contesto
descritto e forse anche da altri depositi o filoni locali ancora da
localizzare.
Questa
miniera fu oggetto d'interesse da parte di varie persone, con relativi
permessi di ricerca: ad es. tra questi va segnalata la concessione
rilasciata ad "Allard, Innocent e Kraft" (1872), i quali
realizzarono diverse trincee (scavi a cielo aperto) presso l'affioramento dei
filoni, oltre a qualche galleria e contemporaneamente fecero costruire
sulla riva del Piota anche adeguati mulini per il trattamento e
l'amalgamazione del minerale.
La società in questione durò però
ben poco, come d'altronde le varie altre che susseguirono, sino ai
primi del '900, periodo in cui terminarono definitivamente le attività
riguardanti questo giacimento.
Il suo
oro ha le stesse caratteristiche riscontrabili presso le altre miniere
di questo distretto minerario (Gruppo di Voltri, cioè val Gorzente
ecc.), mostrandosi sostanzialmente in forma di millimetrici
"lustrini" ben visibili a occhio nudo, presenti non solo nelle
vene di quarzo, ma anche nel materiale limonitico circostante; con la
dovuta fortuna è però possibile individuare piccole druse contenenti
oro cristallizzato e pagliuzze di dimensioni più ragguardevoli.
2)
Ad Arenzano (Liguria, presso il Rio Luvea), nella sua serpentinite massiccia
caratterizzata dalla presenza di vene di milonite, oltre ad altri
cosiddetti "minerali del rame" (calcopirite ecc.) sono state
riconosciute modeste tracce d'oro e, per quanto riguarda in generale il
corso d'acqua sopramenzionato, vi è stata riscontrata presenza di oro
alluvionale.
La
sua cosiddetta Cava dell'oro, invece, stando a dati storici non
riguarderebbe alcun giacimento aurifero, ma antiche ricerche per il rame
e l'oro vi presenzia solo in tracce.
3)
Belforte. Pare che non tanto i suoi filoni furono oggetto
d'interesse, ma piuttosto la spessa coltre di deposito eluviale che
praticamente costituisce il suolo (terreno) di questa zona posta sulla
destra orografica de torrente Stura. Ancor oggi c'è chi asserisce che
in adeguati anditi strutturalmente propensi a concentrare l'utile
(ripide discese ecc.) sia possibile trovare qualche pagliuzza.
4)
Ceranesi.
Vi sono documenti che testimoniano sin dal 1700 ricerche minerarie
aurifere in diverse località del suo territorio, ma pare che furono
abbandonate perché poco redditizie, cioè la resa non arrivava a
coprire le spese dei lavori. I nomi di questi posti, rifacendoci sia ai
testi di quel periodo sia ad altri lavori o semplici
"interessamenti" intrapresi nel secolo che seguì, sono:
Vaccarezza, Monti di Cese (vicino alla sorgente del Varenna), Ciasetta
(ai piedi dei monti Torbi o poco più su), Poggio dell'Oro, Crema, Monte
Cesarolo, Rio Ritano dell'Oro; a proposito di quest'ultima località è
ancora oggigiorno visibile, su un suo fianco e tra la vegetazione, il
fronte di una cava presso la quale si dice che sussistesse una miniera
(galleria) d'oro.
5)
Masone e dintorni. Prima metà del 1800: sia in località
Centoriona sia in quello della miniera Reggioni (zona Bricco del Corno,
del Ghilielmino, nella Paganella), per un certo periodo si svolsero
ricerche accurate perché riscontrata presenza di oro. Idem dicasi lungo
il corso, interessato da questo Comune, del torrente Vezzullo: in questo
caso si parla di scavi senza però precisare se si tratti di
sfruttamento nel suo alveo o nelle vicine rocce.
Nella
seconda metà del 1800 risulta richiesto un permesso, per materiale
metallifero in generis, in località Pian delle Mele.
Jervis,
nei suoi documenti accenna inoltre al torrente Vezzola (vedi più in
basso).
6)
Tiglieto e Rossiglione: nei tempi si svolsero ricerche in località
riguardanti sia il territorio di Tiglieto sia di Rossiglione (perché il
"giacimento" era posto proprio sui due territori confinanti)
ed erano stati individuati, oltre a solfuri auriferi, anche oro nativo
minutissimo e ben visibile a occhio nudo; questo ad es. "[...]
nella collina denominata Ramotorto verso il confluente dei torrenti
Gargassa e Gargassino". Di tutti questi antichi lavori sono
però rimaste oggigiorno poche tracce: ad esempio al Km 7,200 della strada provinciale
Rossiglione/Tiglieto, sotto al
manto stradale si può ancora notare una breve galleria di una dozzina di metri.
Analoga situazione anche sul versante N-O del Monte Calvo, a destra del Rio Carpenero e,
poco più a monte di questa, ci sono due pozzi ormai colmi di detriti.
7)
In Val Gorzente c'è quello che nel suo insieme è stato il più importante giacimento aurifero (miniere
della Val Gorzente, appunto) di tutto il Gruppo di Voltri;
purtroppo però oggigiorno molte delle sue gallerie sono talmente
nascoste dalla vegetazione da risultare (quasi) introvabili ed altre sono
invece franate.
8)
Vezzola, torrente: nel 1874 Jervis segnala ritrovamenti di "
oro nativo, allo stato di pagliuzze [...] presso la sua origine, a
levante del paese di Masone, sotto il Becco dell'Oro".
9)
Vezzullo (Rio): vedi in Masone e dintorni.