| |
Geologia Toscana merid. correlata al
suo Oro.
|
|
Le manifestazioni aurifere prese in considerazione si collocano nel
distretto antimonifero della Toscana Meridionale, costituito da numerosi
giacimenti distribuiti in una vasta area comprendente tutta la Provincia
di Grosseto e porzioni limitate delle limitrofe province di Siena e di
Pisa. La stessa area, come è noto, è caratterizzata dalla presenza di
complessi vulcanici di eta neogenica e quaternaria (M. Amiata, Radicofani,
S. Vincenzo, Roccastrada) e da imponenti manifestazioni endogene,
localmente sfruttate per energia geotermica (Lardarello, Travale, Bagnore,
Piancastagnaio).
l giacimenti antimoniferi sono ubicati nella parte superiore della Serie
Toscana Ridotta, al contatto con una sovrastante formazione
impermeabile, e assumono l’andamento del contatto stesso (AA.Vv. 1971;
DESSAU ET AL II, 1983). Sono inoltre visibilmente controllati da
importanti dislocazioni tettoniche verticali, ad andamento NW-SE e N-S, e
sono spesso accompagnati da fumarole, sorgenti termominerali e altri
fenomeni endogeni estinti o quiescienti.
Nella stragrande maggioranza dei casi la roccia mineralizzata è
rappresentata dal calcare cavernoso, caratteristica roccia brecciata e
vacuolare derivata da evaporiti noricoretiche (Formazione di Burano) per
dissoluzione dei solfati. Essa poggia in continuità stratigrafica su
filladi quarzifere triassiche (Verrucano) e può assumere potenza di
alcune centinaia di metri, ma spesso, nelle zone che più ci interessano,
si presenta sotto forma di sottili lenti quasi completamente
mineralizzate.
All’interno del Cavernoso possono essere presenti masse di gesso
saccaroide e, specie nella parte superiore, livelli e lenti di
calcare-dolomitico di colore scuro. Al disopra o lateralmente possono
svilupparsi le serie carbonatiche di età più recente (giurassico-cretacico),
ma i rapporti di giacitura sono sempre poco chiari e di incerta origine.
lncerto è anche il contatto con le sovrastanti arenarie oligoceniche di
tipo macigno, talora mediato da sottili livelli di calcareniti brecciate
ricche di nummuliti e di marne argillose fogliettate con straterelli
calcarei (scaglia toscana). Una netta superficie di scorrimento
separa spesso il calcare cavernoso, e in parte i litotipi che ad esso si
accompagnano, da sovrastanti sequenze flyscioidi e ofiolitifere liguri,
cretaciche e eoceniche. Dove queste sono assenti, il cavernoso può essere
coperto direttamente dai sedimenti neogenici, che vanno da conglomerati e
argille mio-plioceniche a travertini e depositi palustri del Quaternario.
l giacimenti si collocano al contatto tra il calcare cavernoso e le rocce
sovrastanti, ma si possono talora avere discrete mineralizzazioni anche al
contatto con i sottostanti scisti del Verrucano, come a Casale di Pari e a
Capita (CAPACCI, 1906). In tutti i casi, alle mineralizzazioni si
associano intense trasformazioni metamorfiche delle rocce ospitanti. ll
fenomeno più caratteristico è la silicizzazione del cavernoso, che porta
alla formazione di lenti e banchi, con spessore che può superare i 10
metri, di una quarzite di
colore vario, vacuolare e ricca di fratture. In queste si insinua la
mineralizzazione, in vene e ammassi. La silicizzazione interessa talora
anche i calcari giurassici (Frassine, S. Martino sul Fiora, Selvena), e il macigno (Pereta, La Stellata, Macchia Casella) che si
accompagnano al cavernoso con incerti rapporti. Altro fenomeno tipico, che spesso si associa al precedente, é la trasformazione del
cavernoso in << cenerone », un sabbione dolomitico incoerente derivato dalla
dissoluzione della parte calcitica, che può formare ammassi potenti alcuni metri riccamente
mineralizzati (Casal di Pari, Capita, Tafone, Montauto). Talora, specie a diretto contatto con
i sedimenti flyschioidi liguri, il prodotto residuale e costituito da livelli, potenti sino a
due metri, di un materiale argilloso di colore scuro, anch’esso mineralizzato (S. Martino
sul Fiora, Casale di Pari, Tafone). Localmente si possono anche osservare limitati
fenomeni di caolinizzazione e di alunitizzazione.
La mineralizzazione è costituita da disseminazioni, aggregati o noduli raggianti di
antimonite, in cristalli da millimetrici a decimetrici, spesso ricoperti o completamente
sostituiti da prodotti di ossidazione (stibiconite, cervantite, valentinite, kermesite).
Pirite e marcasite sono sempre presenti e, spesso, abbondanti, sotto forma di incrostazioni,
aggregati fibrosi e cristallini isolati. Molto subordinata ed accidentale é la presenza di
altri solfuri metallici, per lo più di dimensioni microscopiche, mentre lo zolfo é quasi
sempre presente e può, localmente, essere molto abbondante.
Spesso essa si spinge, in misura limitata, nei litotipi di copertura, sia che siano
rap
presentati da sedimenti flyschioidi liguri (Frassine, Casal di Pari, Cetine, Poggio Peloso,
Fosso la Fuliggine, Pietrarotonda, Macchia Casella, Capita, Tafone, Montauto) e dalle
lenti ofiolitiche in essi contenute (Micciano, Vallerano), che da sedimenti neogenici
(Ce
tine, Poggio Peloso, Pereta, Macchia Casella, Montauto), e da depositi del Quaternario
(Casabianca).
Una diffusa mineralizzazione si sviluppa generalmente anche nel calcare non
altera
to, dove cristalli di antimonite si insinuano nelle microfratture, talora con
calcite, quarzo e dolomite. Nelle fratture di maggiori dimensioni, che assumono un vero e proprio
aspetto filoniano, le ganghe sono rappresentate da calcite, quarzo, fluorite
e/o barite
(Fosso la Fuliggine, La Stellata, Pereta,-Montauto). Limitate concentrazioni si possono
avere inoltre nelle lenti di gesso contenute nel cavernoso (Pozza del Lino, Poggio la
Stre ga), e nel materiale argilloso che riempie le cavità carsiche del calcare (S. Martino sul
Fiora).
I giacimenti mercuriferi, che come e noto assumono una discreta importanza nella
stessa area, si trovano sempre in posizione ben distinta da quelli antimoniferi, sebbene
in taluni casi le due manifestazioni possono essere a diretto contatto (Pereta,
Capita).
Il cinabro, saltuariamente e scarsamente diffuso nelle mineralizzazioni antimonifere,
può
infatti costituire importanti depositi al contatto tra cavernoso e scisti del Verrucano_,nonché
n vari termini delle successioni di copertura, dai terreni flyschioidi e ofiolitiferi liguri,
ai sedimenti miopliocenici, al travertino.
|
| |
Approfondimenti di questa pagina
|
|