Penso che La miniera in questione costituisca una
sorta di "patrimonio nascosto" che pochi conoscono e che potrebbe
dare nuovo impulso al turismo di Lillianes; a scoprirlo è stato
Guido Jans, geometra di 85 anni in pensione, che si diletta in
ricerche storiche e geografiche. «Da piccolo - racconta - i miei
genitori mi portavano in un luogo, che per me era magico, situato
vicino a un antico ponte ad arco, il ponte di Revers, ed era
caratterizzato da prati fioriti, natura incontaminata e da una
misteriosa galleria della quale non conoscevo l’origine».
Ricordando quel periodo, sono iniziate le ricerche di documentazioni
ecc. che hanno poi portato Jans a scoprire che si tratta di una miniera
d’oro.
Un tratto della galleria
(foto di Flavio Berni)
«Il prezioso metallo è stato cercato nei secoli scorsi
lungo l’asta del torrente Giassit continua Jans - e ancora
adesso nella zona vi è una forte presenza di
quarzo, indicatore
dell’esistenza di vene aurifere». La ricerca informativa ha
indirizzato Jans agli archivi comunali dove è depositata una
delibera del Consiglio comunale datata 4 luglio 1816 in cui il conte
Alexandre Vallaise segnalava la presenza di un giacimento d’oro
nella località Revers, a 1500 metri di quota. «La conseguenza fu
che il conte Vallaise - spiega Jans - richiese e ottenne
l’autorizzazione reale per lo sfruttamento della “mine d’argent
aurifère”. Dopo molte dispute e il susseguirsi di numerosi
imprenditori interessati, i primi lavori ebbero inizio alla fine del
1817». Si ebbero numerose interruzioni dei lavori a causa degli
inverni freddi e nevosi, e il termine di tutte le lavorazioni si ebbe
infine
nel 1826. «Si arrivò allora - dice Jans - all’amara constatazione
che il valore del minerale estratto non era sufficiente a compensare
le spese sostenute. Ciò avvenne dopo l’affissione di un manifesto in
cui si concedeva lo sfruttamento al migliore offerente,
ma la cosa non ebbe seguito perché nessuno si mostrò interessato
e di conseguenza non ci furono nemmeno
concorrenti al merito, quindi si procedette alla definitiva chiusura della
miniera».
All'interno, il suo filone di quarzo (foto di Flavio Berni)
Un punto a caso del filone,
da vicino (foto Flavio Berni)
Ma cosa rimane dei lavori d’un tempo? «Lo scavo è stato
eseguito in viva roccia, molto dura a causa della formazione
quarzifera - continua Jans -. La galleria rimasta è ampia, atta a
consentire il passaggio a piedi, con l’imbocco coperto dalla
vegetazione». L’entrata della galleria si trova a circa 70 metri dal
ponte Revers, sul versante idrografico sinistro del torrente Giassit.
Il sentiero di accesso è ancora praticabile per circa 40 metri: la
rimanenza è stata asportata dalle piene del torrente. La galleria si
addentra nella viva roccia con una sezione semicircolare dal
diametro di poco più di 2 metri per una lunghezza di 40 metri. A
metà galleria sussiste un ampio camerone per agevolare il
passaggio dei mezzi d’opera.
In sostanza e per concludere, queste sono informazioni che Jans mi ha confidato a titolo di amicizia affinché io li
divulgassi su siti di
interesse specifico.
Flavio Berni