L’ Italia è oramai diventata una pattumiera a cielo aperto di
rifiuti pericolosi d’ogni genere, l’ambiente è violentato
quotidianamente.Dopo la terra dei fuochi, quanti altri
siti pericolosi ci sono in Italia? Tanti. Eppure di essi non si parla
fino a che non accade l’irreparabile. Tutte le regioni italiane ne
sono coinvolte, ma lasciate al loro inesorabile destino. La Sardegna
è una di queste regioni violentate e lasciate morire lentamente: false
promesse di investimenti, grandi multinazionali che arrivano, si prendono i
finanziamenti pubblici, poi abbandonano il campo e "chi si è visto, si è
visto". Quel che resta è un disastro ambientale bello e buono. E’ il caso
della Sardinia Gold Mining che nel 1996 approdò a
Furtei, paese del
Cagliaritano, con i suoi "sogni d'oro". I sogni si spensero come
da copione nel 2008. A rileggere e rivedere gli articoli e i filmati
dell’epoca, in particolare le interviste degli allora amministratori
regionali e locali, appaiono profetiche le parole dell’allora Sindaco
di Furtei, il socialista Ignazio Congiu il quale, il 18
Settembre 1997, nel giorno della presentazione del primo
lingotto d’oro creato, disse: “Non vorrei che, al termine
dell’estrazione dell’oro, la Sardinia Gold Mining chiudesse baracca
lasciando il paesaggio sconvolto dagli scavi senza un progetto e un
finanziamento per il recupero ambientale” . E questo, purtroppo,
è quanto accaduto: nel Dicembre 2008,
improvvisamente e senza alcun preavviso, la SGM chiude baracca e se ne va.
Quel che è rimasto sono disoccupazione e un disastro ambientale con
il rischio concreto, come già in più di una occasione avevano
denunciato gli stessi operai rimasti disoccupati e numerosi altri
esponenti della politica sarda che da subito si erano
mostrati scettici sul progetto. Una di queste la consigliera provinciale
Simona Lobina che ha sottolineato “la fuoriuscita del
cianuro, arsenico ed altre sostanze inquinano il rio Santu Miali, i
bacini e le condotte che portano l’acqua al Campidano e a Cagliari”.
Inutile e senza esito l’iniziativa che alcuni mesi
fa sembrava potesse provare a risolvere la questione: una soluzione
provvisoria, quella della firma di un accordo in Viale Trento
(sede della Regione Sardegna) che prevedeva, per i 42 ex lavoratori
della SGM, un corso di formazione IGEA di sei mesi a seguito
dei quali gli stessi dovevano esser impiegati per i lavori di recupero
ambientale e la messa in sicurezza del cantiere. A pagare il tutto, come
sempre, la Regione, cioè i Sardi già duramente vittime di un sistema di
governo regionale disastroso, inconcludente ed incapace anche di far
rispettare gli impegni assunti nel protocollo d'intesa firmato
nell'Aprile del 1996 dalla SGM, allora al 70% di
proprietà della Buffalo (società canadese). Il protocollo d’intesa
venne sottoscritto con i sindaci del territorio e con l'allora
Presidente della Regione Federico Palomba; nel documento la società
s’impegnava al "recupero ambientale e all’assunzione di giovani
di Furtei, Segariu, Serrenti e Guasila". Detti lavori partirono e nel
1997 furono assunte 110 persone: tutto sembrava andare bene, fino a quando nel 2002 la Regione Sardegna vuole ancora la sicurezza e
la garanzia della salvaguardia dell’ambiente. Arriva allora la firma
di un altro protocollo d’intesa tra l’amministratore
delegato della SGM, Ugo Cappellacci (attuale governatore sardo) e il
rettore dell' Università di Cagliari Pasquale Mistretta. Le intenzioni allora
dichiarate da Cappellacci nella sua
veste di amministratore delegato, così come riportate (fonte L’ Unione Sarda)
furono "Il fine ultimo dell’iniziativa è
quello di risolvere i principali problemi che nascono al momento della
cessazione dell’attività produttiva, per sua natura sempre
temporanea".
Quel "fine ultimo" di
cui sopra si è trasformato in una
bomba al cianuro a cielo aperto (vedi foto in alto). Nel Novembre del 2008 la Buffalo Gold è stata colpita dal crollo del valore del metallo e dalla
crisi; continuare ad estrarre oro in Sardegna non era più conveniente,
meglio investire in Sud
America. Detto fatto; libri in tribunale e
arrivederci e grazie. Qualche risposta, i due attuali
candidati alla carica di governatore della Regione Sardegna, Mauro Pili
(fu presidente della regione negli anni tra il 1999 e il 2004) e Ugo
Cappellacci, la dovrebbero dare ai sardi.