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Note
estratte da documenti
(XVIII sec.) rinvenibili presso l'Archivio di Stato di Torino;
va precisato che, considerando che si tratta di testi antichi
nei quali lessico e forma oggigiorno non sono sempre di facile
comprensione, alcuni suoi "passaggi" sono stati qui "ritoccati" ed adeguati all'oggi (cercando di non alterarne
minimamente la sostanza) per una scorrevole lettura. In
ogni caso, chiunque fosse interessato a conoscere per esteso gli
originali,
disporre degli estremi catastali da cui provengono, interloquire con
l'interessata per inviarle ulteriori informazioni utili ad arricchire
questo suo già pregevole lavoro di ricerca storica/mineralogica sulle Valli
di lanzo, può contattarla
direttamente. |
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Pag. fatta
con
Serra
Mariateresa, socia della Società Storica delle Valli di Lanzo.
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| Alla
(val d'Ala, Ala di Stura?). Il
Sig. Procuratore Generale resta pregato d'estender la minuta della
patente d'infeudazione per il luogo d'Alla nel Marchesato di Lanzo in favore del
sig. Conte a riserva del Regio
beneplacito, quale Giorgio Gius Maria di Brichianteau per il titolo
comitale, comprendendo la miniera di ferro in pietra, o sul filone con esclusione però di quelle in
sabbia. In
detto territorio vi è abbondante miniera di ferro in vena o sul filone tenuta dal
G.le Ferraris per la quale paga al feudo
l'annuo canone di 70 Lire. Detta miniera si
ritrova attigua al fiume Stura nella Regione di Martassina e se ne cava annualmente
(G.le Ferraris) da 6 a 7 /m Rubi (Rubbi
?) di ferro sovra le quali ne ha l'utile di circa 12 soldi per Rubo dedotte tutte le spese che si calcolano a 2
Lire per Rubo e, vendendosi ogni sommata di Rubi 12 Lire 32/33 circa, ne risulta il prezzo di soldi 52 circa
per Rubo; in tempo che il prezzo del ferro è più forte
che al presente, il profitto è maggiore.
L'edificio
per la fondita del ferro deve esser proprio del G.le
Ferraris il quale ha altresì acquistato diversi tenimenti di
boschi per aver il carbone necessario per le fondite sul posto,
e detto carbone continuandosi a far travagliare
detta miniera potrebbe, col trascorso di dieci anni, mancare sul posto, nel qual caso dovendosi provvedere altrove
potrebbe poi anche cessare in parte detto profitto.
Il G.le Ferraris non solo resta investito dal sig. Marchese di dette
minere d'Alla per instr. del 8. Giugno 1712, ma di tutti i minerali, mezzi minerali , ed escavazione di
quelli privativamente a chichessia, sia in tutto il Marchesato e
Valle con la riserva d'un quinto situato però da Cantoira in sù verso
Groscavallo, sia come pende l'acqua di Stura, in "emphiteusi et albergamento
perpetuo".
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Balme.
Miniere nessuna. |
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Bonzo.
Mercati non ve ne sono, neanche delle minere. |
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Cantojra.
Non si fa alcun mercato, non vi sono miniere. |
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Ceres.
Tre fucine ritrovansi per la fondita del Ferro
proprie dei stessi particolari. Altre sei fucine proprie come avanti per
la formazione degl'istrumenti di Ferro ad uso dell’agricoltura, e per
far altre ferramente in servizio del luogo, e circonvicini. Miniere
nessuna. |
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Chialamberto.
Miniere nemmeno. |
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Coazzolo. Non vi sono
miniere in
queste montagne d’alcun genere. Sovra due bealere (?) venienti dal Tesso
vi sono un edificio di Pista da Canapa di Ant. Coletto di Monastero, ed
una Fucina per fonder ferro propria di Giovanni e fratelli e consorti di
Stabio pur di Monastero e sono, dette Pista e fucina, soggette solo alle
taglie per il fito (affitto?) verso questa Comunità.
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Col S.
Giovanni. Miniere attualmente
aperte non ve ne sono, ma per tradizione si è inteso che altre volte
già siasi fatta una qualche escavazione nel monte chiamato di Caprario
da persone forestiere, con aver ricavato qualche prodotto d’oro, ma per
diligenze in appresso praticatesi, non si è mai potuto venir in
cognizione della supposta miniera, né della vociferata escavazione.
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Forno di Groscavallo. Non si è potuto penetrar che
sianvi miniere in queste montagne. |
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Germagnano. Non
si parla di miniere in queste fini. |
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Groscavallo.
Dicesi che siavi una miniera in essa montagna dell'’Inverso nella Regione del
Turrione, e per tradizione si
riferisce che fosse d'Argento, ma da memoria di uomo, anzi dall’anno
1670 in
qua non è più quella stata coltivata.
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Lanzo. Non vi sono Miniere presso questo Finaggio |
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Lemie. Non si è potuto
intendere che vi siano
Miniere in questo territorio, benché montuoso.
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Mezenile (Messenile?). Vi è quivi la Manifattura dei Chiodi, dei quali vi
saranno fabbriche o fucine quindici circa, tutte proprie dei stessi particolari, che si valgono per uso d’esse dell’acqua delle
fontane
e rivi che trovansi per il medesimo territorio, ed anche in qualche parte
di quella della Stura, e ciò tutto senza pagamento d’alcun canone, ne
altra soggezione, ed il carbone per dette fucine si fa col bosco della montagna dello
stesso territorio, e cosi nel luogo vi è il commercio d’essi chiodi, che produce ancora un entrata di
denaro di qualche riguardo, sebbene quello sia in parte diminuito da
pochi anni in qua, dicendosi ciò provenire da che non si faccino più
tante fabbriche come per lo passato.
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Monastero.
Ritrovasi una fucina per la fondita del ferro, di proprietà dei cugini e fratelli Barra dell’istesso luogo
unitamente a Michel Angelo Costa di Pessinetto.
Nella montagna che vedesi a mezzogiorno del luogo, la quale si denomina
di Stabio e si estende fino al territorio di Mezenile, ritrovasi
la miniera di ferro, ma in pura arena, essendo già quella molto
distrutta, e nella maggior parte lasciata in abbandono, perché resta più
poco abbondante. |
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Mondrone. Per questi
monti non
trovansi miniere. |
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Pessinetto. Neanche ritrovansi
delle miniere.
Non
vi è commercio, né manifattura, sebbene gli abitanti s'impiegano a
far li chiodi alle due Fucine che vi esistono vicino al luogo, come
anche a far li fabbri ferrai, portandosi anche una parte d’essi
a giornaliere (far giornate ?) nelle terre vicine et massime nella più prossima di
Mezzenile.
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Traves. In
detto territorio vi sono le miniere di ferro in grana dette di Lunel,
della Priascola, Ganes, e per le notizie date, la Comunità deve
esserne stata Investita dal S.r Marchese mediante il pagamento di
Crosassi (?) 50 e non si sa se per scrittura o come. Li particolari
del luogo caveranno annualmente tre o 4/m salmate di ferro in grana da
dette miniere che si conducono alle fonderie esistenti nella valle, e
ogni salmata frutterà Rub. 3 di ferro purgato. Si suppone che detta miniera
in grana non sia soggetta al pagamento d'alcun diritto al feudo. Vi sono quattro o cinque
fucine da
piccoli chiodi, le quali travagliano soltanto in occasione di piogge per non aver acque il territorio. Vi è
anche una miniera di Rame coltivata per conto di S. M. nella
montagna detta di Roccabruna.
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Usseglio.
Sul punto delle miniere vi è in questo territorio una montagna detta di
Massocco, dalla quale si sa per
tradizione che un certo sig. Ajmo
del luogo, anni cento circa fa, escavava
minerale d’argento (probabilmente Galena,
qui a lato invece un campione di argento nativo), per esserne investito dal Real Sovrano, mediante
l’annuo pagamento di Lire 70 circa; tale
Ajmo, dopo avervi travagliato con
qualche utile per lo spazio di più anni, abbia poi intermesso il lavoro
per esser che in un giorno, che al di fuori dell’escavazione d’essa
montagna, si reficiava coi suoi lavoranti, si è quella svalancata in
parte col chiudimento della cava, senza che abbia più egli voluto
continuar l’impresa, sebbene siasi per inteso aver col prodotto da tal
miniera fatti diversi acquisti.
Alcuni
anni or sono un ecclesiastico pronipote dell'Ajmo offerse lire duecento
ad A. Perotto detto Marmotino dell'istesso luogo, acciò si applicasse
al novo riaprimento d’essa miniera, e dopo aver Questi ricusata detta
offerta, diede mano al travaglio, e successivamente proseguì in modo
che in oggi si è già inoltrato in detta montagna per la fuga di Tese
sedici circa, sebbene per giunger al Segno sarebbe necessario di
penetrarvi ancora per altrettanta estensione, e nel sito dove trovasi già
avanzato dal Perotto comparirono già diversa steppaglia e pezzi di bosco
remasti dall’antica escavazione.
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Viù. Vi sono alcune fucine da ferro per servizio
unicamente delli particolari del luogo e circonvicini. Miniere ve
n’è una di ferro sovra la montagna detta Carcante
esistente verso notte da detta Chiesa Parrochiale, e resta sulla sommità
d'essa, ed il sito in cui ritrovasi detta miniera è nella maggior
parte cattastrato in favor dei terrieri, ed in altra parte è
proprio della Comunità, e rende essa miniera Lire una (la prima)
soldi cinque per
cento, essendo presentemente coltivata, cioè la parte del sito
cattastrato dai rispettivi tenementari, e l’altra posta sul Comune si
travaglia da chi si voglia, e v’interviene la gente che non ha beni
propri da coltivare.
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Vonzo.
Miniere ve n'è una di vitriolo (acido
solforico ?), più in basso della
metà della montagna che si chiama dell'Indritto, qual resta a mezza notte dell’istesso
luogo e a dirimpetto della
Borgata detta della Vij (Viu?). Tale miniera dall’anno
1716 in
qua non è più stata coltivata stante che, trovandosi profondo il suo scavo circa sessanta
trabucchi e ripieno d’acqua a cui non
si può dar alcun sfogo, convenendo (dovendo ?) estrarla tutta a forza di mano si
richiedono perciò spese considerabili ed è stata conseguentemente
lasciata in abbandono, e non si è potuto accertar il vero reddito
d’essa miniera, avendo per altro riconosciuto dalle notizie prese sul
posto che, qualora si travagliava detta miniera del Vitriolo, si
ricavava pur ad un tempo qualche poco di minerale di Rame e Liga. Il
sig.r Marchese Granerij della Rochia in seguito ad un contratto seguito
col Marchese di Lanzo, del cui contenuto non se n'è
potuto avere precisa notizia, fece infatti escavare da più anni in qua una miniera
di solfaro, Vitriolo, e rame nelle fini di detto luogo, avendo però
gli Edifici per purgarla nelle fini di Ceres in fondi suoi propri. Detta
miniera si dice che fruttava Lire 2/m circa annue, dedotte
le spese, ma oggidì essendo lo scavo già profondo circa sessanta brasse (braccia
?)
e li lavoranti essendo molto incommodati dall'acqua che s'introduce in esso,
che per estrarla richiede una spesa considerabile, si crede che si possa
più fruttar poco. Dopo dette memorie si è avuta
notizia che detto sig. Marchese Granerij nel far travaliar detta miniera
possa ancor aver di profitto annuo purgato da tutte le spese Lire 2000 e
che dette spese si potrebbero ancor diminuire di molto mentre detto Marchese mantiene due
souvrastanti
(sovrintendenti ?) al travaglio quando uno potrebbe
comodamente supplirvi e darvi da se solo maggior attenzione, da
cui si verrebbe sicuramente a diminuire dette spese. S'aggiunge
che il cavo della miniera nella profondità sovra accennata che viene
riempito dall'acqua potrebbe purgarsi e con ciò rendersi
più sostenibile la spesa per la continuazione di detto scavo col mezzo di
Bornelli (?) mentre si suppone che il decorso di dette acque
possano aver la loro caduta necessaria nel fiume vicino allo scavo.
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