Questa
scheda, che è la prima riguardante la storia aurifera del Ticino, fa
anche parte della Sezione Aurifodine italiane e loro Cumuli
di Ciottoli che sono ancora visibili oggigiorno (se vuoi
vedi la pagina iniziale di questo argomento): le
prime righe introduttive sono all'incirca le stesse che ho già usato a proposito
delle aurifodine
ovadesi, perché le due situazioni, pur geograficamente distanti tra
di loro, condividono il contesto (i cumuli
di ciottoli) di queste antiche ricerche.
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| Aurifodine
del Ticino: "... nei
depositi
alluvionali l'oro è di norma presente sotto la forma di diffuse e non grosse sue particelle
(cioè numerose scagliette, rare pepitelle ecc.). Nei tempi antichi la civiltà si dedicò
parecchio alla sua raccolta, e per poter fare tutto questo in vasta
scala, quindi a livello "industriale", occorreva di
riflesso ovviamente lavare
delle enormi quantità di terreno. In relazione alla particolare posizione di alcuni depositi,
come ad es. i "terrazzati" , per poter disporre della necessaria
impetuosità l'acqua veniva incanalata a discreta distanza rispetto
ai luoghi interessati e ivi
condotta. Quando infine tutto il
terrazzo alluvionale era stato lavato restavano, al suo posto, i possenti
mucchi di ciottoli allungati, paralleli, che ci permettono oggigiorno di
descriverne la storia". Questi hanno un diametro medio che
varia a seconda delle zone, da dieci a trenta centimetri e sono
costituiti da rocce magmatiche e metamorfiche molto resistenti, con
assenza di rocce sedimentarie e discreta abbondanza invece di quarzo. I
nostri cumuli si elevano talvolta notevolmente fino a giungere a venti
metri e spesso, specialmente nella Bessa e nell'Ovadese le loro basi
sono state curate con particolare attenzione, tanto da assomigliare a
delle vere e proprie murature a secco e questo evidentemente per
consentirne un miglior sviluppo in altezza. |
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I CUMULI DI CIOTTOLI DEL TICINO. Anche
nei dintorni del Ticino,
come nella zona di Ovada, sono
presenti testimonianze di antichi lavori che riguardano il "trattamento" di molti terrazzi auriferi locali:
anche questi in sostanza
videro in uso le stesse metodologie già sopra descritte. Mentre
nel caso di sfruttamento dei filoni quarzosi "a giorno", le eventuali
testimonianze attualmente rimaste sono rappresentate da trincee, pozzi,
gallerie scavate nella viva roccia oltre che alle rare piccole
discariche esterne oramai riassorbite dalla vegetazione, mi ripeto
qui ricordando che, per
quanto concerne lo sfruttamento dei giacimenti alluvionali, sono
principalmente i cumuli di ciottoli sopra descritti che, specialmente
sui terrazzi più alti non soggetti alle travolgenti inondazioni (e
distanti dai centri abitati perché in questo caso sono stati
asportati per utilizzi edilizi vari), hanno potuto talvolta conservarsi. Bisogna
infatti considerare che, oltre al normale livellamento di
detti cumuli dovuto a rotolamento dei ciottoli stessi, questi ammassi
sono stati talora oggetto di rimaneggiamenti, ad es. per motivi di
bonifiche agrarie; inoltre, in tempi recenti la loro asportazione si
é fatta più frequente sia per motivi industriali (quarzo, vedi a fondo
pagina) sia per ottenere
semplice pietrisco.
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Qui a
seguire, la situazione del Ticino in detto contesto, mentre a lato pagina sono disponibili i tasti
per accedere ad altre note storiche su questa zona, oppure per poter
visualizzare la precisa localizzazione dei cumuli nell'ovadese, ed altro
ancora. |
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LOCALIZZAZIONE CUMULI DI CIOTTOLI DEL TICINO |
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Un
esempio visitabile si trova nella località Baraggia di Varallo
Pombia (No), sulla sponda terrazzata destra del Ticino a quota 215
circa. Qui sono ancora ben visibili, benché semicoperti da fogliame e
vegetazione, diversi cumuli continui, paralleli e separati da
avvallamenti diretti verso il fiume. La successione si estende per un
centinaio di metri a partire dalla direttrice di presa del Canale Elena
ed è particolarmente osservabile lungo la Via Privata Panoramica che,
partendo dal Km.23 della strada, da Gallarate scende sulle rive del
fiume. La sponda vera e propria, a picco sul Ticino, è inoltre qui
costituita da sabbie e ghiaie sciolte che potrebbero esser quindi
costituite da materiale di discarica delle sovrastanti coltivazioni
minerarie, le quali avrebbero in questo modo provocato anche uno
spostamento verso nord del corso del fiume, con conseguente creazione
della grossa curva di Varallo in loc. Pesorto.
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Dal
materiale di discarica proviene sicuramente anche l'oro che si comincia
a trovare con discreta abbondanza nell'alveo del fiume subito dopo
l'apice della curva, appena dove le classiche condizioni di
"erosione e deposito" lo consentono (Isola Confurto, in questo
caso).
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Circa
500 metri a valle dell'Isola Confurto, sulla sponda piemontese
dirimpettaia al "Candeggio Visconti", su un terrazzino
con quota variabile da 210 a 215 metri, si trova un'altra zona a
cumuli. Si tratta in realtà dell'estremità opposta dello stesso
terrazzo di cui sopra che, interrotto dalla strada provinciale, riprende
dall'altra parte proseguendo per 600 metri fino a re-incontrare la sponda
del Ticino dopo la curva del Pesorto. Questa seconda zona è
raggiungibile percorrendo una delle due strade sbarrate che partono in
direzione Sud della strada provinciale di Gallarate e si inoltrano nei
boschi: la prima, al Km.22,400, corre sulla parte interna del nostro
terrazzo mantenendosi a pochi metri dalla parete che lo separa da quello
superiore e termina, dopo circa 600 metri, nella parte finale della zona
a cumuli; la seconda, al Km.22,350, corre nella baraggia per 500 metri,
parallela alla precedente, mantenendosi ad una quarantina di metri dalla
parete del sovrastante terrazzo, per poi deviare a destra e risalire con
molta difficoltà nella parte centrale della zona a cumuli. Detti
cumuli si estendono per 10-15000 metri quadrati: poco evidenti nelle
zone periferiche, emergono invece vistosamente in alcune parti centrali
elevandosi di alcuni metri. I ciottoli hanno diametro e allungamenti
variabili da 10 a 60/70 cm, ma sono frequenti anche massi piuttosto appiattiti che
arrivano al metro.
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| Qualche centinaio di metri a sud di detta situazione,
oltre la scarpata del sovrastante terrazzo della Paniscera, si estende
il Campo dei Fiori o Cava dell'Oro (vedi approfondimenti a lato
pagina), già noto per i medesimi motivi di cui sopra e con
cui viene solitamente confusa la località appena descritta. La sponda
piemontese del Ticino, nello spazio compreso tra questi due posti è
molto ripida e soggetta ad erosione, mentre in riva lombarda, presso La
Maddalena, vi sono zone di sostanzioso accumulo: tutto questo tratto è
motivo di ricerca aurifera: ancora in anni recenti, individuando la
"punta" giusta, sono stati trovati discreti campioni d'oro in scaglie
spesse e larghe fino al centimetro, nonché piccole pepitelle dal peso intorno
al grammo. |
| Una curiosità:
per quanto riguarda il tratto del Ticino situato a valle del lago,
che come ben si sa è particolarmente "generoso", nell' XIII
secolo, nelle poco distanti località di Oleggio e Pombia si coniavano monete
d'oro, cosa quindi non certo casuale (vedi se vuoi descrizioni
di gite in quei posti). |
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Una
nota
sul quarzo, indizio spesso fondamentale riguardo la ricchezza
aurifera dei giacimenti secondari: i ciottoli di quarzo dei cumuli presenti nella
valle del Ticino, a valle del cordone morenico che chiude il Lago
Maggiore, sono stati oggetto di intensa raccolta ad uso delle vetrerie
lombarde e veneziane, attività che in questa zona è molto antica e
ben documentata. Sono però ancora abbondanti appena sotto la superficie
e sono accompagnati, in prevalenza, da ciottoli di gneiss, dioriti,
pietre verdi, quarziti, porfidi e brecce del verrucano lombardo. Il
bacino di alimentazione, a monte del Lago, è vastissimo e, per quanto
riguarda l’oro, l’origine è prevalentemente da cercarsi nei filoni
auriferi dell’Ossola e del Malcantone svizzero. |
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Vedi i luoghi di ricerca odierni sul
Ticino. |
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Approfondimenti
di questa pagina |
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