fortuna di Gaspard de
Schomberg, che si trattò del
primo socio di Ducayre in Val d'Ayas o di un suo parente omonimo.
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Giuseppe Pipino
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