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Iglesias Porto Flavia

 

 

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Iglesias miniere: Porto Flavia.

 

                                         Descrizione di una mia gita Zapp.G

 

Quando nell'agosto del 2010 trascorsi qualche settimana in Sardegna per le consuete vacanze estive, non mi feci sfuggire l'opportunità di dedicare una giornata all'iglesiente, area in cui se mettessimo per così dire a confronto il volume totale dei suoi vuoti sotterranei (miniere) col volume territoriale generico, in molti suoi anditi risulterebbero più spazi vuoti che pieni...

A dirla tutta mi recai ben volentieri sul posto anche perché sapevo che una volta giunto ad Iglesias non solo avrei potuto usufruire di un vero e proprio esperto minerario locale, ma che, considerando che detto esperto mi è anche parente (da parte di mia moglie), mi sarei dunque trovato in una situazione a dir poco privilegiata. Fui infatti accolto con la ben nota ospitalità tipica sarda: un eccellente pranzo a base di pesce presso la famiglia di Giorgio, fratello dell'esperto (Paolo) che raggiungemmo poi insieme a Porto Flavia, come si era d'accordo.

Paolo ci accompagnò tutti a visitare un interessantissimo sotterraneo scavato non per lo sfruttamento del minerale, bensì con lo scopo di risolvere (migliorare) la logistica dell'esportazione via mare delle enormi quantità di materiale che veniva via via estratto da questo distretto minerario: come già immaginavo, la nostra guida fu generosissima d'informazioni, che ho integrato in questa pagina.

Sostanzialmente, una volta occorreva fare un lungo percorso col minerale prima di poterlo caricare manualmente sulle "bilanciere", apposite barche sui quindici m. circa, che erano in grado di transitare nelle acque non molto profonde del golfo; situazione questa che limitava non poco la velocità dello smercio, sia perché come già detto il minerale veniva caricato manualmente sia per la contenuta capacità delle singole bilanciere.

Questo fino a quando a Cesare Vecelli, qui nella targa commemorativa, venne un'idea che rivoluzionò, e risolse, radicalmente la questione: egli fece scavare una galleria (Porto Flavia) che iniziando da un comune piazzale esterno attraversò un fianco della baia montagnosa sfociando infine sul mare, in un punto dove la scogliera cade verticalmente verso acque sufficientemente profonde per accogliere navi di una certa portata ed al tempo stesso abbastanza calme perché lì protette dalla natura stessa grazie a un paio di faraglioni ed isolotti rocciosi dal nome Pan di Zucchero. Detta galleria se ricordo bene é posizionata a poco meno di trentacinque metri sul livello del mare: è infatti a tale altezza che il sotterraneo si affaccia sul mare e questo perché l'idea di Vecelli  andò ben oltre a quanto detto finora. In pratica sotto all'ultimo tratto della  galleria furono realizzati e distribuiti alcuni vasti e a dir poco profondissimi silos ricavati "solamente" svuotando letteralmente la roccia madre: questi, come ben si può vedere ancora adesso, sono collegati superiormente alla galleria tramite corrispettivi piccoli imbocchi a cascata (oggi protetti da grate sulle quali si può anche camminare) posti praticamente sul camminamento occupando un terzo di  esso. Lì giungeva dunque una sorta di piccolo trenino su binari ed il contenuto dei suoi vagoncini veniva riversato, tramite i corrispettivi imbocchi, in quegli enormi spazi vuoti, quindi il mezzo proseguiva lungo i binari che lì girano quasi subito a semicerchio (si è oramai al pelo della scogliera e c'é anzi un terrazzino che si affaccia su di essa) dirigendosi in direzione opposta  contornando da un lato l'altro fianco dei silos di prima e dall'altro costeggiando l'imbocco di altri, nove in tutto, per poi indirizzarsi verso l'uscita stessa da dov'era entrato.

Paolo, oltre alle tante cose che mi ha gentilmente spiegato, mi ha anche fatto notare che i fianchi dei "serbatoi" non sono tutti identici: chinandosi a sbirciare attraverso le grate (che una volta non c'erano) dei loro imbocchi posti sulla pavimentazione del sotterraneo si nota infatti che talune fiancate sono semplicemente assai ripide, mentre altre sfiorano la verticalità: queste ultime erano destinate ad ospitare il minerale particolarmente magnetizzato (calamina) i cui composti avrebbero altrimenti teso a soffermarsi ed incrostare le pareti, cosa che appunto costrinse più di una volta gli operai ad una saltuaria pulizia "manuale" delle stesse calandosi nei silos (presumo appesi ad una corda).

Continuando la visita, come già detto dopo i silos c'è un terrazzo che si affaccia sul mare a qualche decina di metri di altezza: lì vi sono degli scalini che, seguendoli, portano ad una galleria di ribasso che costeggia tutte le tramogge, poste ovviamente in fondo ai container appena visti da sopra (vedi foto in basso). Quando venivano aperte le tramogge, il minerale che ne usciva cadeva direttamente su di un lungo nastro trasportatore (oggi rimosso) posizionato sotto alle tramogge, il quale scorreva quasi sfiorando le medesime e con pochi metri di tragitto si affacciava sul mare dove il materiale veniva infine caricato sulle navi. 

Queste sono le cose che ho visto durante la gita, e molte altre mi sono state sapientemente descritte da Paolo: con la sua gentilezza e disponibilità mi ha regalato un'esperienza che ricorderò sempre con piacere e ne approfitto qui per ringraziarlo sinceramente di tutto.

Dopo uscimmo e, in macchina, ripresi con calma la via del ritorno: osservando il paesaggio vedevo tracce di scavo un po' in ogni dove: ingressi, discariche minerarie e, soprattutto, degli enormi stabilimenti le cui tinte color ruggine ne rivelavano l'origine ed il ruolo. Ora è tutto fermo, ma fino a pochi decenni or sono doveva esserci un gran daffare e un gran rumore; adesso la vegetazione si sta gradatamente riappropriando del tolto ricoprendo un po' tutto, nuove case e palazzine moderne sono distribuite ovunque, ma quelle enormi costruzioni caratterizzate da scheletriche impalcature in ferro circondate da terrosi piazzali dismessi ove qua e là fanno ancora capolino tracce di rotaie e vagoncini ... beh, con un pizzico di fantasia (non ne serve molta) fanno immaginare quanto dovesse essere a quei tempi diversa la tranquilla vita di città con cui si presenta oggigiorno Iglesias.

 

P.s. La struttura mineraria di cui sopra é oggigiorno adibita a visite guidate: sia la pavimentazione sia i fianchi della galleria sono stati ben ripuliti per una più comoda esplorazione e l'intero contesto reso in condizioni di assoluta sicurezza per i visitatori; pagando un modesto biglietto d'ingresso si potrà così disporre di accompagnatori autorizzati che, oltre a guidare gli interessati, durante la "visita" spiegheranno e descriveranno la storia mineraria di questa situazione.

 

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