GEOLOGIA. La parte
che di questo libro ne descrive la situazione locale non l'ho
riportata, né riassunta, ma su questo argomento ho invece preferito
inserire alcune riflessioni e considerazioni attuali (2017)
dell'Ing.
P. Munari, il quale in più punti è in disaccordo su
quanto riportato, a livello geologico, nell'antico documento,
e ne spiega (qui sotto) i motivi dettagliatamente.
"...Premesso che l’ho letta per sommi capi perché, senza conoscere ancora i
luoghi, è difficile raccapezzarsi, parla di tutta una serie di fratture, discordanti rispetto alla
Linea del Canavese, ed anche intersecantesi tra loro,
entro cui si sarebbero infiltrati filoni idrotermali trasportanti
Arsenico, Oro ed altro.
Al fondo della traduzione vi sono le copie dei disegni dell’autore,
tutti da interpretare.
Secondo l’autore i fenomeni sono del Devoniano.
A pag. 64 c’è una ricostruzione dell’ambiente Devoniano, per nulla
attinente con gli attuali studi geologici:
non si parla dell’oceano Tetide né della sua
chiusura.
si considera Ivrea prossima a Tavagnasco già allora.
si considerano le rocce di Ivrea già sul posto nel
Devoniano.
Oggi si ritiene invece tutt’altro:
I micascisti in cui si sono infiltrati i filoni
idrotermali sono una scaglia “di margine africano”,
cioè della costa Sud dell’oceano Tetide, andata in subduzione ad
alta profondità (facies eclogitica),
durante la fase Eo-Alpina, poi riesumata in epoche più recenti per
formare la Falda di ricoprimento
della Dent Blanche (Zona Sesia-Lanzo)
Le rocce di Ivrea, che lui (Froment) chiama Dioriti, sono Dioriti-Kinzigiti di crosta profonda, sempre di margine africano,
venute su sul finire della spinta compressiva delle Alpi (formano le
Unità Sudalpine, sotto la Linea Insubrica):
io le definisco le nostre Prealpi, perché al di sotto della Linea
Insubrica, come le Prealpi Bergamasche e le Dolomiti.
Che le une e le altre rocce fossero vicine nel
periodo
Devoniano non è assolutamente accertabile, forse non lo sarà mai,
ma quel che è certo è che non erano affioranti e non vi era un mare
lì nei pressi.
L’attribuzione al Devoniano è tutta da confermare: trattandosi di
filoni idrotermali, forse si potrebbero fare analisi isotopiche.
Resta il fatto interessante in sé: che ai piedi delle Alpi
Graie, lungo la Linea Insubrica (qui Linea del Canavese), vi siano vestigia di attività di fumarole vulcaniche, con apporto
di Arsenico, Galena ed anche Oro.
Infine, a conclusione di quanto scritto finora, suppongo la
seguente genesi delle mineralizzazioni:
Le rocce di Tavagnasco (falda di ricoprimento della Dent Blanche,
zona Sesia-Lanzo) hanno subìto profonde metamorfosi, accompagnate da
profonda dislocazione e intenso schiacciamento.
Ne consegue che, se ci fossero state fumarole in origine, si
troverebbe ancora traccia dei minerali, in forma di noduli o lenti,
ma non delle strutture, profondamente stritolate dall’Orogenesi
Alpina.
Quindi quelle “fumarole” (per usare il termine dell’articolo)
sono recenti, successive alla messa in posto delle falde.
Data la vicinanza del Plutone di Traversella, con il suo
corteggio di mineralizzazioni, con abbondanti
solfuri (pirite,
ecc.), la cosa più probabile è che anche gli stessi filoni facciano
parte di questo evento geologico".
Ing. Pietro Munari
Per le miniere NON d'oro c'è un piccolo indice.