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BRUSSON: UNA DESCRIZIONE DI
GITA ALLA MINIERA D'ORO.
PAGINA PREPARATA CON: |
Paolo
e Luca (The Diggers'seltz) & Elena. |
GITA
A CHAMOUSIRA (VAL D’AYAS)
Fine ottobre 2008, una
splendida calda giornata autunnale dal cielo terso. Siamo in 5: Elena,
Mauro, Luca, Paolo e la nostra eccezionale “guida”: Zappetta Gialla!
Il programma è quello di risalire gli interni della miniera doro di
Brusson (detta Ciamousira) dal basso
partendo dall’ingresso Fenilliaz 7 per poi uscire da uno degli imbocchi
alti. Il sentiero, che si trova in una zona mista (boschi e radure), è
piuttosto agevole e, nel suo complesso, abbastanza pianeggiante:
ovviamente non prestiamo particolare attenzione allo sviluppo del
percorso, presi come siamo nell’ascolto dei racconti e delle
spiegazioni del nostro compagno di avventura. Dopo circa un quarto
d’ora ci troviamo nel piazzale antistante l’ingresso della “7”
che si apre subito dopo i resti di una cabina elettrica. Molto bella la
vista che si gode sulla valle e quella, decisamente imponente, della
verticale parete di roccia (alle nostre spalle) che contiene la miniera.
Entriamo senza indossare gli stivali poiché la miniera è piuttosto
asciutta: infatti durante tutta la nostra visita non incontriamo
formazioni di stalattiti e stalagmiti, né le tipiche concrezioni
multicolori di parete che si trovano solitamente dove c’è presenza di
altri minerali (ad es. ferro, argento, rame, piombo, zinco, ecc.). La
galleria, ad andamento rettilineo, non è altissima ma comunque
abbastanza agevole: la roccia è di color nocciola ed è interessante e
affascinante seguire il taglio del filone quarzifero che divide
nettamente in due la parete. Ogni tanto, nel quarzo, si possono vedere
piccoli cristalli e“piritine”
che brillano alla luce delle nostre torce. |
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La rimonta che
porta al liv. 6: sulla destra si riconosce il filone Fenilliaz. |
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Sulla destra prendiamo la rimonta (foto qui sopra) che ci conduce al livello 6: il
percorso è ovviamente ripido, ma alcuni “gradini” in legno e
qualche chiodo in ferro ben posizionato aiutano la risalita. La galleria
DELLA “6” è molto simile alla precedente, ma più sconnessa: c’è
molto pietrame in terra, qualcuno ci sta lavorando (nelle gallerie
soprastanti sarà ancora più evidente) senza molta cura e con totale
mancanza di rispetto per il sito e per chi lo vuole visitare. Dopo un
primo tratto percorso accucciati si trova una cassa di legno abbandonata
da cui sembra uscire (e anche la ricopre), diffondendosi sulle pietre
vicine, una suggestiva grande soffice muffa bianca. Da questo punto in
poi la
rimonta che ci porta al livello 5 viene praticamente percorsa quasi
tutta strisciando per la quantità di materiale di scavo abbandonato:
una faticaccia che ci provoca un po’ di rabbia e amarezza! |
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Uno degli
ampi sbancamenti sopra al liv. 6, dove il filone di quarzo è stato
praticamente asportato tutto, lasciando solo alcuni pilastri. Da qui in
poi la risalita diventa alquanto disagevole.
Abbiamo
bisogno di fare una piccola sosta ristoratrice, così, percorsa una
porzione della “5” giungiamo all’aperto su una piccola piazzuola
posta a sbalzo all’interno di uno stretto canalone che strapiomba
sulla Val d’Ayas: una vista veramente mozzafiato! Una volta rientrati
in galleria percorriamo un breve tragitto fino a prendere la rimonta che
ci deve portare al livello 4: anche questa non è in buone condizioni,
si deve procedere spesso accucciati e non si può evitare qualche
piccola strisciatina. |
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Paolo e
relativo equipaggiamento fotografico "sbucano" finalmente da
quel che resta dell'oramai scomodissima rimonta della 6. |
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Ora Zappetta Gialla ci
propone di percorrere la
“4” per raggiungere il travers banc che dovrebbe essere molto
interessante e bello da vedere, ma poco prima di essere giunti a
destinazione la via risulta essere bloccata da un recentissimo enorme
cumulo di materiale di scavo. Siamo così costretti a tornare sui nostri
passi per uscire nuovamente all’aperto. Ancora una volta ci troviamo
di fronte a una splendida vista della valle: la parete è completamente
a picco e la piazzuola con il sentiero esterno che la collega al bosco
retrostante strapiombano talmente sul vuoto da generare un
minimo di apprensione a chi di noi soffre un po’ di vertigini.
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Che fascino, però!
Seguiamo il sentiero per andare a visitare gli accessi delle altre
gallerie, la cui conformazione interna è simile a quelle già
descritte, con le pareti di roccia tagliate dalla bianca fascia
quarzifera (cioè il filone). Passiamo così davanti all’ingresso della “1”,
della “2” e della “3”, e poco sotto a quest'ultima c'è il vicino accesso della Speranza
1, ove facciamo una breve sosta nel piccolo piazzale antistante, e
poi, ripreso il bosco, andiamo verso la Speranza n°2,
nei cui pressi, all'esterno, si trova ancora il vecchissimo compressore
che con tutte le sue parti
arrugginite
è una vera pacchia per noi fotografi. Una rapida visita all’interno
della galleria ci evidenzia subito come anche questa zona sia oggetto di
recenti scavi forse (ma a volte l’apparenza inganna!) condotti in modo
un po’ più rispettoso. C’è ancora il tempo per giungere in cima e
vedere l’ingresso del fornello della 3, poi si prende la strada del
ritorno scendendo nel bosco lungo il ripido ma bellissimo sentiero. Si
è trattato di una di quelle giornate che si ricordano, trascorsa e
vissuta col piacere di poter condividere insieme pensieri ed emozioni.
Non capita spesso!
Abbiamo
avuto disagi, che ci sembra giusto rimarcare ancora, provocati da altri;
ma forse, volendo vedere un aspetto positivo, l’essere stati costretti
a strisciare ci ha permesso di avere come un contatto diretto col
terreno, di venir quasi a far parte dell’ambiente circostante: ci ha
fatto comunicare con lui, ce lo ha fatto “sentire”. Magia di uomo
nella natura: eppure sono solo sassi….Grazie. |
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