NOTA
DI Il Museo del Malcantone (si trova a Curio, poco distante
da Lugano) e sua relativa associazione hanno
origini sostanzialmente
recenti (1985) e sono stati costituiti con lo scopo di salvaguardare e
documentare quanto più possibile il patrimonio storico riguardante
l'omonima regione: un patrimonio del quale si perderebbero altrimenti
inevitabilmente tracce col passare del tempo. Nel 2012 sono stato
contattato dal medesimo per informarmi che tra le tematiche trattate da
questi figura anche l’estrazione del materiale aurifero annesso
alle diverse miniere d'oro (e non solo d'oro) sparse nel comprensorio. Per gli
interessati segnalo dunque il contesto più che volentieri, riportando
inoltre qui a seguire alcune note storiche che per la circostanza mi sono
state messe gentilmente a disposizione dal Museo stesso.
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Scheda in
collaborazione col Museo del Malcantone.
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1) L' ing. Vinasco
Baglioni e i suoi interventi minerari.
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La storia delle miniere malcantonesi è strettamente
legata al personaggio Vinasco Baglioni, promotore intraprendente ma anche
sfortunato. Quella che segue è una panoramica su di lui e sul suo
operato. |
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Nasce nel 1819 a Pisogne (Brescia). |
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Miniera alle Bolle.
Durante il trattamento del minerale (solfuri
auriferi) di questo giacimento, specialmente nella fase di
arrostimento si
liberavano anidride "arseniosa" e anidride solforosa, che sono composti
velenosi e assai dannosi sia all'uomo sia all'ambiente.
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Per attenuare queste immissioni il
Baglioni fece costruire un lungo camino di circa. 60 metri con diverse camere dove
veniva fatta entrare dell'acqua in modo che questa, cadendo a pioggia,
permettesse la precipitazione di una gran parte dell`arsenico e dello
zolfo. |
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| Esperienza mineraria in Messico (in data da definire). |
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1852. Attivo a
Gondo, miniere della valle di Zwischenbergen.
Ancora oggi c'è una miniera che porta il nome di " Galleria Vinasque
". Qui attacca anche il
filone Camusetta che per ragioni sconosciute abbandona. Solo più tardi, nel 1894,
questo filone
ripreso dai Maffiola, risulterà essere il più ricco di tutta la zona.
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1855. Il Conte dal Verme incarica il Baglioni di dirigere
le operazioni di Astano.
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1856, 20 marzo.
Costituzione della Società miniere di Astano. Baglioni inizia le
gallerie Costa e Bolle e scava diverse trincee di sondaggio (a cielo
aperto) sulla piana di Astano.
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1857. Abita a Casoro di
Barbengo, presso l'avvocato Antonio Maselli. In seguito si trasferirà a Sessa e quindi alla Ressiga di
Monteggio.
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| 1858. L' 8
gennaio rileva una concessione da Marco Botarlini
ad Aranno ed il 21 giugno ne rileva un'altra, in questo caso da Deregibus e
Zappella, a Croglio.
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L'ingegnere
Giuseppe Devincenti di Castelrotto elabora due mappe dei comprensori malcantonesi dove il
Baglioni "intende esplorar miniere" e una della zona di Astano e Sessa, all'interno della quale
"gode della privativa per farvi lo studio dell'oro".
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| 1861. Ottiene una concessione per sfruttare la miniera di
scisti bituminosi a Meride, ma non ne inizia i lavori. Il 21 febbraio
viene inaugurata la fonderia di
Molinazzo di Monteggio.
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1865. Ottiene una concessione per lo sfruttamento di tutti
i minerali in Val Schons (GR). I minerali alpini molto probabilmente non gli interessavano, però
all'Alp Taspin c'è un filone di galena,
pirite, blenda e
calcopirite. |
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1869. Fallimento della Società miniere di
Astano.
Fabbricati e macchinari vanno all'asta. |
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1873 20
gennaio. Il governo accetta la domanda del Conte
dal Verme di riacquistare concessioni e impianti. |
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1874. Incidente mortale ai minatori De Marchi e
Summermatter. |
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1876. Baglioni assume in proprio la gestione delle miniere
di Astano. Pietro Delmenico da Novaggio gli cede le concessioni di Miglieglia e
Novaggio.
Deve essere domiciliato a Molinazzo di Monteggio. |
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1878, 16
ottobre. Riceve la concessione per sfruttare la
miniera di Miglieglia. |
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1881. La concessione
dello sfruttamento al giac. di Astano passa a
Nicolas Lescanne-Perdoux di Parigi. |
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1883. Vinasco Baglioni muore nella sua casa di
Molinazzo. |
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Ingresso
della miniera di Sessa.
(per gent. conc. Museo
del Malcantone) |
(vedine qui la
mappa essenziale) |
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2)
Breve descrizione sul processo sequenziale di lavorazione dell'utile ai tempi della Mines de
Costano S.A. (1933- 1944).
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1. Estrazione del minerale in miniera |
2.
Separazione del minerale dalla roccia |
3.
Prima frantumazione grossolana |
4. Seconda frantumazione fine. Avveniva in un mulino a
palle. |
5. Separazione dello sterile restante e minerali leggeri
mediante flottazione. |
Le polveri venivano
immesse in bacini con tanta acqua. Si procedeva all'agitazione meccanica e si soffiava
dell'aria compressa nelle vasche. All'acqua venivano inoltre
aggiunte sostanze schiumose atte a trattenere le parti leggere da eliminare con i minerali
più pesanti. |
6. Il trattamento finale di questo concentrato,
cioè la cosiddetta fusione |
differenziata,
avveniva in Belgio. |
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Aggiungo (Z.G.)
qui a seguire un breve articolo
della red, di
Lugano, anno 2017:
LUGANO - C'è
l'oro nelle Alpi. C'è oro che da millenni viene trasportato a valle dai
corsi d'acqua e dai ghiacciai. Anche in Ticino ci sono denominazioni di
luoghi, paesi e fiumi che parlano di questa ricchezza e, di conseguenza, ci
sono sempre state persone che ogni tanto vanno a caccia, con pazienza e
tenacia, delle pagliuzze auree trascinate dalla corrente e nascoste in mezzo
alle
sabbie alluvionali.
Questa pratica
può però anche entrare in conflitto con l'ambiente? A sollevare la
questione, alla recente assemblea della Società La Ceresiana, è stato un
pescatore di lunga data e da sempre frequentatore del torrente Lisora (una
denominazione che la dice lunga) che da Astano scende verso la Tresa
passando dal villaggio di Sessa, noto per le sue miniere aurifere che oggi
si vorrebbero riaprire a scopi turistici.
La presenza del
metallo prezioso, anche se sicuramente non in grandi quantità, e soprattutto
la vicinanza con antichi filoni auriferi, fa sì che il torrentello
malcantonese sia spesso meta di cercatori e non si sa se in possesso o meno
dell'autorizzazione rilasciata dal Museo di storia naturale. Il problema è
che la loro attività potrebbe seriamente disturbare la fauna ittica
e in particolare i siti di riproduzione.
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