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Articolo
pubblicato sulla Nazione, 29/6/1986:
seguono altre note informative. |
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I cercatori d'oro |
seguono le orme degli Etruschi |
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<<Abbiamo già scoperto un piccolo giacimento
d'oro in prov. di Alessandria e disponiamo d'interessanti indizi sulla
presenza del metallo prezioso nella Toscana
meridionale. Il geologo Giuseppe Pipino, responsabile della società
"Teknogeo", non ha dubbi. Quarantaquattro anni, laureato con
una tesi sui
giacimenti d'oro, ha percorso l'Italia in lungo e in largo a partire da
1974. Ha effettuato campionature e, incoraggiato dai risultati delle
analisi, si è rivolto alle aziende minerarie italiane, trovando scarsa
udienza. Nel frattempo sono sbarcati sulla penisola i canadesi, che
hanno costituito una serie di società minerarie per svolgere ricerche
nel nostro paese, soprattutto di oro. Il dott. Pipino è così diventato
consulente anche della "Cal Denver Italia srl", di Torino, a
capitale interamente canadese, la società che ha chiesto al miniestero
dell'industria i permessi per scoprire l'eventuale presenza di oro nei
comuni di Manciano e Capalbio in provincia di Grosseto, a Tolfa e
Allumiere nel lazio, a Chiusdino, Sovicille e Casole d'Elsa nel Senese. |
Secondo il geologo Giuseppe
Pipino, che nei fiumi e nelle rocce della Maremma meridionale
avrebbe riscontrato la presenza di due - cinque grammi d'oro per
tonnellata, l'attuale tecnologia potrebbe consentire un'estrazione
agevole del metallo ed anche economica, senza danni per l'ambiente. In
ogni caso, proprio per assicurare i sindaci, il dottor Pipino ha spedito
in questi giorni alcune lettere contenenti informazioni sull'attività
progettata. Premesso che ci vorranno ancora molti mesi per ottenere le
autorizzazioni dal ministero, il geologo assicura che nei primi due anni
i prelievi di materiale saranno minimi, in quanto attraverso le analisi
di laboratorio e un attento studio del terreno dovrà essere valutata la
quantità d'oro. |
La scelta di territori come quelli grossetani
per la ricerca, aggiunge il geologo,
è dovuta anche all'analogia di queste aree con le fasce di vulcaniti
quaternarie americane dove sono stati trovati i giacimenti. Giuseppe
Pipino arricchisce le proprie convinzioni anche con una teoria storica:
" come in America nella seconda metà dell '800, in Italia gli
etruschi spazzarono via gli arricchimenti superficiali di oro. In
America è stato poi sfruttato anche il metallo polverizzato, in Italia
ancora no". C'è da aggiungere che i gruppi minerari stranieri per
abbattere le imposizioni fiscali dovute agli enormi profitti destinano
ogni anno una parte dei guadagni alla
ricerca.
(L.S.) fine articolo |
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Altre note sulle manifestazioni
aurifere locali |
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L’aumento
del prezzo dell’oro verificatosi alla fine degli anni ’70, ha fatto
incrementare la ricerca di mineralizzazioni disseminate del tipo di
quelle gia conosciute e coltivate negli anni ’60 in Nevada (Carlin,
Cortez, ecc.), e in breve tempo sono stati ritrovati discreti giacimenti
in varie parti del mondo. Si tratta, in genere, di disseminazioni
microscopiche e submicroscopiche (oro invisibile) contenute in diversi
tipi di rocce metamorfiche in corrispondenza di importanti dislocazioni
tettoniche, e collegate in qualche modo a recenti fenomeni vulcanici.
l giacimenti sono per lo più di modesta entità, ma possono talora
raggiungere e superare i 30 milioni di tonnellate, con tenori variabili
da 3 a più di 10 grammi d’oro per tonnellata. L’oro e
prevalentemente contenuto nelle piriti,
ed é comunemente associato ad altri tipi di solfuri,
in particolare antimonite e cinabro. La genesi delle mineralizzazioni é
ritenuta idrotermale. I fluidi mineralizzanti, di origine controversa,
provocano anche intense trasformazioni metamorfiche nelle rocce
attraversate, la piu significativa delle quali è rappresentata dalla
silicizzazione di rocce carbonatiche.
Da noi, nonostante tutte le premesse favorevoli, sino a pochissimo tempo
fa non
era ancora stata presa in considerazioni la possibile presenza di tale
tipo di mineralizzazione, al contrario, la presenza dell’oro veniva
ufficialmente negata da autorevoli fonti.
Nel 1983, con una semplice prospezione alla batea in alcuni torrenti
della
Toscana Meridionale, mettevo (Pipino,
nota di z.g.) in evidenza la consistente presenza di scagliette
d’oro microscopiche o appena visibili ad occhio nudo. La cosa non
suscitò alcun interesse negli organismi istituzionalmente preposti allo
studio e alla valorizzazione delle risorse minerarie del nostro Paese,
ripetutamente informate, e si risolse in qualche fin troppo eclatante
notizia giornalistica (La Nazione, 19 febbraio 1984).
Successivamente, grazie alla disponibilità di alcune compagnie
minerarie internazionali, potevano essere eseguite analisi chimiche su
campioni di roccia (eseguite in assorbimento atomico su chip samples di
circa un chilo). Una prima indagine riguardo i giacimenti di antimonio e
di cinabro della
Toscana Meridionale, ma l’oro vi risultava contenuto in tracce appena
rivelabili e poco interessanti. Analisi più capillari, estese anche
aivicini Monti della Tolfa, nel Lazio, venivano poi eseguite per conto
della CAL-DENVER RESOURCES di Vancouver, Canada. Erano così individuate
aree di un certo interesse, per le quali la società canadese,
costituita una filiale italiana, chiedeva permessi di ricerca mineraria.
La pubblicazione delle domande nei Comuni interessati (1986), ed il
conseguente scalpore giornalistico, finirono per suscitare l’interesse
di altre compagnie, pubbliche e private, che a loro volta avanzarono
domande per l’ottenimento di permessi di ricerca.
Attualmente
tutta l’area indiziata é oggetto di capillari indagini, sebbene non
siano ancora risolte le incombenze amministrative e i conflitti
concorrenziali. |
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