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Museo del Malcantone

 

 

pubblicazione di Miniere d'Oro(2003) web.tiscali.it/minieredoro(2004) www.minieredoro(2006 / 2023)

 

 

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NOTA DI  Il Museo del Malcantone (si trova a Curio, poco distante da Lugano) e sua relativa associazione hanno origini sostanzialmente recenti (1985) e sono stati costituiti con lo scopo di salvaguardare e documentare quanto più possibile il patrimonio storico riguardante l'omonima regione: un patrimonio del quale si perderebbero altrimenti inevitabilmente tracce col passare del tempo. Nel 2012 sono stato contattato dal medesimo per informarmi che tra le tematiche trattate da questi figura anche l’estrazione del materiale aurifero annesso alle diverse miniere d'oro (e non solo d'oro) sparse nel comprensorio. Per gli interessati segnalo dunque il contesto più che volentieri, riportando inoltre qui a seguire alcune note storiche che per la circostanza mi sono state messe gentilmente a disposizione dal Museo stesso.

 

Museo del Malcantone in Svizzera.

 

 
 
 

Scheda in collaborazione col Museo del Malcantone.

 
 
 

1) L' ing. Vinasco Baglioni e i suoi interventi minerari.

La storia delle miniere malcantonesi è strettamente legata al personaggio Vinasco Baglioni, promotore intraprendente ma anche sfortunato. Quella che segue è una panoramica su di lui e sul suo operato.

 
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Nasce nel 1819 a Pisogne (Brescia).

 

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Miniera alle Bolle. Durante il trattamento del minerale (solfuri auriferi) di questo giacimento, specialmente nella fase di arrostimento si liberavano anidride "arseniosa" e anidride solforosa, che sono composti velenosi e assai dannosi sia all'uomo sia all'ambiente.

Per attenuare queste immissioni il Baglioni fece costruire un lungo camino di circa. 60 metri con diverse camere dove veniva fatta entrare dell'acqua in modo che questa, cadendo a pioggia, permettesse la precipitazione di una gran parte dell`arsenico e dello zolfo.

 

bulletEsperienza mineraria in Messico (in data da definire).

 

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1852. Attivo a Gondo, miniere della valle di Zwischenbergen. Ancora oggi c'è una miniera che porta il nome di " Galleria Vinasque ". Qui attacca anche il filone Camusetta che per ragioni sconosciute abbandona. Solo più tardi, nel 1894, questo filone ripreso dai Maffiola, risulterà essere il più ricco di tutta la zona.

 

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1855. Il Conte dal Verme incarica il Baglioni di dirigere le operazioni di Astano.

 
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1856, 20 marzo. Costituzione della Società miniere di Astano. Baglioni inizia le gallerie Costa e Bolle e scava diverse trincee di sondaggio (a cielo aperto) sulla piana di Astano.

 
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1857. Abita a Casoro di Barbengo, presso l'avvocato Antonio Maselli. In seguito si trasferirà a Sessa e quindi alla Ressiga di Monteggio.

 
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1858. L' 8 gennaio rileva una concessione da Marco Botarlini ad Aranno ed il 21 giugno ne rileva un'altra, in questo caso da Deregibus e Zappella, a Croglio.

L'ingegnere Giuseppe Devincenti di Castelrotto elabora due mappe dei comprensori malcantonesi dove il Baglioni "intende esplorar miniere" e una della zona di Astano e Sessa, all'interno della quale "gode della privativa per farvi lo studio dell'oro".

 
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1861. Ottiene una concessione per sfruttare la miniera di scisti bituminosi a Meride, ma non ne inizia i lavori. Il 21 febbraio viene inaugurata la fonderia di Molinazzo di Monteggio.

 

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1865. Ottiene una concessione per lo sfruttamento di tutti i minerali in Val Schons (GR). I minerali alpini molto probabilmente non gli interessavano, però all'Alp Taspin c'è un filone di galena, pirite, blenda e calcopirite.

 

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1869. Fallimento della Società miniere di Astano. Fabbricati e macchinari vanno all'asta.

 

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1873 20 gennaio. Il governo accetta la domanda del Conte dal Verme di riacquistare concessioni e impianti.

 

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1874. Incidente mortale ai minatori De Marchi e Summermatter.

 

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1876. Baglioni assume in proprio la gestione delle miniere di Astano. Pietro Delmenico da Novaggio gli cede le concessioni di Miglieglia e Novaggio. Deve essere domiciliato a Molinazzo di Monteggio.

 

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1878, 16 ottobre. Riceve la concessione per sfruttare la miniera di Miglieglia.

 

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1881. La concessione dello sfruttamento al giac. di Astano passa a Nicolas Lescanne-Perdoux di Parigi.

 

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1883. Vinasco Baglioni muore nella sua casa di Molinazzo.

 

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1884 La miniera di Miglieglia Camareé viene definitivamente abbandonata.

 

ENTRATA MINIERA DI SESSA

Ingresso della miniera di Sessa.             (per gent. conc. Museo del Malcantone)

(vedine qui la mappa essenziale)

 

2) Breve descrizione sul processo sequenziale di lavorazione dell'utile ai tempi della Mines de Costano S.A. (1933- 1944).

 

   1. Estrazione del minerale in miniera

  2. Separazione del minerale dalla roccia

  3. Prima frantumazione grossolana

  4. Seconda frantumazione fine. Avveniva in un mulino a palle.

  5. Separazione dello sterile restante e minerali leggeri mediante flottazione. 

Le polveri venivano immesse in bacini con tanta acqua. Si procedeva all'agitazione meccanica e si soffiava dell'aria compressa nelle vasche. All'acqua venivano inoltre aggiunte sostanze schiumose atte a trattenere le parti leggere da eliminare con i minerali più pesanti.

  6. Il trattamento finale di questo concentrato, cioè la cosiddetta fusione 

differenziata, avveniva in Belgio.

 

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Aggiungo (Z.G.) qui a seguire un breve articolo

della red, di Lugano, anno 2017:

 

LUGANO - C'è l'oro nelle Alpi. C'è oro che da millenni viene trasportato a valle dai corsi d'acqua e dai ghiacciai. Anche in Ticino ci sono denominazioni di luoghi, paesi e fiumi che parlano di questa ricchezza e, di conseguenza, ci sono sempre state persone che ogni tanto vanno a caccia, con pazienza e tenacia, delle pagliuzze auree trascinate dalla corrente e nascoste in mezzo alle sabbie alluvionali.

Questa pratica può però anche entrare in conflitto con l'ambiente? A sollevare la questione, alla recente assemblea della Società La Ceresiana, è stato un pescatore di lunga data e da sempre frequentatore del torrente Lisora (una denominazione che la dice lunga) che da Astano scende verso la Tresa passando dal villaggio di Sessa, noto per le sue miniere aurifere che oggi si vorrebbero riaprire a scopi turistici.

La presenza del metallo prezioso, anche se sicuramente non in grandi quantità, e soprattutto la vicinanza con antichi filoni auriferi, fa sì che il torrentello malcantonese sia spesso meta di cercatori e non si sa se in possesso o meno dell'autorizzazione rilasciata dal Museo di storia naturale. Il problema è che la loro attività potrebbe seriamente disturbare la fauna ittica e in particolare i siti di riproduzione.

 

 

 

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