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Scendere a Macugnaga

 

 

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Dalla tesi di Laurea di Alessio Rimoldi,

su suo gentile consenso e che ringrazio

 
   

                                                                                          

 

 

Il sentiero Genoni nel versante di Macugnaga.

 

Dal Passo della Miniera si entra nella Valle Quarazzola, tributaria in destra orografica della Valle Quarazza. Parecchie gallerie e discariche attestano subito la presenza di un’intensa attività estrattiva. In realtà si tratta di interventi abbastanza recenti, iniziati nel 1935, contestualmente all’autarchia conseguente alle Sanzioni votate dalla Società delle Nazioni contro l’Italia dopo la dichiarazione di guerra all’Etiopia. La fame di oro (materia fondamentale per Valsesia, lo stabilimento presso Città Morta. l’acquisto di prodotti primari dall’estero) favorì la ricerca di nuovi filoni auriferi in aree non ancora individuate, come nell’alta Valle Quarazzola. Il materiale estratto veniva trasportato con una breve teleferica dalla zona immediatamente sottostante il valico fino a un ripiano inferiore, a sinistra del torrente, da dove partiva una successiva teleferica che con uno sviluppo di circa 3 km giungeva alla stazione finale, nei pressi della Città Morta (o Crocette), a 1360 m. Qui, in un importante stabilimento (foto a lato), si provvedeva alla selezione completa del minerale. La zona della partenza della teleferica era stata denominata “Santa Cristina”, poiché in prossimità era stato individuato uno scarso filone aurifero, indicato con questo toponimo.

Esaurita la fonte di approvvigionamento, l’impianto venne chiuso nell’immediato dopoguerra e la teleferica fu interamente smontata, come la linea. Ai tempi dei lavori vi erano impiegati mediamente una decina di minatori e altrettanti operai nello stabilimento. L’attività in galleria e per il trasporto veniva svolta senza soluzione di continuità, anche nei mesi invernali. 

Val Sesia: i mulinetti per il trattamento del minerale aurifero.Nel ripido canalino sottostante il valico esiste ancora l’imbocco di una galleria che fuoriesce sul versante della Valle Moriana, ma che risulta inagibile anche per l’accumulo del ghiaccio che vi permane pure nella stagione estiva. A destra del sentierino è visibile un locale che conteneva i compressori alimentati da una linea elettrica palificata; l'immagine soprastante mostra invece gli "antichi" e famosi mulinetti tipici di questa zona. Proseguendo nella discesa si incontrano i ruderi delle baite che fungevano da ricovero per i minatori: una valanga le ha distrutte nel 1951. Poco sotto, a 2020 m. c’è l’Alpe "Quarazzola di sopra". Sulla destra un breve canale porta all’intaglio del "Passo dei Cento Passi" che immette nell’alta Valle Moriana. Il toponimo, di uso strettamente locale, indica la breve distanza per raggiungerlo. Sulla sua parte superiore si erge una gobba rocciosa, denominata "Giardino dei camosci" poiché costituisce il ricovero sicuro per gli ungulati, dato che per raggiungerlo è necessario percorrere un impegnativo itinerario alpinistico. Sul versante opposto è visibile invece l’intaglio roccioso del cosiddetto "Passo del Buco" che mette in comunicazione con il versante dell’Alpe Montevecchio, dove sono stati pure operati dei sondaggi auriferi e ne rimangono le tracce. Continuando la discesa si lascia sulla destra l’Alpe "Quarazzola di sotto", 1635 m. I due alpeggi erano inizialmente proprietà della famiglia Bentivoglio di Cimamulera (frazione di Piedimulera), che li scambiò poi con gli alpeggi della famiglia Morgantini la quale li affittò infine a Bortolo Vittoni di Fornarelli (Macugnaga). Gli alpeggi, sfruttati con una quindicina di mucche, furono definitivamente scaricati alla fine degli anni ’40. Entrati nel bosco di conifere e di latifoglie (fra cui alcuni maggiociondoli), si scende nel fondovalle della Quarazza e, attraversato un ponticello sul torrente principale, si arriva alla Città Morta, o Crocette. Il vecchio toponimo walser è Zer Marnai (in walser Marnai significa termine, cippo di confine: quindi "Al cippo di confine"). Crocette deriva dalla presenza di alcune piccole croci in ferro, di fianco alla strada, a valle della località. "Città Morta" è più recente, ma è il toponimo più in voga; l’ha attribuito alla fine degli anni ’60 una turista, Francesca Zanardi, osservando gli edifici della miniera abbandonata. La residenza del direttore della miniera è stata trasformata in baita sociale dal CAI di Piedimulera. Del grande stabilimento di lavaggio dell’oro rimane soltanto il cadente corpo inferiore. Negli anni ’60 vi campeggiava ancora la scritta "quella dell’oro". La zona è stata oggetto di parziale chiusura a causa della presenza dell' arsenico che veniva utilizzato per la produzione finale dell’oro.

Una strada sterrata a traffico limitato conduce in poco meno di 2 km al Lago delle Fate, bacino artificiale di decantazione delle acque provenienti in galleria dal torrente Anza e dirette, sempre in galleria, ad alimentare la centrale idroelettrica di Ceppo Morelli. Nel 1952 la costruzione dell’invaso ha cancellato la maggior parte delle baite dell’antica frazione di Quarazza (in walser Kratz o Kratzu), 13O9 m, che era abitata da quattro famiglie. Nel periodo seguente all’8 settembre 1943 questo piccolo abitato marginale costituì un importante centro di smistamento per gli ebrei, per i militari anglo-americani e per i perseguitati politici che dal Piemonte nord-orientale, come dalla Lombardia, venivano accompagnati dai "passatori" all’elvetica "frontiera della libertà" attraverso il Passo di Monte Moro. Una curiosità: la foto qui sopra mostra la frazione di Quarazza prima ancora che si costruisse la diga con relativo invaso di cui sopra.

A Quarazza parte il “Sentiero naturalistico del Monte Rosa”, realizzato dal CAI Macugnaga insieme alla Socieà dei cacciatori, al Soccorso Alpino e alla Società delle funivie. In due tappe l’itinerario raggiunge il rifugio Zamboni-Zappa, ai piedi della parete Est del Rosa, e percorre l’intera testata della Valle Anzasca, in gran parte tutelata da oltre quarant’anni come "Oasi faunistica". Per raggiungere Macugnaga, da Quarazza la sterrata lascia a destra la frazione di Motta e cala a Isella, 1226 m, (antiche abitazioni in legno), posta a 1 km da Staffa, centro del Comune di Macugnaga. Prendendo a destra, un ripido sentiero scende invece un po’ più a valle, alla frazione Borea, 1195 m, prima della quale sulla destra si può visitare la miniera aurifera della Guja, aperta ai turisti (per visite guidate).

 

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