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"Cando si abbaidad sempre lontanu non si biede su
chi si tenede in manu".
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Quando si guarda sempre lontano non si vede quel che
si ha in mano.
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(ma in
questo caso minerario si trattò purtroppo di una "Bufala"). |
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Quello che segue è un articolo di Riccardo Bruno. |
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Sembrano dei
comuni silos, come quelli che si vedono nei cantieri edili. Dentro,
però, non c'è cemento, ma oro, i primi quindici chili di metallo
prezioso estratti dalle rocce delle colline di Furtei, a non più di
quaranta chilometri da Cagliari. Bill Humphries, il direttore della
miniera, sorride e con le dita indica ancora tre settimane: venti giorni
per vedere il primo lingotto, per mettere a tacere gli ultimi scettici,
per mostrare che la corsa all'oro in Sardegna non è né una bufala né
una truffa. |
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Sembra quasi un paradosso, in una terra dove
le miniere chiudono una dopo l'altra, e migliaia di minatori vengono
mandati a casa. Quella di Furtei è l'unica miniera d'oro in Italia,
forse uno dei giacimenti più ricchi d'Europa: tre tonnellate previste
nei primi quattro anni, e poi chissà quante ancora. Giampiero Pinna è
da un anno presidente dell'Emsa, l'Ente minerario sardo, ma da dieci
insegue questa sua personale ossessione. Qualcuno l'aveva preso per
pazzo, altri, ancora peggio, per una dissipatore di denaro pubblico. Con
il soldi della Regione, attraverso la Progemisa, il braccio della
ricerca dell'Emsa, e quelli dell'Agip aveva iniziato i sondaggi. Un
presidente dell'Eni nell'87 aveva liquidato frettolosamente questa
storia dell'oro come una barzelletta, soltanto «fantasia popolare». E
l'Agip, un paio d'anni dopo, decise di ritirarsi. Oggi Pinna, 46 anni,
nato a Iglesias, il padre minatore come il nonno, anche lui sceso
sottoterra per pagarsi gli studi in geologia, può dire di aver vinto la
sua battaglia. Ma invece di ostentare soddisfazione si rifugia nei
dettagli tecnici: «Quello che stiamo estraendo», spiega, «è un oro
invisibile, per la precisione viene chiamato epitermale. Non
aspettatevi, insomma, di trovare pepite o pagliuzze. Ci sono solo
frammenti microscopici, non si vedono a occhio nudo, ma solo dopo
un'attenta analisi chimica della roccia. I vecchi esploratori non
potevano trovarlo». |
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Così, quello che è stato
ribattezzato «il Klondike sardo» non è un posto dove si incontrano
pionieri con sacca sulle spalle, piccone e setaccio. L'oro viene
estratto grazie a un complesso procedimento chimico e metallurgico, che
si chiama lisciviazione. I moderni cercatori d'oro hanno giacca e
cravatta, e spesso una laurea in ingegneria o in geologia. E nel cuore
della Sardegna, tra colline assolate e senza un solo albero, la loro
lingua ufficiale è l'inglese. A estrarre l'oro, infatti, è la Sardinia
gold mining, una società che vede soltanto come azionista di minoranza
la Progemisa, mentre il settanta per cento è in mano a un gruppo
australiano che ha alle spalle investitori come la Rothscihld Australia
o l'onnipresente finanziere George Soros. Gli australiani
della miniera di Furtei sono adesso una decina. Sono loro che hanno
portato le nuove tecnologie di estrazione e realizzato l'impianto
che è ancora in fase di costruzione. C'è un frantoio per macinare la
roccia, ci sono cumuli di pietre irrorati con acqua arricchita di
cianuro in modo da trasformare l'oro in sale complesso. E poi ci sono le
grandi vasche che raccolgono l'oro «diluito», prima di essere messo
nei silos dove, a contatto con barre di carbone attivo, vengono isolate
le parti metalliche. Un lungo procedimento per ottenere da una pietra,
in apparenze uguale a tante altre, oro purissimo. E in queste terre di
origine vulcanica di pietre ricche d'oro ne sono state trovate
molte, sei giacimenti solo nelle colline attorno a Furtei. I tecnici non
nascondono l'entusiasmo, dicono che in media ci sono tre grammi d'oro
per ogni tonnellata di materiale grezzo, che a volte arrivano anche a
otto, una cifra superiore a molti dei celebrati giacimenti australiani.
Per questo il direttore della miniera Humphries si infila il casco
e mostra l'impianto che ha iniziato la sua attività alla fine di marzo.
Fa vedere la «camera dell'oro», che adesso è ancora una gabbia di
ferro ma dove tra quindici giorni l'oro uscirà sotto forma di lingotti.
«Stiamo rispettando le promesse fatte», tiene a precisare. «Abbiamo
preso anche degli impegni ufficiali con in quattro comuni della zona,
Furtei, Guasila, Serrenti e Segariu, per dare lavoro alla popolazione
locale. Già lavorano con noi una ventina di persone, altre venti le
assumeremo entro pochi mesi. Alla fine questa miniera occuperà una
sessantina di unità e altrettante lavoreranno nell'indotto». ma
secondo mister Humphries «i benefici si moltiplicheranno. La
Sardegna», dice sicuro, «è un distretto aurifero molto interessante a
livello mondiale e ciò porterà a investire anche in altre
zone,sfruttando anche altri minerali». |
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Humphries è un
robusto e simpatico signore inglese di 55 anni, da trentacinque si è
trasferito in Australia e da dieci si occupa d'oro. Per diverso tempo ha
lavorato come ingegnere civile in una cittadina australiana dove più
della metà della popolazione era costituita da immigrati italiani. Per
questo è stato mandato a dirigere la miniera di Furtei; e lui si è
portato dietro gente che di nome fa John Mobilia, oppure John Di Grandi
o ancora peggio Sergio Di Giovanni. Australiani, ma tutti figli di
siciliani, che adesso si trovano a estrarre oro in Sardegna. Ma c'è
anche Pierpaolo Caddeu di Furtei, che ha girato l'Italia lavorando come
muratore e che da sette mesi lavora a un paio di chilometri da casa,
come tecnico minerario. O come Gabriella Lecis, del vicino paese di
Serrenti, che ha studiato inglese a Londra e che adesso fa la segretaria
del direttore della miniera. Storie che si intrecciano e si incontrano
in questo piccolo lembo di Sardegna, sfruttato soprattutto per coltivare
carciofi, con le colline sventrate fino a venti anni fa per estrarre il
caolino. Si trovano bene qui gli australiani, abituati al deserto delle
loro terre, e gli devono sembrare straordinariamente popolosi e pieni di
gente questi paesi di un paio di migliaia di abitanti. «Io ho portato
qui mia moglie e i miei quattro figli», fa sapere Terry Buttler, che
sembra uno sceriffo con quell'aria da cow boy. «Mia figlia più grande
fa la prima elementare e parla correttamente l'italiano. Con la gente
del posto ci siamo trovati benissimo». |
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E così,
giorno dopo giorno, anche grazie a loro svanisce la diffidenza della
popolazione locale. Il sindaco di Furtei, Ignazio Congiu, un paio di
anni fa si era compiaciuto di essersela cavata con un motto di spirito:
«Oro sulle colline? L'unico che ho visto è quello della mia catenina
che avevo perso durante un sopraluogo». Poi ha sollevato una serie di
problemi per dare le concessioni, protestato per i danni all'ambiente,
insinuato mille dubbi. Qualcuno da queste parti dubita anche del primo
lingotto, «perché chissà se l'oro l' hanno trovato proprio qui». E
tra gli inguaribili scettici c'è anche chi ironizza sul nome Furtei,
che ha la stessa radice della parola «furto». Dall'altra parte, spreco
e miniere è stato un binomio visto troppo spesso in queste zone, e
così non si è mai sicuri di niente. Certo è che questa volta i soldi
li hanno messi soprattutto gli australiani, mente il finanziamento
pubblico regionale e statale rappresenta solo una parte dei venticinque
miliardi dell'intero investimento. Pinna, che è anche presidente della
Sardinia Gold Mining, prova a fare un paio di conti. «Prevediamo di
ricavare nei primi quattro anni cinquanta o sessanta miliardi, così da
coprire le spese, continuare le ricerche e iniziare a sfruttare i
giacimenti di Osilo, nel nord della Sardegna». |
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Intanto,
in attesa del primo lingotto, Pinna corre da un capo all'altro della
Sardegna. Perché non c'è solo la miniera d'oro. C'è anche quella di
talco, acquistata in maggioranza dai tedeschi della Hoechst, oppure
quella di lana di roccia che produce isolanti termoacustici e che è
stata venduta a società svedesi e finlandesi. «Abbiamo avviato le
privatizzazioni quando ancora non erano di moda», sottolinea Pinna.
«Non dico che adesso va tutto bene, ma certo, nonostante la forte
crisi, l'attività mineraria non è finita. Anzi, si sviluppa sempre di
più la produzione delle materie prime per la produzione del vetro e
della ceramica». Nuove opportunità, dunque, ma il futuro è fatto di
sviluppo senza occupazione. Nel '95 in Sardegna sono stati estratti tre
milioni e mezzo di tonnellate di materiali, il massimo storico.
Ottenuto, però, impiegando solo quattromila addetti. Negli anni
Cinquanta le tonnellate prodotte erano la metà, ma i minatori più di
ventimila. |
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Il presidente Pinna guarda affissa alla
parete del suo ufficio a Cagliari la cartina delle miniere voluta dal
ministro Sella più di un secolo fa, ormai soltanto un ricordo. Sul
tavolo ha invece una pallina da golf: «Noi pensiamo che il futuro sia
qui. Nei campi da golf che vogliamo realizzare negli impianti dismessi.
C'è un patrimonio di archeologia industriale che va recuperato e
salvato, bisogna puntare sulla creazione di musei, sulla tutela del
paesaggio, su forme nuove di occupazione legate al turismo e alla
formazione». Il ministero degli Esteri, per esempio, ha di recente
affidato all'Emsa e all'Università di Cagliari l'organizzazione di una
scuola per tecnici minerari dei paesi in via di sviluppo. Insomma, non
c'è solo la miniera di Furtei. E, a volte, vale oro anche ciò che non
luccica. |
E' un articolo di Riccardo
Bruno (rivista "Sette", n°19 del 8/5/97). Foto ed
immagini di Zapp. G. |
Una
nota di Zappetta Gialla : nello stesso anno del presente articolo (1997)
ebbi occasione di recarmi personalmente in loco e di parlare con
alcuni Periti minerari i quali, ci tengo a precisare,si mostrarono
gentilissimi e mi illustrarono con ovvia competenza la situazione. Mi
permisero inoltre di fare alcune fotografie, due delle quali sono
proposte in questa scheda che è peraltro in attesa di materiale più
recente.
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Questa
pagina è del 1997 : per informazioni aggiornate sui lavori,
rendita ecc. consultare
gli approfondimenti visualizzabili tramite il tasto a lato pagina. |
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Suggerimento:
nel mio forum (in disuso) c'é chi ha parlato di questo argomento. |
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Puoi
vedere la Sezione Sardegna dalla sua prima pagina.
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Approfondimenti di questa pagina
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