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Stando
ai vari testi di A. Stella
(1943) la mineralizzazione di questo distretto minerario é simile un
pò ovunque, anche se alcuni luoghi sono molto più ricchi di altri. L'
Oro é nei filoni di quarzo e lo si può trovare sia
nativo che nei
solfuri, ma é più frequente il primo, cioè libero e si mostra in
pagliuzze e punteggiature solitamente piccolissime ma non
infrequentemente visibili a occhio nudo. In questa zona é anche
presente la
Galena e bisogna
darle molta importanza perché la sua presenza indica
(qui e altrove) qualche probabilità in più di trovare dell'Oro
libero. Stando all'esperienza dei vecchi minatori, questi due minerali
in Val Toppa si fanno volentieri compagnia, soprattutto nel cosiddetto "Cantiere
Ovest". Per quanto riguarda la pirite
aurifera
, é in genere cubica o cubo-ottaedrica. Questi lavori
minerari, che agli inizi resero moltissimo perché gli interessati si
concentrarono sui "brucioni"
, nella loro globalità hanno sfruttato in realtà una
minima percentuale delle possibilità di ricerca che offre la zona,
sopratutto perché si sono concentrati sulla "generosa" Tagliata
n° 2. In effetti, una persona che ebbe stretti e prolungati rapporti con i
principali coltivatori scrisse in una sua relazione la seguente
frase : "si presume che il complesso aurifero giacente in valle
Marmazza abbia dato finora una scarsa parte del metallo nobile (l'oro) che
rinchiude". |
Infine
riporto qui sotto e per esteso un piccolo paragrafo che mi é sembrato
particolarmente interessante nel mentre che leggevo materiale vario per
comporre il modesto estratto di cui sopra:
I
filoni di Val Toppa sono gli unici in zona ad esser stati oggetto di
sostanziale interesse minerario: la loro ganga é quarzosa, per lo più
compatta, con presenza di Pirite (è il solfuro qui prevalente), anche
accompagnata da Pirrotite, Calcopirite e, talvolta, da Arsenopirite; a
tratti si rivela la Galena (associata spesso alla Sfalerite). La Galena é
in questa zona determinante perché é legata alla presenza dell'Oro
nativo. Quest'ultimo si presenta (quando lo si trova...) in pagliuzze e
punteggiature, assai raramente anche in forme dendritiche. Intendiamoci,
si parla pur sempre di misure assai contenute, spesso poco più che
visibili ad occhio nudo e che nulla hanno a che fare ad esempio con la
miniera di Fenilliaz della Val
d'Ayas, dove detto filone in alcuni suoi
punti é talmente ricco in quantità e dimensioni da esser stato definito
"non filone di quarzo aurifero, bensì filone di quarzo e oro".
Merita dunque far presente che anche in Val Toppa c'é
la possibilità di trovare oro nativo, cioè di metallo libero sul quarzo e non
solamente di
oro che si é evidenziato nel tempo grazie alla disgregazione dei solfuri che lo
contenevano.
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La
sua Scheelite |
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Un
altro motivo minieralogico degno di attenzione della zona é dato dalla
presenza di una Scheelite ( lì osservata per la prima volta da tale
Giorgio Spezia) della quale si conoscono pochissimi esemplari e che
risulta certamente interessante per i componenti minori che la
costituiscono. Al riguardo sono state eseguite approfondite analisi da
sicuri esperti nel settore e i risultati che ne conseguirono
evidenziarono che tale Scheelite, tra le altre sue peculiarità,
contiene in assoluto la più alta percentuale di Europio mai
riscontrata in natura in detto minerale ed in ogni caso una delle
più alte percentuali, sempre di Europio, riscontrata in qualunque
specie di minerale: al momento ne risulterebbe leggermente più ricca
forse solamente la Piromorfite della miniera Friedricheggen nel Nassau e
la Mimetite di Caldbeck Fells in Gran Bretagna (1956, quindi salvo aggiornamenti,
naturalmente).
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Detta
Scheelite é di un tipico colore giallo tendente al rosso bruno, con
lucentezza più grassa che vitrea e non é mai in cristalli distinti, ma
in masse compatte che talvolta accennano a piani di sfaldatura che si
risolvono comunque ad una struttura d'insieme spatica.
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Due campioni di
questo minerale furono conservati, al tempo del ritrovamento, presso il Museo
di Mineralogia dell'Università di Torino. |
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