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Due
brevi articoli sul disastro ambientale derivato dai lavori minerari a
Furtei. |
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Disastro
ecologico in Sardegna. |
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1)
Il
lago dei veleni. |
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Una volta era una riserva d'oro. Oggi è una vasta pozza
(lago) di cianuro, tubi che partono dai pozzi dismessi e rilasciano una quantità enorme di metalli disciolti: mercurio, ferro, piombo, cadmio e zolfo. La Sardinia Gold
Mining, controllata dalla canadese Buffalo Gold Itd, partecipata dalla Regione Sardegna, ha chiuso l’attività alla fine del 2008 e nel 2009 ha portato i libri in tribunale. Decretato il fallimento, gli operai sono stati licenziati e delle bonifiche nessuno si è più
preoccupato. |
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CAGLIARI.
È il quotidiano la Stampa a lanciare l'allarme. La testata torinese
accende i riflettori su un grande lago di cianuro. La ricerca dell’oro
ha reso ricchi solo gli australiani che hanno sventrato la collina di
Santu Miali, mentre ai vari |
le
acque rosse "al cianuro". |
abitanti
di Furtei, Guasila e Segariu |
è rimasto in
eredità un disastro ambientale. La Sardinia Gold Mining (controllata
dalla società canadese Buffalo Gold Itd, partecipata dalla Regione
Sardegna e presieduta dal 2001 al 2003 dall’attuale governatore sardo
Ugo Cappellacci) ha interrotto l’attività alla fine del 2008. E nel
2009 ha portato i libri in tribunale. Decretato il fallimento, gli
operai sono stati licenziati e delle bonifiche nessuno si è
preoccupato. A evitare l’esplosione ci pensa l’Igea, la società
regionale che controlla le miniere dismesse, ma intanto il lago di acido
nascosto dietro al monte diventa sempre più grande.
Ed è sempre
il giornale di via Lugaro a tracciare la cronaca di un disastro
ecologico senza precedenti: gli uccelli che atterrano per sbaglio non
hanno scampo e le carcasse nascoste tra i cespugli lanciano lo stesso
messaggio di un cartello giallo con il teschio: alle rive di questa
distesa di acidi è meglio non avvicinarsi troppo. I rubinetti che
scaricano sono sempre aperti. Grossi tubi neri partono dai pozzi
dismessi e rilasciano a valle una valanga di metalli disciolti: mercurio, ferro, piombo, cadmio e zolfo. Non è
certo "acqua di sorgente" e il
colore lo dimostra. Il liquido che si espande in ogni angolo si presenta
con lo stesso colore dell’oro, ma quando il sole picchia forte i
metalli si cristallizzano e formano grandi zolle blu. La contaminazione
si allarga ulteriormente e tutto quello che non si vede è già nel
sottosuolo. Eppure, oltre le sponde del lago dei veleni c’è qualche
agricoltore che produce grano e carciofi. |
L’unico bel
ricordo dell’oro di Furtei è il calice donato a Benedetto XVI. Per
tutto il resto, questa è la storia di un fallimento e di un disastro.
In dieci anni di scavi sono venute fuori meno di cinque tonnellate
d’oro, sei d’argento e quindicimila di rame. Nel 1997 erano stati
assunti 110 operai, ma pochi anni dopo erano solo 42; e così il sogno del
nuovo Eldorado si è infranto. |
Il
governatore Ugo Cappellacci, che della miniera di Furtei conosce bene la
storia, affida al portavoce il compito di spiegare i progetti e il
lavoro fatto finora: "Abbiamo già effettuato la caratterizzazione
del suolo e sottoscritto due convenzioni con Igea (4,2 milioni la prima
e 2,5 la seconda) per un impianto di depurazione delle acque acide. Da
poco abbiamo stanziato altri 9 milioni per la bonifica integrale". |
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2)
Sardegna, nel lago d'oro adesso c'è solo il cianuro. |
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Furtei era
(stando alle analisi ed ai comunicati) il luogo dei cercatori del metallo prezioso, nel cuore dell'isola.
In seguito, da ciò sono
poi arrivati gli australiani della Sardinia Gold Mining ,partecipata dalla
Regione in questione, con l'avallo del governatore Cappellacci. E ora le sue acque
uccidono piante, animali ecc. e in alcuni casi neanche gli uomini sono
purtroppo risparmiati.
Al tempo di
questa nuova presunta (molto presunta...) scoperta aurifera,
questo era (sic, foto a lato) il lago dei cercatori d'oro, nel cuore della Sardegna.
Adesso, come già detto, potenzialmente (e realmente) le sue acque
uccidono purtroppo sia le piante sia gli animali che si trovano i zona.
Della miniera di
Furtei non rimane che il ricordo di quel grosso
calice d'oro donato a Papa Benedetto XVI che ha fatto ricchi soltanto gli australiani, e agli abitanti della zona non è rimasto che il disastro ambientale di un lago di cianuro.
La Sardinia Gold Mining, controllata dalla canadese Buffalo Gold Idt, partecipata dalla Regione Sardegna e presieduta dal 2001 al 2003 dall'attuale governatore Ugo Cappellacci, ha interrotto l'attività nel
2009: l'anno successivo ha portato i libri in tribunale. Fallimento, operai licenziati, e delle bonifiche non si è occupato più nessuno.
Sia la difesa
di Cappellacci sia il lago dei veleni sono diventati sempre più grandi. Cappellacci, dinanzi alle interrogazioni dell'opposizione, ha fatto sapere che è stata già effettuata la prima caratterizzazione del suolo e che sono state sottoscritte due convenzioni per quasi 7 milioni di euro per un impianto di depurazione delle acque acide, cui si aggiungono 9 milioni già stanziati per la successiva bonifica integrale.
Ma per ora al lago dell'orrore ci si avvicina solo con la mascherina. I rubinetti di scarico sono sempre aperti, gettano mercurio, ferro, piombo, cadmio, zolfo: quando il sole riscalda l'acqua si formano grosse zolle blu, altrimenti è tutto color oro. Ma a Furtei non c'è più niente di buono. |
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P.S. Entrambe le relazioni sono del 2013. |
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Sardegna
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Furtei
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