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Storia mineraria

 

 

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VAL MARMAZZA IL SUO ORO NELLA SUA STORIA MINERARIA.

 

Testo originario di A. Reggiani, per gentile concessione del collezionista bibliografico G.D.L. e adattato alle esigenze del sito da Zapp.G  

 

Non si hanno notizie certe sull'inizio dello sfruttamento di minerali auriferi e relative miniere d'oro della Valle Marmazza. Certo le prime ricerche e coltivazioni datano da secoli. E' noto però che nel principio di due secoli fa, paesani dei comuni di Rumianca e Formarco (adesso Pieve Vergonte) avevano aperto nella Valle della Marmazza varie gallerie seguendo gli affioramenti nella zona che si estende fra la località Alpe Tagliata, a 1200 metri circa s.l.m. e la località Ora (450 m. circa s.l.m.). Da queste estraevano appunto quarzo aurifero con Pirite, Calcopirite, Galena, Blenda: detto minerale, dopo esser stato accuratamente cernito, veniva ridotto a pezzettini e quindi macinato in uno dei numerosissimi piccoli mulini detti "arastras" (chiamati anche molini piemontesi) distribuiti nella Valle, i quali lavoravano per "via umida" con il Mercurio ed erano capaci di trattare giornalmente una quarantina di Kg. di minerale ciascuno.

La società Inglese THE PESTARENA GOLD MINING, la quale già sfruttava in Valle Anzasca le miniere d'oro del gruppo di Pestarena, fece acquisto, verso il 1860, della Tagliata n°2, la cui concessione era a quei tempi della famiglia Pirazzi Maffiola di Piedimulera, che già si era prodigata nella realizzazione di alcune gallerie che seguivano un maestoso affioramento di quarzo con solfuri presso l'alpe Funtan alla quota di circa 800/850 m. (slm). Detta concessione si rivelò in breve tempo il centro della mineralizzazione della Valle Marmazza. Gli inglesi, proseguendo i lavori sul filone Val Toppa, ebbero la fortuna d'incontrare, ad un centinaio di metri all'interno, un forte arricchimento di minerale, nonché di accertare una maggior potenza del filone che, in certi punti, superava i tre metri di larghezza, formando poi a tratti importanti ramificazioni. Oltre il filone principale, come si può rilevare dai piani di miniera, la società Pestarena poté sfruttare la "massa Roberts" (detta anche "filone Piatti" per la sua conformazione), il filone Ovest, il filone Marmo Rosso e il filone Est. Successivamente, spingendo le ricerche verso Est venne a riconoscere un altro filone detto "Piciocca".

Lavorando con varia attività per un trentennio circa e cioé fino al 1894 è da ritenere che la società Inglese abbia estratto circa 100.000 tonnellate di minerale ad un tenore medio di 25 grammi per tonnellata.

Il minerale che dapprima veniva fatto scendere al piano con slitte, veniva in seguito inviato, con apposita teleferica, a Piedimulera, sulla sponda destra dell'Anza, dove veniva macinato a mezzo di frantoio, seguito da piloni e raffinato poi ed amalgamato in grossi molini "arastras" di pietra capaci ciascuno di contenere circa 800 Kg. di minerale.

La miniera di Cropino fu lavorata fino al 1895 da gente del posto che la cedette in quell'anno alla società francese "Miniere di Cropino". Questa vi lavorò fino al 1901 dopo aver abbattuto 10.000 tonnellate trattate per amalgamazione in apposito stabilimento presso Pieve Vergonte all'uscita della Marmazza sul piano. La macinazione veniva effettuata a mezzo di frantoio seguita da molino a palle Krupp, con amalgamazione dapprima nei soliti molini "arastras" da 800 Kg. ciascuno (in 24 ore) e poi con amalgamazione nel molino Huntington seguito da placche di rame amalgamate. Da notare che la coltivazione si limitò alla parte alta del filone.

Sia nella concessione del Cropino sia in quelle denominate Tagliata n°1, n°2, n°3, Ora, Fontanelle formanti il gruppo della Val Toppa, esistono parecchi altri filoni o zone nelle quali i lavori furono solamente parziali: fra questi ad esempio un piccolo filone di quarzo pochissimo mineralizzato, ma ricco in oro ed il quale ha un tenore che varia da 20 a 180 grammi per tonnellata: anche qui sono state aperte alcune gallerie (che tra l'altro diedero buoni risultati). Di quest'ultimo, come anche di molti altri é anche ben visibile il suo affioramento in molti punti.

 

In conclusione si presume che il complesso aurifero della valle Marmazza abbia dato finora scarsa parte dell'oro che rinchiude.

 

 

 

 

 

 

 

 

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