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Qui sei
nelle pagine che ho realizzato, estrapolando e riordinando secondo le
esigenze del sito, buona parte delle
argomentazioni mineralogiche e minerarie trattate in una pregevole tesi di
Laurea sull'alta Val Sesia. (vai
a inizio Tesi) |
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Dalla
tesi di Laurea di Alessio
Rimoldi, su suo gentile consenso e che ringrazio per averla resa
disponibile al mio Sito.
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Descrizione
del sentiero 117 o sentiero Genoni. |
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Sentiero Genoni,
versante di Carcoforo (in rosso, il passo della Miniera).
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Dal parcheggio in cui si lascia
la macchina, si procede verso Nord Ovest,si attraversa il ponte sul
torrente Egua lasciandosi sulla destra l’abitato di Carcoforo, seguendo
l’indicazione per sentiero 117 e 113. Si percorre una strada sterrata
per ca. 15 minuti, quindi all’altezza di alcune baite in località “Le Coste”,
si svolta a destra imboccando il sentiero 117 (1372 m), detto anche
sentiero Carlo Genoni in memoria di un alpinista scomparso del CAM di
Busto Arsizio. |
Si cammina su terreno
detritico, ricoperto del tutto da vegetazione erbacea e arbustiva,
raggiungendo dopo dieci minuti di camminata l’alpe Pasquè (1434 m). La
vegetazione arborea si fa più fitta, si incontrano nelle vicinanze dell’alpeggio
dei frassini; proseguendo si entra nel dominio dei larici, nel primo
tratto essi non sono molto fitti, probabilmente a causa dei pascoli, ma
proseguendo lungo dei tornanti sulla sinistra orografica del torrente
Giovanchera, ci si inoltra nel lariceto, caratterizzato dal tipico
sottobosco a rododendri e mirtilli. Lungo il torrente si scorgono delle
pareti rocciose completamente prive di vegetazione, che svelano la loro
natura scistosa e quindi metamorfica. |
Si arriva a quota 1597 m,
presso l’alpe Sulla Selva e da qui si può osservare il panorama che dà
sulla catena montuosa che separa la Val D’Egua dalla Val Sermenza; non
è improbabile incontrare o sentire nei dintorni i caprioli, e guardando
verso le rocce lisce ed inclinate del Cengio del Badile, che si trova
verso sinistra rispetto al sentiero nella direzione di marcia, si possono
intravedere dei camosci. |
Proseguendo dall’alpe
Sulla
Selva si esce dal lariceto, la valle si apre diventando più ampia, si
raggiunge l’alpe Giovanchera Bella (1703 m) passando per un pendio
coperto da vegetazione nitrofila tipica dei pascoli. Gli arbusti, tra cui
il rododendro, compongono grosse macchie lungo i versanti del Cengio del
Badile, dove è possibile osservare i camosci. Sulla destra rispetto alla
direzione di marcia si estende un lariceto, dove nidifica il gallo
forcello. Il torrente scende sulla nostra sinistra formando dei piccoli
gradini, caratterizzati da piccole cascate e zone più calme: queste
ultime rappresentano l’habitat ideale delle trote "fario". |
Superata l’alpe
Giovanchera Bella, si raggiunge una ripida bastionata di rocce levigate che
rappresenta una soglia glaciale dalla quale il ghiacciaio scendeva verso
valle. Si supera la parete rocciosa abbastanza facilmente sulla destra,
raggiungendo una perfetta conca glaciale. Sulla nostra destra (un'ora e
mezza circa di cammino dal paese) vi sono i
ruderi dei ricoveri dei minatori, e sulla nostra sinistra, non
visibile dal sentiero, vi è un fatiscente sito di lavorazione del
minerale estratto. Più lontano si vede l’alpe Busacca del Badile. Anche
in questo punto è facile osservare i camosci, ma sono le marmotte che in
questa valle regnano sovrane. |
Si continua lungo il sentiero
tra rocce detritiche di dimensioni metriche, si attraversa il torrente e
ci si incammina verso il canalone del Rio Badile che si fa spazio tra le
pareti scoscese alla sinistra della conca. In circa 2 ore complessive di
cammino ci si trova così a passare di fianco alle
miniere del Badile: già dal sentiero se ne scorgono tre imbocchi. |
Superato il canalone delle
miniere, si "scollina" raggiungendo l’alpe Badile (1998 m). In
giornate terse il panorama offerto da questo terrazzo sulla Val d’Egua
è spettacolare. Guardando verso Nord si può ammirare la meta dell’itinerario,
il Passo della Miniera, che si trova tra il pizzo Quarazzolo e il Palone
del Badile. La cresta divide la Val Sesia dalla Valle Anzasca. |
Proseguendo a monte dell’alpe
Badile l’itinerario diventa più difficoltoso, la traccia del sentiero
non è più segnata e per continuare si seguono i "segnavia"
verniciati sulle rocce. |
Poco dopo l’alpeggio si può
svoltare verso la Bocchetta del Badile e raggiungere il rifugio Massero
con un'altra ora circa di cammino. |
Proseguendo
invece sul 117, si cammina
ora su pietraie, la vegetazione è caratterizzata da erbacee ( tra le quali
predomina la Carex Curvula), la pendenza aumenta e la disponibilità
di rifornirsi d'acqua lungo il sentiero diminuisce progressivamente con
la salita, per cui è ragionevole soffermarsi per verificare sia la
propria condizione fisica - mentale sia le condizioni climatiche; se
dovesse infatti scendere la nebbia, perdere l’orientamento potrebbe
rivelarsi molto pericoloso ed inoltre il cellulare non riceve nessun
segnale già dai 1900 m di quota. |
Le pietraie e gli
esigui pascoli rappresentano un luogo ideale per la vita e la
nidificazione della pernice bianca e della coturnice, che convivono a
queste altitudini (tra 2000 m e 2500 m) assieme alle marmotte e ai
camosci. All’altitudine di 2392 m, si
passa vicino a una miniera abbandonata, il cui imbocco non è
visibile dal sentiero, ma si scorgono dei detriti rossastri e ammassati
che ne indicano la posizione. Raggiungendo una bastionata di rocce che si
supererà sulla destra, la pendenza diventa sempre più accentuata e negli
ultimi venti metri troveremo una corda fissa (in ferro) che agevola la
salita e la discesa lungo la parete. Superata questa, a 5 h di cammino
dalla partenza ci si ritrova infine sul Passo della Miniera o Sella del
Badile, a
quota 2535 m. Il panorama si apre verso Nord sulla Valle
Anzasca, con Macugnaga, e verso Sud sulla Val D’Egua. Purtroppo, dal
Passo il Monte Rosa rimane nascosto dietro alla cresta rocciosa. |
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Approfondimenti di questa pagina
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