Tralasciando i primordi che vedono ad es. l'uso della Selce
come strumento da taglio e concentrando invece
l'attenzione su tempi "più accessibili per quanto assai
remoti", al lato pratico i minerali di più facile impiego si
rivelarono indiscutibilmente i metalli e cioè l'Oro, l'Argento e il Rame,
quest'ultimo già noto in Toscana sin dalla Preistoria. Un passo tecnicamente fondamentale avvenne
poi quando si scoprì
che da alcune masse terrose o granulari di particolare colore si poteva
ricavare per fusione altro metallo analogamente lavorabile; sto parlando, in questo caso, del ferro ricavabile da Limonite
"terrosa" o dello Stagno ricavato da un minerale
"insignificante" quale la Cassiterite. Per quanto riguarda i
tempi antichi si hanno scarse e frammentarie notizie e l'autore di spicco
al proposito è senz'altro Plinio il Vecchio, che con la sua monumentale
"Naturalis Historia" proporrà materiale da cui attingeranno
tutti gli autori a seguire fino al 1500, periodo a scandire in cui si
formerà una frattura etica che durerà per tutto il Medioevo. In pratica
si formarono a quei tempi due diverse tipologie di approccio all'
argomento: da un lato le persone che senza reale conoscenza
favoleggiavano di virtù mediche o addirittura magiche di determinate
pietre mettendo il tutto anche per iscritto e dall'atro lato, invece, i
cosiddetti pratici come i minatori e relativi addetti all'estrazione i
quali erano "digiuni di lettere" e si preoccupavano solamente
della produzione, senza curarsi di
documentare le loro riflessioni sulla materia, anzi forse tacendole con
intenzione per via della concorrenza economica. Questo stato di cose durò
fino agli inizi del 1500 e le figure qui riportate, i cui originali furono
disegnati solamente a qualche decina d'anni l'uno dall'altro, mostrano per
l'appunto i due differenti concetti che a quei tempi si svilupparono
intorno all'argomento "minerali": in quella superiore (Ortus
Sanitatis, edizione del 1511) si nota il medico o alchimista che
"pesta" le pietre per ottenere composti atti a risolver le più
gravi malattie, mentre in quella a seguire (Li Dicce Libri de la
Pirotechnia, edizione del 1550) sono rappresentati alcuni degli strumenti
che realmente portano a ricavar qualcosa di materialmente utile dai
minerali e cioè un mantice ed un forno di fusione. Di questo confuso
periodo è anche Georgius Agricola (vero nome Georg Bauer), che scrisse il
celebre "De re Metallica". Egli partecipò attivamente alla
lavorazione delle miniere di Boemia e Sassonia e (tanto per ricordare
l'importanza che ebbe questo personaggio nella storia mineralogica) a lui
si deve ad esempio la nomenclatura del termine
"Quarzo".
Nel 1600 la credulità sui poteri
magico-medicamentosi dei minerali
iniziò a perder forza, anche se dal canto suo anche il progresso meramente scientifico
sulla materia non avanzò particolarmente rispetto al periodo precedente. Nel XVII
secolo si cominciano però a costruire delle grandi collezioni di minerali e
questo di lì a poco tornerà utile agli studiosi i quali
troveranno così a loro disposizione molto materiale su cui poter lavorare.