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Brasile, Serra Pelada

 

 

pubblicazione di Miniere d'Oro(2003) web.tiscali.it/minieredoro(2004) www.minieredoro(2006 / 2023)

 

 

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Da un articolo (Gente Viaggi, 1985) di Luigi Bellavita con foto di Peter Frey, sulla miniera dell’amazzonia brasiliana, qui adattato secondo le esigenze del sito.

   
 

Il Garimpo della Serra Pelada.

   
     

Pagina che ho preparato insieme a G. Cazzulani.

 
     
 

Nella regione di Carajas, in Amazzonia, é scoppiata la febbre dell ’oro, un ’ "epidemia della speranza" proprio come in California a fine secolo. Ma, a differenza della corsa all'oro americana ormai avvolta da un alone mitico che ne ha cancellato tutta la durezza, qui, nel cuore del Brasile, la realtà é impastata di violenza, di fatica, di miseria. Serra Pelada, la collina dei primi ritrovamenti, é stata trasformata in un enorme cratere dove migliaia di uomini scavano con attrezzi rudimentali o addirittura a mani nude, trasportano a spalle i sacchi di terra, lavano chili e chili di terriccio alla ricerca delle preziose pepite. E attorno a questa umanità di disperati si affolla tutta una fauna di profittatori, di mercanti d’armi e di alcool, di prostitute, di avventurieri decisa a sottrarre ai cercatori parte del loro bottino.

Serra Pelada è un nome che passerà alla storia. Già ora è un mito. Fra poco, quando il Brasile sarà tra i più grandi produttori di oro del mondo, sarà forse il simbolo di un inizio. O forse sarà dimenticato, come certi villaggi della corsa all’oro degli Stati Uniti, ora abbandonati e disabitati, di cui si e perso il nome e la memoria. Qui nella selva amazzonica, nella sua immensa foresta pluviale, nel greto fangoso di quei fiumi limacciosi e resi alquanto maleodoranti dalla locale vegetazione putrefatta, nello scudo di pietra dura e compatta, inviolato per milioni di anni si nasconde una luce che dà la febbre, che ha spinto gli uomini nei secoli a gesti estremi, a delitti efferati, che ha portato alla caduta di imperi secolari: l’oro. Come accadde in California, in Australia e in Sud Africa e negli ultimi due decenni dell’800 in Alaska, nel Klondike, la febbre dell’oro sta contagiando il Brasile. Se qui non c’é Charlot nella capanna gelata in bilico sul precipizio, se non ci sono i 40° sotto zero ma i 45° sopra e una umidità d’acquario, c’e la stessa capanna, marcia, c’é la stessa fame ( per molti) e la fortuna ( per pochi).

L’Eldorado dunque esiste. Dopo la morte di tanti disperati, di milioni di indios che hanno pagato caro il sogno che sembrava folle dei conquistadores, finalmente il regno dell’oro è stato svelato. Aveva ragione il feroce Lope de Aguirre: l’Eldorado era da qualche parte, non si sapeva dove, ma c’era. La perfidia dello spagnolo, al contrario di quanto accadde ad altri nella storia, non fu premiata. Il "furore di Dio" morì, solo, nella giungla. La foresta conservò il suo segreto per secoli ancora. Sembra quasi uno scherzo del destino: se Lope de Aguirre avesse trovato l’oro sarebbe diventato il fondatore di una rispettabile dinastia e la storia del continente americano e certo del mondo avrebbe preso un’altra direzione. Basta pensare che grazie a questi scavi il Brasile é ora il quarto produttore di oro del mondo. Senza che i filoni siano sfruttati con mezzi moderni. In più si é scoperto che una vena d’oro attraversa il Paese dallo Stato di Rondonia a ovest, verso la Bolivia, alla costa atlantica e un’altra corre a nord del Rio delle Amazzoni, sembra per migliaia di chilometri.

I protagonisti di questa storia sono la " schiuma" della terra. Sono miserabili, falliti, disoccupati, affamati, che hanno abbandonato la loro casa, la carestia, la siccità, la miseria, la fame, la famiglia. Ma anche speculatori pronti a investire a usura ambigui risparmi, studenti inquieti ai quali il futuro riserva un avvenire vago e senza prospettive, ex militari ed ex torturatori abituati a "gestire" gli altri, ai quali la conversione democratica sta togliendo il mestiere; commercianti di ogni tipo, pronti a vendere i beni più indispensabili a prezzi da mercato nero. E poi, battellieri, aero-taxisti (i veri principi della giungla), ruffiani, ma anche artigiani, barbieri, sarti, meccanici, falegnami... insomma tutta la fauna di esseri contrastanti che si trovano a coesistere, gomito a gomito nel big bang delle società in formazione.

Il garimpo è il luogo dove viene estratto l’oro, lo scavo amazzonico. Il garimpeiro é il cercatore d’oro. Ogni luogo può rivelarsi da un momento all’altro un garimpo, come in ogni uomo può spuntare da un momento all’altro il garimpeiro. La febbre contagia tutti, direttamente o indirettamente. Nel garimpo di Serra Pelada i cercatori ci sono arrivati per uno scherzo. O così almeno si racconta nelle osterie. Lo scherzo di uno che nel febbraio del 1980 volle dirottare con l’inganno dal greto del Rio Grota Rica i garimpeiros verso una meta più lontana e buttarsi lui sullo sfruttamento del fiume. La beffa gli si è ritorta contro: nel fiume non c’era un grammo d’oro. La Serra Pelada, questo cranio calvo che sporge per poche decine di metri dalla selva, al 5° di latitudine sud, nei pressi dell’equatore, non lontano da Maraba, fu così aggredito da un esercito di cavallette. E si rivelò la grotta del tesoro.

Serra Pelada era alta 300 m, ora é stata quasi spianata ed é diventata, come l’inferno dantesco, un imbuto percorso da strettissimi e pericolosissimi sentieri e letteralmente foderato di scalette di legno a pioli, percorsi incessantemente da uomini stracciati le cui schiene e gambe si spezzano sotto il peso di ceste piene di terra.

La "lotteria", come viene chiamato il caso o la fortuna, premia un giorno uno, un giorno l’altro, con la sublime indifferenza degli dei. Dopo la scoperta, la collina fu divisa in appezzamenti detti barrancons; ogni garimpeiro aveva diritto a un barranco di 10 metri per 10, profondo fino al centro della terra, fino almeno dove poteva arrivare con le sue sole braccia, come vuole la legge mineraria brasiliana che regola il garimpo. Buchi, o colonne come parallelepipedi cavi si produssero là dove più veloce era lo scavo. Più garimpeiros arrivavano, più la superficie di base dei barrancos diventava esigua. Ogni garimpeiro finì per avere uno spazio non più grande di una cella, 2 metri per 3. E ognuno poco lontano si costruiva la sua capanna con il tetto coperto di un foglio di plastica, con la sorgente di acqua artificiale per lavare la terra, una rudimentale cucina, un terreno su cui dormire. Ogni barranco finisce per essere lavorato da più uomini: se nessuno può fidarsi degli altri, nessuno tuttavia può farcela da solo. Come controllare infatti che, mentre trasporti via la terra scavata, qualcuno non scavi nel tuo terreno? Oppure, come assicurarti che il tuo socio che sta lavando la terra non si metta in tasca la pepita mentre tu controlli che nessuno invada il tuo territorio? CONTINUA.

 

 

 

 

 

 

 

 

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Serra Pelada, continua