Il 21 agosto
2012, io e il mio compagno di ricerche, Marco, partiamo" destinazione Brusson", con l'ovvia intenzione di cercare l'oro, ma anche con l'idea di
trascorrere due giorni in montagna, giusto per non avere la sola
motivazione "aurifera" e magari tornare poi a casa delusi e a
mani vuote.
Arrivati lì
verso le ore 10:30 ci fermiamo davanti alla Casa Alpina la Ciamusira
per dare un occhiata alla montagna con relativa discarica e anche ai
vicini torrenti Evancon e Messuere; facciamo un paio di foto e una volta
visto lo spettacolo tanto atteso ripartiamo per andare verso il campeggio
nel vicino paese di Extrepieraz, dove piazziamo la tenda e mangiamo un
boccone per poi tornare subito a fare un giro sul pietrame della discarica.
Dopo
che abbiamo parcheggiato la macchina ci incamminiamo per il sentiero che porta alla suddetta
discarica: il materiale che vi troviamo è tantissimo, per la maggior
parte sterile e iniziamo a perlustrarla in lungo e in largo per
cercare della quarzite da poter spaccare con la mazzetta nella speranza di veder brillare
un puntino d'oro.
Un paio d'ore
di ricerca, ma di oro purtroppo non ne abbiamo trovato: in compenso ci
siamo portati via delle belle druse di quarzo e qualche cristallo singolo
che si è staccato dalla matrice.
A questo punto,
visto che il Messuere è secco proviamo a scendere sull' Evancon con
l'attrezzatura da fiume e iniziamo a scavare tra i massi: passiamo il
resto della giornata a lavare sabbia e con immenso piacere mi sono rimaste
sul fondo del piatto due piccolissime pagliuzze.
Si sta facendo
sera, quindi prendiamo armi e bagagli e torniamo in campeggio per cenare e
poi fare una meritata dormita.
Il
giorno seguente, sveglia alle ore 8:00, facciamo colazione e poi partiamo
in direzione la Croix, piccolo paese al di sopra di Brusson da dove parte
il sentiero che porta alle miniere.
Il sentiero è
ben indicato, pulito, e in circa mezz'ora (se non ci fossimo fermati a
fare foto durante il tragitto avremmo raggiunto il posto in minor tempo)
di cammino tra i boschi troviamo il vecchio
compressore; pochi altri metri
e ci troviamo davanti all' ingresso della Speranza 2 dove già si vedono
tracce di recenti lavori sin dall'esterno.
Uno sguardo d'intesa,
accendiamo le pile, entriamo in galleria e devo dire che sono rimasto
stupito da quest'ultima perché me la immaginavo decisamente più piccola,
mentre invece ci si sta agevolmente in piedi e ci si può muovere con
disinvoltura.
Si vede
benissimo il filone di quarzo inclinato a 45 gradi sulla destra, potente
una trentina di centimetri, che corre lungo "tutta" la galleria:
dico tutta tra virgolette perché dopo pochi metri dall' ingresso troviamo
il pozzo che collega la Speranza 2 con la Speranza 1 (foto qui a seguire) e non fidandoci delle
travi di legno messe sopra ad esso decidiamo di fermarci li.
Prendiamo
alcuni pezzi di quarzo lungo il filone e li portiamo fuori per procedere
come avevamo fatto in discarica: martelli in mano cominciamo a frantumare
la quarzite, ogni tanto sento Marco che mi dice " E' pirite questa
vero?" e io puntualmente gli rispondo "se trovi l'oro te
ne accorgi da solo". Di pirite in alcuni frammenti ne troviamo
una quantità incredibile, sia cristallizzata in cubi sia come inclusione
insieme alla limonite nelle carie del
quarzo, ma dell' oro, almeno per il
momento, nessuna traccia.
Continuiamo con
l'opera e ad un certo punto sento: "questa però non è pirite
vero?". Sentendo il tono di Marco gli rispondo già con un bel "no
non è pirite!!!" e infatti si poteva notare su uno spigolo della
matrice una piccola lamina d'oro, gialla come il sole e luminosissima; contenti
come non mai continuiamo a tritare quarzite per un po', ma altre sorprese
non ne abbiamo avute.
Si
sta nuovamente facendo sera e a questo punto torniamo felici in tenda.
Il risultato finale dei due giorni trascorsi a Brusson sono: un pezzettino
di oro su quarzo (foto negli approfondimenti a lato pagina), due piccole pagliuzze,
molta fatica, ma anche tanta
esperienza in più per la prossima volta che andremo a farci due meritati
giorni di "riposo" nella magnifica Val d'Ayas.
Erik Fabbro