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Esperienze fondamentali vissute (dal sottoscritto) e che riporto qui a
seguire perché potrebbero fornire indicazioni utili per trovare oro ai
cercatori ancora alle prime armi (situazione d'altronde nella quale mi
trovavo io stesso quando queste mi capitarono).
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1) DISCARICHE
MINERARIE. Vittorio m'insegnò che era possibile trovare oro anche
nelle discariche minerarie poste all'esterno dei relativi cantieri: non mi riferisco
solo alla ricerca delle pagliuzze
"sciolte" reperibili nel loro terreno, ma piuttosto a campioni
di quarzo con ancora incastonato e ben visibile il prezioso metallo. In
questo tipo di ricerca, per quanto il suo risultato sia ovviamente molto
legato al fattore fortuna perché il materiale che troviamo oggi in
detti cumuli di macerie venne a suo tempo lì riversato e distribuito a caso, ero comunque
solito applicare un "metodo" che si rivelò
fruttuoso più di una volta.
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Esempio di una qualsiasi
(vastissima) discarica mineraria. |
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In sostanza, sin dalle prime volte che iniziai a frugare
tra i detriti notai che il materiale rinvenibile in uno stesso scavo
non era affatto omogeneo e cioè che realizzando un qualsiasi buco (o
trincea) con direzione orizzontale rispetto all'inclinazione delle
macerie (ottenendo così un soddisfacente e ampio fronte) risultava
infatti che detto fronte era visibilmente stratificato: la sua parte
superiore, per capirci quella su cui si camminerebbe, era costituita da
pietre pulite (presumo dalla pioggia) e ben distinte le une dalle altre
per uno spessore di qualche decina di centimetri. Considerai che questo
strato non meritasse particolari attenzioni, soprattutto perché davano
idea di pietre già rimaneggiate o almeno viste pur solo si sfuggita da altri cercatori.
Molto più interessante invece lo strato sottostante: questo si presenta
più sporco, intessuto da piccole radici filiformi e mischiato a terra limonitica
ben pressata tendente a cementificare il tutto. Si tratta
in pratica della " zona" cui io dedicai da sempre tutta la mia attenzione
perché le sue caratteristiche mi fanno pensare (a torto o a ragione,
beninteso) che le sue pietre non sono state oggetto di ricerca da molto
tempo, se non da mai. A titolo di completezza va detto che "l'oro a
vista" sui campioni reperibili in discarica, se questi non sono di
frattura fresca (cioè se non si sono frantumati con l'ultimo impatto)
oltre ad avere talvolta un colore meno splendente rispetto a come lo si
troverebbe alla sua origine sul filone, spesso non mostra le estremità
appuntite e pungenti che gli sono tipiche quando viene distaccato dalla
vena di quarzo: si presenta invece un pochino appiattito o smussato
perché ha subìto inevitabili percussioni rimbalzando qua e la, ... ma
suvvia ... non mi sembra il caso di mettersi a fare i difficili ...!
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Questa
tipologia di ricerca va ovviamente applicata a
riguardo dei depositi di oro
nativo, mentre presso miniere a solfuri
auriferi, salvo eccezioni si rivelerebbe del tutto inutile; in quest'ultimo
caso si può però (accontentandosi) concentrarsi sulle pietre i cui
solfuri (pirite, arsenopirite ecc) siano molto alterati, meglio ancora
se completamente corrosi, perché con una certa dose di fortuna è
possibile individuarne qualcuno la cui "cariatura" abbia messo
in luce i suoi puntini d'oro prima celati dal minerale.
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3) INGRESSI
MINERARI. Molto tempo fa lessi che sovente i filoni di quarzo,
una volta riconosciuti auriferi, venivano sfruttati avviando le gallerie
proprio in corrispondenza di dove già sull'esterno fossero state
individuate a vista delle pagliuzze; decisi da allora di dedicare ogni
tanto qualche
pomeriggio analizzando le volte e gli stretti paraggi di alcuni
ingressi minerari (posso permettermelo perché abito in località piena
di miniere), ed un paio di volte mi è infatti capitata la fortuna d'individuare, in corrispondenza
di questi, piccole ma indiscutibili presenze aurifere e, mettendomi
dunque "al lavoro", me ne tornai a casa tutto contento con
qualche manciata di frammenti di quarzo ricchi di punteggiature d'oro.
Per motivi che è superfluo spiegare, va detto a tale proposito che
(oltre a valere il discorso dell'oro nativo del paragrafo sopra) è bene
effettuare tale ricerca nei confronti di gallerie assai poco
frequentate. |
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2) IN MINIERA. Anche in miniera, oltre classica attività
sul filone come nelle discariche di cui ho già accennato, è possibile trovare oro
già distaccato, per terra ed ancora incorporato in frammenti di quarzo.
Questo tipo di ricerca consente anzi alcune modalità di comportamento
veramente più significative e determinanti rispetto alle discariche,
basti ad es. il solo pensare che se nel materiale esterno ogni sasso è distribuito
casualmente, in miniera invece ogni ritrovamento ha il suo buon motivo
di sussistere. Personalmente sono un po' geloso di questo soggetto (che
tra l'altro portò al nomignolo zappetta gialla), quindi non descriverò le
mie abitudini al merito, però posso garantire che si tratta di
accorgimenti acquisibili da tutti con del semplice buon senso accompagnato da un
minimo di pratica e spirito di inventiva. Ne approfitto piuttosto per ricordare una cosa
della quale già parlai in altra pagina del sito, cioè che quando si effettua ricerca
negli interni è importantissima anche la fonte luminosa che si utilizza
perché ad es. molte torce elettriche ci restituiscono un colore
dell'oro poco attendibile, non veritiero o non evidenziato al meglio.
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3) ORO
ALLUVIONALE. Ovvero una nota
"d'incoraggiamento" a chi deve ancora avviarsi a questo
bellissimo (a mio avviso s'intende) e gratificante hobby.
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Sono passati ormai molti anni da quando l'amico
Giuseppe C. mi volle gentilmente ricambiare per un paio di gite che
condividemmo in miniere situate dalle mie parti, invitandomi per
l'occasione a
trascorrere con lui una giornata di ricerca su una punta del
"suo" Elvo. Si trattò in pratica della mia prima esperienza
vera e propria presso un fiume della pianura e da quel giorno imparai
che, scegliendo una punta valida (meglio ancora se anche nel periodo
dell'anno più indicato, cioè dopo che le acque delle piene primaverili
si siano abbassate ) ... l'oro è lì e si tratta letteralmente solo
di raccoglierlo. Dapprima apparentemente invisibile ai nostri occhi,
basterà fare qualche sondaggio con la batea per riconoscere presto il
suo bel colore giallo ("bel colore giallo" finché bagnato, perché
da asciutto perderà il suo bagliore); a questo punto non resterà altro che cercare di
localizzare punto e profondità migliori per poi piazzare in quei pressi la
canaletta, se se ne dispone, e comunque darsi da fare.
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